Emergenza climatica ed emergenza sanitaria: perché saranno sempre più connesse
Sul sito della World Health Organization si legge che nel mondo il 23% delle morti sono attribuibili a fattori ambientali che contribuiscono a un ampio spettro di malattie e infermità con effetti maggiori su bambini e anziani, fasce vulnerabili della popolazione.
Non più quindi solo scienziati del clima, biologi, attivisti e ragazzi: ora l’ammonimento arriva anche dai medici. Per contrastare la crisi climatica serve un impegno simile a quello per la pandemia da Covid-19
L’allarme è stato lanciato contemporaneamente da più di 200 riviste scientifiche, tra cui il New England Journal, The Lancet e il British Medical Journal, oltre all’Australian Medical Association.
Proprio in occasione della ventiseiesima Conference of Parties delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, conosciuta anche come COP26, i medici australiani hanno scritto una lettera aperta al primo ministro Scott Morrison sottolineando come l'Australia debba aumentare decisamente il suo impegno per l’ambiente in modo da tenere sotto controllo il cambiamento climatico, proteggendo e salvando vite umane.
Purtroppo, i cambiamenti climatici hanno un imponente effetto diretto, indiretto e trasversale sulla nostra qualità di vita e sulla mortalità. Oggi tutti noi sappiamo quanto sia salda la correlazione causa-effetto tra inquinamento dell’aria e malattie respiratorie ma questa non è la sola: infatti, non si può fare a meno di citare il nesso tra l'aumento della temperatura terrestre e le malattie cardiovascolari, l'infertilità e la diffusione di nuovi patogeni tramite vettori (per esempio insetti) che trovano ambienti favorevoli alla loro proliferazione.
Ma questi non sono gli unici pericoli: le alterazioni degli ecosistemi, la distruzione delle foreste, l'antropizzazione delle zone selvagge nascondono un altro grande problema. Quale? Le Zoonosi
Molte delle malattie umane sono infatti Zoonosi, cioè malattie trasmesse dagli animali all’uomo tramite il cosiddetto salto di specie o spillover di parassiti, virus e batteri. È un meccanismo che esiste da millenni ma che il mondo di oggi ha senz’altro aiutato e continua ad alimentare.
Infatti, più il contatto uomo-animale di una specie selvatica (da cui spesso originano i virus) è prolungato e stretto, più è probabile che un virus muti casualmente e diventi capace di infettarci. Tutto ciò è prepotentemente amplificato e aggravato dalla globalizzazione e dal fatto che un individuo che ha contratto un virus nel giro di qualche ora è potenzialmente dall’altra parte del mondo. Lo abbiamo imparato con la pandemia da Covid-19.
La World Health Organization stima che tra il 2030 ed io 2050 il cambiamento climatico provocherà circa 250.000 morti in più all'anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo e che entro il 2030 i costi dei danni diretti alla salute saranno compresi tra i 2 e i 4 miliardi di dollari l’anno.
Tutto ciò senza considerare che molti dei principi attivi dei farmaci derivano proprio dalle piante che accuseranno anch’esse degli effetti del climate change. Un'altra criticità che dovremo affrontare presto.
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie chepossono apparire all'interno di questo contenuto.