Gender Equality Index: la vita delle donne in Europa migliora, ma serve la piena parità

La strada verso la completa parità di genere in Italia è ancora in salita. Nonostante decisivi progressi a livello europeo, il nostro Paese non è tra quelli che si distinguono per risultati particolarmente positivi o passi avanti molto importanti e rapidi: a dirlo è l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE) che lo scorso 24 ottobre ha presentato le conclusioni dell’indice sull’uguaglianza di genere. Ecco quali sono i risultati

La buona notizia c’è: la condizione di vita delle donne in Europa nel suo complesso sta migliorando, anzi, nell’ultimo anno ha messo a segno il più grande salto che si sia mai registrato di anno in anno arrivando a un punteggio complessivo di 70,2 su 100 e registrando il miglior punteggio di sempre.

Il tema principale di quest’anno e i risultati raggiunti

L’Indice viene costruito misurando 7 macro-dimensioni: potere, partecipazione al mercato del lavoro, salute, tempo, violenza, educazione e ricchezza. Quest’anno, su un massimo di 100, il punteggio dell’UE è in media 70,2, contro il 68,6 del 2022. Ciononostante, la disparità tra gli Stati membri è significativa: alcuni paesi registrano notevoli miglioramenti, altri una stagnazione o addirittura una perdita di punti. Dall’analisi dell’EIGE emerge innanzitutto che i paesi con i migliori risultati come Svezia, Paesi Bassi e Danimarca continuano a essere in testa all’indice, come hanno fatto per oltre un decennio. Tuttavia i loro progressi si sono stabilizzati, oppure hanno subito un calo di punti, come nel caso di Finlandia e Francia. Ciò dimostra chiaramente che i risultati raggiunti non possono essere dati per scontati, ma anzi hanno bisogno di essere sostenuti da misure per mantenere i progressi.

Come ha sottolineato Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per i Valori e la trasparenza: «Resta ancora molto da fare, per esempio, per porre rimedio al divario retributivo di genere e alla violenza di genere. Su quest’ultimo punto, invito i co-legislatori a raggiungere un accordo costruttivo sulla nostra proposta sulla lotta contro la violenza contro le donne e la violenza domestica, per la sicurezza di tutte le donne e le ragazze».

Il tema centrale dell’edizione aggiornata sull’indice 2023 è la transizione socialmente equa del Green Deal europeo e le sue implicazioni per la parità di genere. Concentrandosi sui diversi effetti del cambiamento climatico su donne e uomini, l’indice evidenzia la necessità di una transizione socialmente equa che tenga conto delle esigenze di persone e gruppi specifici: il mondo è stato colpito da ripetuti shock e crisi multiple.

Ciò che rimane costante è il fatto che quando la crisi colpisce, le donne e le ragazze soffrono in modo sproporzionato.

Le crisi e gli shock minacciano continuamente di creare nuove sfide e di annullare anni di progressi in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere

Intanto, l’ambito dove l’Europa fa meglio è quello della salute: la media comunitaria è di 88,5 punti, ottenuto grazie anche al migliore risultato tra tutti, registrato nel suo sotto-dominio dell’accesso ai servizi (97.3 punti). A livello europeo, rispetto al 2020, l’incremento più alto è quello relativo alla dimensione “tempo” (+3.6 punti totali) che arriva a toccare 68,5 punti. In questo settore l’aumento è stato guidato dai risultati nel sotto dominio “attività di cura” (+9,6 punti), oggi a 78,7 punti. Tuttavia, segnala l’indice, «questo incremento è primariamente dovuto alla minore attività di coinvolgimento delle donne nelle attività di cura non pagate e ai lavori domestici in generale, più che alla maggiore partecipazione degli uomini in tali attività».

Le dimensioni “potere” e "soldi" restano quelle su cui occorre lavorare in modo ancora più mirato: il primo registra le maggior diseguaglianze e nel 2023 l’UE raggiunge mediamente i 59,1 punti. Una situazione simile si presenta anche nell’ambito “soldi” che, sebbene metta a segno 82,6 punti, registra segni di regressione.

La situazione in Italia

Con 68,2 punti su 100, l’Italia si colloca al 13° posto nell’Unione Europea per uguaglianza di genere. Nonostante il suo punteggio attuale sia ancora inferiore di 2 punti rispetto al punteggio dell’UE nel suo insieme, dal 2010 il punteggio dell’Italia è aumentato di 14,9 punti rientrando nei Paesi che l’EIGE definisce “catching up”: ovvero gli stati che mostrano i punteggi più bassi nella media UE ma che stanno facendo i progressi più veloci riducendo il distacco con il resto dell’Europa.

In tema parità di genere il nostro Paese resta sotto la media europea in tutti gli indicatori tranne due: salute e potere, in cui registra rispettivamente 89,2 punti e 62,7 punti

Un dato che tuttavia va letto in comparazione: in cima c’è la Svezia (con 85,1 punti), seguita poi dalle più culturalmente simili Francia (83,8 punti, al secondo posto) e Spagna (terza con 81,1 punti).

Il dominio in cui il nostro Paese resta più arretrato è quello del lavoro, dove raggiunge solo 65 punti: il risultato più basso tra tutti i Paesi considerati

La media europea qui arriva a 73,8, trascinata dai risultati della virtuosa Svezia (84,8 punti), Danimarca (82,1 punti), ma anche di Malta, al terzo poso con 80 punti.

Il rapporto, infine, evidenzia tre aspetti fondamentali. Il primo riguarda il tema dell’assistenza non retribuita, in cui il divario di genere si sta riducendo ma non perché gli uomini si occupino di più del lavoro di cura, semplicemente le donne ne fanno meno.

Il secondo punto si riferisce ai cambiamenti legislativi per ottenere posti di potere economico e politico riservati alle donne: «I cambiamenti legislativi hanno svolto un ruolo significativo nell’aumento della rappresentanza femminile in posizioni di leadership nei consigli di amministrazione delle aziende, e per quanto riguarda la sfera politica sono necessarie azioni più mirate per accelerare i progressi».

L’ultimo punto tocca il mercato del lavoro: nonostante i progressi, il mercato del lavoro rimane segregato tra i sessi oggi come 10 anni fa

La transizione verde e digitale richiede un aggiornamento e una riqualificazione. Le donne rischiano di essere emarginate a causa della loro minore rappresentanza nelle discipline STEM - ovvero scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - e ciò contribuirà ad aumentare il divario di genere nelle opportunità di lavoro.

Lavorare in modo trasversale e sinergico in tutte queste dimensioni, indica l’EIGE, è quello che serve per far sì che l’uguaglianza di genere sia non sono misurabile. Ma fattuale.

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