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Rallentare per vivere meglio: che cos’è il downshifting

Rallentare per riprendere contatto con i propri desideri, emozioni e bisogni: ecco come abbracciare la filosofia del downshifting, che inneggia a uno stile di vita in cui "less is more"

Scalare la marcia, rallentare e respirare, cercando di ritrovare se stessi e ascoltando realmente i propri bisogni e desideri. E se necessario, cambiare vita. Sono i principi alla base del downshifting, una filosofia che dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19 hanno abbracciato sempre più persone, soprattutto i rappresentanti dei cosiddetti millennial, trentenni stretti tra lavoro e preoccupazioni per il futuro - economiche, climatiche, personali - che decidono di mettere in cima alle priorità il proprio benessere mentale. 

Il concetto alla base del downshifting è tanto semplice quanto attuale: in un’epoca frenetica, in cui a dominare è il multitasking e le giornate passano davanti a schermi grandi o piccoli, l’obiettivo è rallentare

Fisicamente e psicologicamente, mettendo da parte la brama di accumulare, possedere e controllare abbracciando uno stile di vita più semplice ed essenziale, incentrato sul qui e ora e improntato sulla sostenibilità. L’obiettivo è mettere al centro i valori personali di cui si possono perdere le tracce a causa di stress e ansie.

Dove nasce la filosofia del downshifting

Il termine downshifting è stato coniato nel 1994 dal Trends Research Institute di New York per rispondere all’avvento di un modello di società iper consumista incentrato sul lavoro e finalizzato al guadagno, a sua volta finalizzato alla spesa e al consumo.

Un circolo vizioso che dagli Stati Uniti si è allargato a macchia d’olio in gran parte del mondo, spingendo milioni di persone a scegliere un percorso professionale, e dunque una vita, incentrato esclusivamente sul guadagno e l’accumulo di oggetti.

A questo modello ha iniziato lentamente a opporsene un altro, che nel corso degli anni ha attirato sempre più persone decise a rallentare il ritmo, a vivere più “slow” e a concentrarsi di più su tutto ciò che di bello è a portata di mano gratuitamente o quasi: la natura, la famiglia, gli amici, tanto per fare degli esempi. E la definizione di questa forma mentis, “downshift”, è entrata ufficialmente anche nel dizionario di Oxford, che lo definisce in maniera sintetica

Passare a un lavoro o a uno stile di vita in cui si potrebbe guadagnare meno, ma che mette meno pressione e comporta meno stress

Tracey Smith, l’ideatrice della Downshifting Week

Una delle persone più autorevoli sul tema del downshifting è Tracey Smith, autrice, scrittrice e broadcaster che ha ideato la Downshifting Week, istituita negli Stati Uniti e i Gran Bretagna. Smith ha fatto della necessità di rallentare, e dei benefici che comporta, un suo manifesto, dedicando a questa filosofia libri, incontri, trasmissioni in radio e podcast. 

La settimana dedicata al downshifting è convenzionalmente l’ultima di aprile, coincide con l’arrivo della primavera e spinge le persone che aderiscono ad adottare uno stile di vita più semplice, sostenendo la comunità locale, adottando comportamenti gentili e generosi con il prossimo, spingendo su un approccio biologico all’alimentazione e sul riciclo e invitando in generale a utilizzare il proprio tempo per investire su se stessi e sulla propria famiglia, su ciò che fa stare bene e che davvero appassiona e stimola la creatività migliorando la qualità della vita. 

«Scalare le marce significa rallentare il ritmo, trovare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e di conseguenza accettare di vivere con meno e condurre una vita più semplice, più verde e più felice - spiegano sul sito ufficiale della National Downshifting Week - Il downshifting non riguarda il trasferimento in posti diversi: se vuoi iniziare una vita "completamente" nuova, le migliori possibilità di successo derivano dall’abbracciare alcuni semplici concetti e fare un cambiamento all’interno del proprio mondo, molto prima di guardare al di fuori».

Ma cos’è esattamente il downshifting?

"Rallentare" potrebbe significare qualsiasi cosa, proseguono dall’associazione: dal non fare quell'ora in più di straordinario, perché si vuole tornare a casa e vedere la famiglia, alla decisione più radicale di rinunciare a un lavoro che comporta un tragitto di 3 ore per arrivare in ufficio e accettarne uno più vicino, o lavorare da casa, per avere più tempo a disposizione per se stessi. 

Una delle conseguenze più probabili, e più temute, è quella di guadagnare meno soldi, che si traduce però in un altro pilastro del downshifting: consumare meno

Comprare solo quando è necessario e ciò che è necessario, prediligendo oggetti di seconda mano, cucinare tra le mura di casa usando prodotti di stagione, avere cura di ciò che si possiede per farlo durare a lungo e sfruttare ciò che il mondo offre gratuitamente, come una passeggiata nei boschi o sulla spiaggia, una gita in bicicletta, una giornata al parco

«C'è una frase molto utile da ricordare quando si sta cercando di individuare il proprio "livello di comfort" nel downshift - sottolinea ancora l’associazione - Più soldi spendi, più tempo devi trascorrere a guadagnarli, meno tempo hai da passare con le persone che ami».

I consigli per rallentare

Partendo da questo assunto, l’approccio al downshifting può diventare più che una scelta una necessità, e con l’aiuto dei consigli dell’associazione anche più facile. Eccone alcuni:

1. Analizzare il proprio budget e le proprie finanze: se le proprie finanze sono costantemente fonte di ansia e stress, e se la sensazione è quella di avere materialmente ciò che si desidera e di essere comunque insoddisfatti e infelici, è probabilmente arrivato il momento di cambiare prospettiva. Un’analisi delle proprie finanze per capire ciò che realmente serve, e ciò che invece viene speso per questioni “accessorie”, può aiutare a risistemare le priorità e a vivere più serenamente il rapporto con il denaro. 

2. Tagliare una carta di credito: letteralmente, perché acquista un significato anche simbolico. La carta di credito è legata al concetto di spendere prima e guadagnare poi i soldi per ripagare quanto speso. Tagliarne una può rivelarsi estremamente liberatorio, e ricordare anche il valore del denaro che ormai non viene neppure più maneggiato ma sembra comparire quasi “per magia”.

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3. Donare abiti, giochi o altri oggetti utili in beneficienza o a centri che si occupano di riciclo: in questo modo oltre a fare “decluttering”, a liberarsi cioè di cose che non si usano più, si incentiva il riuso e il riciclo e si fa anche del bene.

4. Tagliare gli oggetti non indispensabili: fare una lista delle spese settimanali può essere utile per individuare quelle voci che corrispondono a oggetti non veramente necessari. E a quel punto si può provare a tagliarne alcune per vedere qual è la sensazione, e come si sta senza, ottenendo anche un risparmio.

5. Prendersi cura del giardino o del terrazzo: se si ha a disposizione uno spazio verde dedicarsi a piantare qualcosa, a curarlo e a vederlo crescere è un ottimo modo per riprendere contatto con tempi più lenti della natura. Avere la possibilità di creare un piccolo orto sarebbe inoltre sostenibile da diversi punti di vista, economico in primis.

6. Cucinare con frutta e verdura di stagione e prodotti locali: andare al supermercato e riempire il carrello di tutto ciò che cii piace è un’abitudine più costosa e dannosa di ciò che si pensi. Non si fa attenzione a ciò che si sta acquistando (e poi mangiando), si finisce per pagare di più ortaggi e frutta disponibili in periodi in cui non si dovrebbero acquistare e si alimenta la filosofia del “tutto e ora”. Un cambio di abitudini in questo senso può comportare grandi miglioramenti a livello mentale, fisico e finanziario.

7. Realizzare doni con le proprie mani: che sia un biglietto di auguri, un piccolo quadro, una sciarpa o qualsiasi altra cosa, ha moltissimi benefici. Sul budget, perché i soldi spesi sono molti meno, sulla creatività, cui si dà libero spazio, sull’ambiente e anche sugli affetti, perché la persona che riceverà il regalo saprà che le è stato dedicato tempo ed energie e che il suo dono è unico. 

8. Passare più tempo all’aria aperta: passeggiate, giri in bicicletta, jogging, ma anche semplicemente ozio all’ombra o in riva al mare. La natura ci offre alcune tra le più preziose e indimenticabili esperienze che spesso si danno per scontate. 

9. Social e technology detox: per una sera a settimana telefoni silenziosi e fuori portata appena si entra dalla porta, televisione spenta, niente computer né tablet. Solo se stessi, i partner o gli amici, per trascorrere qualche ora giocando, chiacchierando o leggendo e ritornare a essere padroni del proprio tempo.

10. Prendersi un giorno di ferie per fare ciò che si vuole e stare con chi si vuole: una delle cose più difficili da fare se si è completamente assorbiti dalla routine lavorativa e da ciò che comporta. Chiedere un giorno libero semplicemente per non fare nulla, per fare ciò che ci piace o per stare con chi amiamo è spesso vissuto come qualcosa di cui vergognarsi o per cui sentirsi in colpa, perché non sono ritenute valide ragioni. La rivoluzione “slow”, però, passa necessariamente anche da qui.

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