Girls night in: l’associazione inglese che protesta contro lo spiking, la droga dello stupro
La campagna Girls night in viene diffusa su Instagram da un gruppo di studenti di Edimburgo e poi rilanciata da circa altre 30 città del Regno Unito per denunciare e richiamare l'attenzione mediatica su un fenomeno preciso: lo spiking.
Con spiking si intende la pratica di sciogliere droghe o altre sostanze in un drink all’insaputa della vittima, con lo scopo di stordirla.
A seguito dell’aumento dei casi di spiking tra settembre e ottobre, Girls night in ha organizzato delle giornate di protesta in cui rimanere a casa e disertare club e locali notturni. L’intento è quello di lanciare un segnale deciso riguardo una problematica sempre più comune e molto grave.
Le varie sostanze utilizzate nello spiking, infatti, corrispondono a quella che nell’immaginario comune è la droga dello stupro: quella, cioè, che lascia in uno stato di incoscienza o semicoscienza e può provocare la perdita di memoria a lungo termine, con il rischio di subire abusi sessuali e non riuscire a ricordarsene
Quando non vengono aggredite sessualmente, le vittime potrebbero essere derubate o ferirsi accidentalmente.
Secondo i dati raccolti dopo le recenti riaperture dei locali nel Regno Unito, la pratica è in drammatico aumento negli ultimi mesi. Come riporta il Consiglio Nazionale della Polizia, tra settembre e ottobre sono stati denunciati e confermati circa 140 casi di spiking di bevande e 24 di needle spiking, e cioè la somministrazione di droghe che vengono iniettate con una siringa: sulle braccia, sulle gambe o sulla schiena.
Nella maggior parte dei casi, le vittime sono donne
Una pratica violenta: i rischi della droga dello stupro
Lo spiking e la sua evoluzione, il needle spiking, sono praticati in luoghi affollati, così da rendere estremamente difficile l’individuazione del colpevole, mentre la persona da stordire è intenta a ballare o è in attesa al bancone. Non solo discoteche, quindi, ma anche pub pieni o feste private.
La violenza è duplice: alla somministrazione della droga, finalizzata all’aggressione, si aggiunge per la maggior parte dei casi la perdita della memoria, che rende le vittime spaesate e confuse, senza punti di riferimento per ricostruire quanto successo.
I sintomi cambiano in base alle sostanze utilizzate, ma di solito hanno effetto entro i 15-30 minuti e possono durare per diverse ore: sono ad esempio perdita delle inibizioni, dell’equilibrio, problemi alla vista, confusione, nausea e vomito o incoscienza
Girls night in: proposta e critiche
In seguito al pericoloso incremento di questa pratica, Girls night in ha protestato chiedendo una maggiore attenzione normativa e una maggiore sicurezza, istituendo alcune date in cui boicottare i locali.
L’iniziativa ha avuto il merito di accendere il dibattito, ma ha ricevuto anche alcune critiche.
Tra le voci in disaccordo troviamo per esempio Mair Howells, fondatrice di @ivebeenspiked, una piattaforma che dà la possibilità alle vittime di condividere storie, reperire informazioni, offrire supporto e chiedere provvedimenti.
Secondo Howells, non è stata rivolta abbastanza attenzione al fatto che lo spiking non avviene solamente nei club ma anche in location private, dove quindi i controlli sarebbero impossibili.
Anche l’invito a non uscire in segno di protesta viene criticato: per l’ennesima volta, secondo Howells:
si invitano le vittime a modificare o limitare i loro comportamenti, senza invece considerare sufficientemente la radice del problema
Una critica simile era stata mossa alla proposta, in Italia, di istituire vagoni treno per sole donne in risposta a numerosi episodi di aggressione: la misura è stata vista come una limitazione della libertà, e non come una garanzia di maggiore sicurezza.
A Howells si aggiunge Helena Conibear, capo esecutivo della Alcohol Education Trust, che chiede di dare il giusto peso alla responsabilità di chi pratica lo spiking a danno di terzi.
Cosa fare per evitare lo spiking
Alcune delle richieste avanzate dall’associazione Girls Night In per evitare lo spiking sono rivolte a pub e club perché prendano precauzioni per prevenire il fenomeno, e in generale incrementare l’educazione a riguardo: una delle soluzioni promosse è la diffusione nei luoghi di interesse di poster informativi, con il duplice intento di far conoscere lo spiking e dare indicazioni per aiutare chi ne è stato vittima. Secondo Helena Conibear:
la misura più importante è sporgere denuncia, e assicurare a chi sceglie di farlo di essere presi sul serio. Ugualmente importante è rendere i test per lo spiking più accessibili
Infatti, le indagini vengono avviate solo quando la denuncia è corredata di un campione di sangue analizzato, costoso e difficile da reperire; per questo, non sono pochi i casi in cui si rinuncia a sporgere denuncia.
Di recente, è stata diffusa una petizione che chiede la perquisizione obbligatoria di chi frequenta le discoteche. La petizione ha raccolto più di 150.000 firme, il che significa che il parlamento dovrà ora prendere in considerazione la questione.
Tuttavia, dal Girls night in di Manchester è partita, in linea con le recenti considerazioni, la richiesta di astenersi dal firmare la petizione, poiché:
un aumento del potere dei controlli per la perquisizione potrebbe avere un impatto negativo su alcune comunità, in particolare per le persone nere
Nonostante alcuni vademecum che su internet insegnerebbero come fare, è difficile riconoscere un cocktail corretto: è improbabile che abbia un aspetto, un odore o un sapore diverso.
Evitare il needle spiking, poi, è ancora più complesso.
Ciò che si è cercato di fare, piuttosto, è stato lanciare un segnale forte nel tentativo di informare e sensibilizzare sempre più persone sul tema e raggiungere questo obiettivo:
offrire alle vittime strumenti per denunciare e difendersi, senza smettere di parlarne