La frana di Ischia ci ricorda che è ora di pretendere azioni per l’ambiente
Il Consiglio dei Ministri, che si è riunito domenica 27 novembre 2022, ha parlato chiaro: l’isola di Ischia sarà in stato d’emergenza per un anno e saranno stanziati circa 2 milioni di euro.
Ma riavvolgiamo il nastro…
Alle 5 del mattino del 26 novembre si è staccata una frana dal Monte Epomeo travolgendo una quindicina di abitazioni a Casamicciola Terme, oltre a tutto ciò che ha incontrato lungo il suo percorso.
A poche ore dall’evento, il portavoce dei vigili del fuoco ha riportato a Rainews24: «Ci sono ancora richieste di aiuto ma non notizie di persone in pericolo, per lo più sono bloccate nelle abitazioni. Con le ruspe e gli scavatori stiamo ripristinando la viabilità per aiutare i soccorso».
È chiaro che siamo di fronte all’ennesimo evento che poteva essere evitato. Infatti, sappiamo tutti di vivere in un paese sismicamente molto attivo e geologicamente giovane in cui c’è bisogno di azioni preventive
Basti pensare che di tutte le frane identificate nel continente europeo, il 70% sono a casa nostra e gli scienziati hanno perimetrato 800 frane, sia potenziali che in atto. Al dissesto idrogeologico, si aggiungono per condire l’abusivismo edilizio e i condoni. E a farci le spese, in tutto questo, sono come sempre le persone.
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In pratica, da quanto ha spiegato il geologo Francesco Perduto, Ischia è un’isola vulcanica e in quanto tale la sua superficie è coperta da sedimenti poco consolidati. Così, nel momento in cui si verificano grandi piogge, è molto facile che il terreno ceda. Nella fattispecie, la frana ha portato via anche moltissimi alberi, il che espone al rischio di nuovi eventi franosi e alluvionali.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato e secondo un report di Legambiente in Campania da inizio 2022 i fenomeni climatici avversi sono stati ben 18 di cui 6 nell’ultimo mese
Una prova provata che i fondi per prevenire questi eventi non possono più essere rimandati. In gergo tecnico, anche durante i negoziati mondiali per il clima si è parlato di “adattamento” e “mitigazione”. Per intenderci, si tratta di capire come modificare le infrastrutture per difenderci da un evento climatico avverso e contestualmente rendere meno grave il suo impatto.
Finiamola quindi col dire che è maltempo: si tratta di crisi climatica, come ci ricorda ciò che è successo ad agosto in Toscana, nelle Marche o in Campania più recentemente. Adesso è arrivato il momento di agire.
In futuro ci saranno altri mille di questi eventi, vogliamo arrivarci preparati o vogliamo solo subire?
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.