Emersioni, la rivista che racconta le storie di chi è vittima di tratta e sfruttamento
«Riconoscersi come vittima di tratta non è così scontato», spiega Gianfranco Della Valle, coordinatore del Numero Verde nazionale antitratta (800 290 290) in un’intervista pubblicata su Emersioni – Storie e percorsi dallo sfruttamento all'autonomia, una rivista digitale gratuita realizzata da quattordici ragazze e ragazzi tra i 18 e i 25 anni con il coordinamento del giornalista Giuliano Battiston.
«Certo, c'è quella che ti chiama dicendo: "io sono sfruttata e il mio sfruttatore mi ha appena picchiato, aiutatemi". In quel caso, si interviene immediatamente. Poi ci sono tutte le sfumature intermedie di chi chiama dicendo di avere un problema dietro il quale si nasconde un'altra cosa. È un lavoro di decifrazione», spiega il “Signor Numero Verde”, uno degli esperti che ha aiutato la redazione di Emersioni a fare luce sui fenomeni del grave sfruttamento e della tratta di esseri umani.
«Mettendo in contatto gli operatori e le operatrici della rete che ogni giorno sostiene persone vulnerabili e discriminate con un gruppo di ragazzi e ragazze interessati a imparare a raccontare tematiche sociali difficili, il progetto Emersioni offre una risposta concreta al bisogno di tradurre la complessità che ci circonda in maniera chiara e accessibile, ma non semplicistica», spiega Federica Vittori, responsabile progetti ed empowerment di cheFare, una delle organizzazioni che hanno promosso la realizzazione della rivista insieme all’organizzazione indipendente di ricerca e trasformazione sociale Codici ricerca e intervento e a Città Metropolitana di Milano.
La complessità di questi temi inizia dalle definizioni, e non riguarda solo chi ne è vittima, ma anche chi non lavora in questo settore. Uno degli errori più comuni, ad esempio, è confondere il lavoro sessuale svolto in maniera autonoma con la tratta, una pratica in cui una persona viene costretta a entrare o a soggiornare in un territorio dove si ritrova a lavorare per dover ripagare un debito con chi l’ha portata lì. Oltre ai fini sessuali, le persone vittime di tratta possono esse sfruttate per motivi lavorativi, per fare accattonaggio, compiere attività illecite o per il prelievo di organi.
Queste sono le cosiddette economie illegali forzate, che coinvolgono sempre una relazione di potere tra chi sfrutta e chi viene sfruttato attraverso l'inganno, la violenza, i ricatti. Il grave sfruttamento è simile alla tratta, ma avviene senza l'elemento della deportazione delle persone da un luogo a un altro contro la loro volontà o con l'inganno
precisa Della Valle. Tratta e sfruttamento sono quindi i due temi centrali intorno ai quali ruotano gli articoli e i materiali di Emersioni, ma sono anche i temi di Derive e Approdi, una rete di enti che si occupa di contrastare questi fenomeni nei territori di Como, Milano, Monza Brianza, Sondrio e Varese.
«Con questa azione del progetto Derive e Approdi desideravamo ‘dare parola’ alle vittime di grave sfruttamento, al sentire dei professionisti, per provare a cambiare le percezioni e la conoscenza di un fenomeno spesso oscuro e controverso», riassume dice Susanna Galli, Direzione Politiche del Lavoro e Welfare P.O. Formazione, Pari opportunità e Terzo settore della Città Metropolitana di Milano.
Emersioni: dallo sfruttamento all’autonomia
Emersioni non è solo il titolo della rivista, ma anche la primissima fase del percorso che porta molte persone a passare da una condizione di sfruttamento all’autonomia.
Nell’emersione gli operatori entrano a contatto con persone in condizione di sfruttamento, nell’accoglienza si lavora invece con persone che hanno scelto di uscire dal circuito di sfruttamento e quindi di accedere a percorsi di emancipazione
spiega Laura Castegnaro, coordinatrice della cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, intervistata per Emersioni da Matteo Mariotto.
Poche pagine prima, un reportage di Federica Pirola descrive il contatto tra un’operatrice, Nadia, responsabile dell’unità di strada Avenida, e due donne entrate nel circuito della tratta per fini sessuali, Clea e Steliana.
Il nostro è un incontro tra persone, non tra ruoli. Non vogliamo offrire loro soluzioni preconfezionate, ma costruire un legame in cui ci sia uno scambio da entrambe le parti, un reciproco riconoscimento. Noi diamo a loro, ma anche loro danno tanto a noi
precisa Nadia nel reportage. A chi ha subito sfruttamento sessuale è anche dedicato un fotoreportage di Anastasia Virgili e Ylenia Rosanna De Luca sulla casa rifugio della Fondazione Somaschi e i tre ritratti di Vivian, Zoila e Paola Massari.
«Vivian è arrivata in Italia nel 2004 dalla Nigeria, ospitata dalla cugina con la promessa di veder realizzato il sogno di ogni immigrato: un lavoro, una stabilità, magari chissà, la possibilità di studiare. Ma a soli 22 anni è costretta a prostituirsi», si legge nel primo ritratto, scritto e illustrato da Celeste Zavarise. Oggi Vivian lavora come mediatrice culturale per la Casa dei Diritti di Milano, dove aiuta altre persone a superare difficoltà simili alle sue.
Anche Zoila, una delle protagoniste del secondo ritratto scritto da Tiziana Ghiuro e Chiara Vigorelli, ha intrapreso un percorso di reinserimento socio-lavorativo insieme a Paola Massari, coordinatrice di Derive e Approdi. «Non tutte le cose arrivano così in fretta. Le cose non sono concluse, ma stanno migliorando», spiega Zoila riferendosi alle difficoltà economiche, sanitarie, psicologiche legate al suo desiderio di diventare anche lei un’operatrice sociosanitaria e di sottoporsi a un trattamento chirurgico di affermazione di genere.
Stare al passo con i nuovi processi di sfruttamento
All’interno di Emersioni trovano spazio anche un’intervista di Giorgio Coletti a Massimo Petrignani, ideatore del gioco People, utilizzato da migranti e operatori per acquisire competenze linguistiche e civiche, e un reportage sui rider a cura di Cristiano Zanin.
I rider svolgono attività legali ma lavorano in condizioni di sfruttamento, non hanno nemmeno un contratto. Non è previsto che ci si possa fermare neanche per un guasto del mezzo di trasporto o per la pioggia, c’è sempre il rischio di essere licenziati
spiega Martina, una delle operatrici della Fondazione Somaschi che si occupa di incontrare in strada e accogliere le persone senza dimora, in condizioni di maltrattamento, di disagio sociale e abitativo, oltre che delle vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo.
«Le persone sulla strada stanno diminuendo ma è evidente che il fenomeno di sfruttamento non si è in nessun modo allentato. Per riuscire a intercettare le persone con maggiori necessità dobbiamo riuscire a stare al passo con i processi di sfruttamento, cercare un contatto continuo ed essere incisive», ricorda Simona Berardi, funzionaria della direzione Welfare e Salute Area Diritti e Inclusione del comune di Milano, intervistata da Bianca Barozzi.
Le persone di cui ci occupiamo sono spesso invisibili ai servizi istituzionali, che le intercettano con difficoltà. La nostra ambizione è di riuscire, con energia e passione, a influenzare la macchina del sistema di welfare di Milano. Ci sono dei bisogni nascosti di cui qualcuno deve farsi carico
conclude la collega Miriam Pasqui, funzionaria del comune di Milano nell’area Diritti e Inclusione e responsabile organizzativa del progetto Derive e Approdi.