Giornata mondiale del Bikini: storia di una rivoluzione che ha cambiato la vita delle donne
A lanciarlo ufficialmente fu un inusuale sarto francese, Louis Réard: secondo i racconti, infatti, il couturier non era un semplice stilista, bensì un ex-ingegnere automobilistico che decise di rilevare l’attività di lingerie inaugurata dalla madre. Ispirato dalle donne sulle spiagge di Saint Tropez, l'inventore del bikini disegnò un modello audace, spezzato e dirompente che, per la prima volta, fece indossare a Michelle Bernardini. Ecco perché il bikini ha segnato una rivoluzione in fatto di corpi e femminilità.
Bikini, storia di una rivoluzione
«Il costume più piccolo al mondo»: è così che, nel 1932, viene commercializzato il primo modello di bikini al mondo. A crearlo è il fashion designer Jacques Heim: l’ombelico è ancora coperto, ma il modello decisamente più stringato rispetto ai tradizionali, insieme alle sue dimensioni ridotte, bastano per suscitare il clamore. Per questo la proposta di Heim, ribattezzata l’Atome, non decollerà: troppo oltraggiosa e indecente, sentenzierà la morale.
Quattordici anni dopo, nel 1946, il sarto francese Louis Réard riprende l’idea e lancia il bikini nel mondo: a ispirarlo sono sempre quelle spiagge di Saint Tropez dove molte donne avevano l’abitudine di arrotolare i propri costumi da bagno il più possibile per garantirsi un’abbronzatura migliore. Suggestionato da questa visione e dall’invenzione di Jacques Heim, Louis Réard decide di spingersi oltre e creare un costume ancora più audace, che scoprisse l’ombelico delle donne.
Nasce così il primo bikini, che deve il nome alle Isole Bikini, dove proprio in quei giorni gli Stati Uniti stavano testando le loro bombe atomiche
Secondo Réard, il paragone non poteva che essere azzeccato: l’introduzione del bikini nella moda femminile dell’epoca, infatti, poteva essere tranquillamente assimilata allo scoppio di una bomba atomica per il clamore che avrebbe destato.
Effettivamente, così andò: la sua invenzione fu accolta con scandali e polemiche, accentuate dal fatto che - per presentare il suo primo bikini al pubblico - Réard scelse una spogliarellista come modella, Michelle Bernardini
Bernardini sfilò a bordo piscina a Parigi, indossando i quattro triangoli con una fantasia che richiamava i quotidiani, perché l’invenzione avrebbe meritato di finire in prima pagina: così, il lancio del bikini decollò definitivamente.
Ombelico scoperto: rivendicare la libertà del corpo femminile
Nonostante il successo pubblico del bikini, nella vita quotidiana delle donne continuava ad essere ancora troppo audace e succinto. Nei primi anni dopo il suo debutto, inoltre, il bikini venne duramente osteggiato dal Vaticano, che lo dichiarò addirittura peccaminoso: bandito ufficialmente da Spagna, Portogallo, Italia, Belgio e Australia, rimase fuori legge anche in molti Stati d’America fino al 1959.
A determinare il punto di svolta furono le attrici e modelle che cominciarono ad avvicinarsi al bikini, sdoganandolo
Tra le prime ci furono Rita Hayworth e Brigitte Bardot - che indossò un bikini sul set del film E Dio creò la Donna - insieme ad altre dive del cinema e dello spettacolo come Marisa Allasio - diretta da Dino Risi - e Lucia Bosé, che vinse Miss Italia 1947 indossando un bikini.
Donne che si appropriavano del loro corpo, senza temere la censura della morale: fu Ursula Andress, la Bond Girl Agente 007 - Licenza di uccidere (1962), a cambiare l’immagine del costume: per la prima volta, il bikini non è indossato da una pin-up, in un concorso di miss, da una starlette che promuove un prodotto, ma da una donna indipendente e sportiva.
Negli anni Sessanta, il bikini diventa il simbolo della rivoluzione sessuale di quegli anni e, nel 1967, il Time scrive che il 65% delle ragazze in spiaggia ormai indossa un bikini
Una storia di scandalo e rivoluzione che ha cambiato la vita delle donne e che rimane viva e autentica:
ancora oggi, infatti, indossare il bikini può essere simbolo di rivendicazione. Del proprio corpo e della propria libertà