Gender gap sanitario: perché colmarlo aumenta il Pil e migliora la vita delle donne

Le donne trascorrono più tempo della loro vita in condizioni di salute debilitanti rispetto agli uomini, con la conseguente perdita di 75 milioni di anni di vita all’anno. Affrontare questo divario consentirebbe a un maggior numero di donne di entrare a far parte della forza lavoro e generare 1.000 miliardi di dollari di benefici economici globali entro il 2040. È quanto emerge dal rapporto del World Economic Forum e di McKinsey, Closing the Women’s Health Gap: A $1 Trillion Opportunity to Improve Lives and Economies

Negli ultimi due secoli, l'aspettativa di vita globale è aumentata da 30 anni a 73 anni. Tuttavia, a fare da contraltare, è il dato che riguarda la condizione di salute femminile: le ricerche dimostrano che una donna trascorre in media nove anni in cattive condizioni di salute. Questo influisce sulla sua capacità di essere presente e/o produttiva e riduce il suo potenziale di guadagno. Da cosa deriva questo gap? Dagli stereotipi di genere ancora consolidati nella scienza e nella sanità, per cui la fisiologia maschile continua a rimanere il modello standard. Un approccio che, oltre a essere ingiusto, non conviene: secondo il rapporto McKinsey, se non colmiamo il divario di genere in termini di salute, l’economia globale perderà 1.000 miliardi di dollari l’anno entro il 2040. 

Colmare il gender gap sanitario, i dati spiegano perché

Dall’analisi del World Economic Forum e del McKinsey Health Institute, emerge chiaramente un fatto: le donne, sebbene vivano più a lungo, trascorrono il 25% in più della loro vita rispetto agli uomini in cattive condizioni di salute. La maggior parte degli anni persi per questo motivo (60%) si trova nella fascia 20 - 60 anni, quando le donne hanno maggiori probabilità di lavorare.

Le donne, riporta il report, hanno maggiori probabilità di essere colpite da una condizione specifica tra i 15 e i 50 anni. Altre condizioni si verificano durante tutta la vita delle donne, ma quasi la metà del carico sanitario colpisce le donne durante l'età lavorativa, il che ha spesso un impatto sulla loro capacità di guadagnare e sostenere sé stesse e le loro famiglie.

Le complicazioni della gravidanza possono aumentare il rischio di malattie croniche. Ad esempio, l'ipertensione gestazionale può preludere a un'ipertensione cronica e le donne che hanno avuto il diabete gestazionale hanno un rischio del 50% di sviluppare il diabete di tipo 2 da sette a dieci anni dopo la nascita del bambino. Una buona salute materna aiuta la madre e il bambino, con benefici che vanno oltre la gravidanza e il parto.

La fotografia fornita dallo studio indirizza anche la via da seguire: non si possono fare passi avanti senza una maggiore consapevolezza. Non solo sulla situazione attuale, ma anche sul migliore accesso agli interventi che portano a efficaci risultati. Questo rappresenterebbe un traguardo importante per raggiungere l’equità sanitaria che, specifica lo studio, comprende l'accesso agli interventi e alle opzioni più adatte a ciascun individuo, indipendentemente da sesso, identità sessuale, orientamento sessuale, età, razza, etnia, religione, disabilità, istruzione, livello di reddito o qualsiasi altra caratteristica distintiva.

I benefici economici di una sanità realmente inclusiva

Il divario di genere ha un costo preciso a livello mondiale: colmarlo potrebbe generare un impatto equivalente a quello di 137 milioni di donne che accedono a posizioni a tempo pieno entro il 2040.

Ciò potrebbe potenzialmente far uscire le donne dalla povertà e consentire a un maggior numero di donne di provvedere a sé stesse e alle proprie famiglie. Come si legge nello studio, affrontare le cause di questo gap – che si articola concretamente in una minore efficacia dei trattamenti per le donne, nella peggiore erogazione delle cure e nella mancanza di dati - richiederebbe investimenti sostanziali ma rifletterebbe anche nuove opportunità di mercato.

Qual è la strada da seguire? Il report ne indica tre: ricerca, soprattutto per quanto riguarda la raccolta di dati relativi alle donne); uguaglianza nelle cure e investimenti sulla salute femminile

Dimensioni trasversali e da curare contemporaneamente: dati errati sulla salute delle donne e sulle relative cure, infatti, possono portare a sottostimarne i problemi, influenzando sia i trattamenti che ricevono che il modo in cui le società assegnano le risorse alla salute delle donne.

I finanziamenti ignorano la salute delle donne

In Canada e nel Regno Unito solo il 5,9% dei fondi concessi tra 2009 e il 2020 ha riguardato studi specifici sulle donne o la loro salute. Una condizione comune a tutto il mondo, in cui la ricerca sulla salute femminile è sotto-finanziata. Anche quando ci sono, spesso i finanziamenti ignorano il fatto che alcune patologie possono manifestarsi in modo diverso nelle donne rispetto che negli uomini.

«La salute femminile è un tema complesso, che non riguarda solo le condizioni ginecologiche, come spesso si tende a pensare. Sono da considerare anche patologie comuni, che possono colpire le donne in modo diverso rispetto agli uomini, come le malattie cardiovascolari, o altre che colpiscono le donne molto più degli uomini, come le patologie autoimmuniafferma Valentina Sartori, Partner McKinsey & Company e Affiliated Leader del McKinsey Health Institute -  I dati ci dicono che le donne vivono più a lungo degli uomini, ma trascorrono il 25% in più della loro vita in condizioni debilitanti di salute; questa differenza si concentra nel periodo che va tra i 20 e i 60 anni, gli anni in cui ci si dedica allo studio, al lavoro, si costruisce una famiglia. Si tratta di una situazione diffusa a livello globale, che non riguarda solo una specifica area geografica. Alla base osserviamo due cause principali: la mancanza di medicinali specifici per le donne e la scarsa accessibilità dei sistemi sanitari. Per quanto queste determinanti siano globali, la prima è più significativa nei paesi ad alto reddito, mentre la seconda in quelli a basso e medio reddito. Colmare questi gap non andrebbe solo a vantaggio delle condizioni di vita e salute delle donne, ma permetterebbe loro di contribuire allo sviluppo sociale ed economico del proprio paese». Le differenze pesano. E, a pagarne le conseguenze, sono la vita delle donne e il benessere economico mondiale.

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