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Donne al timone dell’innovazione: cosa sta accadendo nel mondo delle startup italiane

03-03-2022
In Italia solo il 3% delle imprese è guidato da CEO donne. L’obiettivo europeo del 40% di presenza femminile nei consigli di amministrazione entro il 2025 non sarà raggiunto. Tuttavia, nel mondo delle startup, la loro leadership sta disegnando il futuro dell’innovazione ponendo al centro della propria visione strategica la sostenibilità e l’inclusione

Il Gender Diversity Index 2021 ha rilevato che, in Europa, la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle aziende è ferma al 35%. Meno di un’impresa su 10, ovvero il 7%, è guidata da loro. Nel nostro Paese, la percentuale è addirittura inferiore: solo il 3% delle realtà italiane ha una CEO donna.

Con ogni probabilità, l'obiettivo europeo del 40% di donne nei consigli di amministrazione entro il 2025 non sarà raggiunto

Il mondo delle startup, però, sta delineando un nuovo assetto: le donne vogliono orientare l’innovazione. In questo contesto, la leadership femminile aumenta le probabilità di ricevere investimenti perché più portata ad individuare i bisogni del mercato e a coglierne opportunità di business: lo evidenzia il report Pow(H)er Generation, How to make a difference redatto dall’innovation hub Cariplo Factory.

https://www.instagram.com/p/CZPRyywq3wH/

Identikit delle startup fondate dalle donne

Il campionario di startup analizzate - composto da 110 realtà fondate o gestite da donne -  traccia l’identikit della rappresentanza e dell’influenza femminile all’interno del mondo dell’innovazione in Italia: il 16% delle startup prese in esame nasce da un business familiare dove, alle responsabilità per le decisioni aziendali, si sovrappone la pressione per il coinvolgimento affettivo. Il 74%, poi, delle startup è stata fondata da due o più socie, con una collocazione prevalente nel Nord Italia (64%) e ancora limitata al Sud.

Nel Mezzogiorno incontriamo, tra le altre, ATHENA Green Solutions S.r.l. di Maria Rosaria Plutino, spin-off congiunto dell’Università degli Studi di Messina e del CNR: sviluppa prodotti e tecnologie per la risoluzione di problematiche derivanti da attività ad alto impatto ambientale in linea con i principi dell’economia circolare, con particolare riferimento all’inquinamento marino e costiero

A Cagliari troviamo IntendiMe di Alessandra Farris, soluzione innovativa per la rilevazione dei suoni, realizzata per e con le persone sorde. IntendiMe offre un servizio clienti accessibile con operatori udenti e sordi. Il progetto nasce dall’esperienza personale della fondatrice, in quanto figlia di genitori sordi.

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In Abruzzo, invece, germoglia SwipeLook di Jessica De Nicola, una piattaforma digitale dedicata alla moda e all’abbigliamento personalizzato.

In che settori sono attive le startup guidate da donne?

Due sono i fattori chiave al centro della visione strategica delle startup a leadership femminile: l’impatto ambientale e l’impatto sociale. Nel dettaglio, le realtà che figurano nel report sono attive nell’ambito della circular economy (18%), dell’education e edtech (6%), del food & beverage (2%), del delivery & logistics (2%), dell’entertainment (4%), dell’healthcare (20%), del digital platform (26%), e del fintech (2%).

Il 44% delle startup ha attivato programmi di tutela o riduzione dell'impatto sull'ambiente

Around di Giulia Zanatta, ad esempio, rivoluziona il mondo del packaging del food delivery attraverso la diffusione di contenitori smart riutilizzabili per dar vita a un nuovo lifestyle sostenibile. Una soluzione per ristoratori e clienti finali per salvare il mondo dal packaging monouso.

RECUP di Roberta Zaccarini è un progetto attivo a Milano e Roma che contrasta lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, agendo soprattutto nei mercati scoperti e nel mercato ortofrutticolo all’ingrosso. L’idea è di recuperare e ridistribuire l’invenduto creando cittadinanza attiva e relazioni intergenerazionali e interculturali.

https://www.instagram.com/p/CUdCwsFsntu/

WHATaECO di Caterina Lotti è il primo eCommerce realmente sostenibile, alimentato a energia pulita, che riduce l’impatto dei trasporti e utilizza packaging minimi e plastic-free e promuove un vasto catalogo di prodotti etici e sostenibili.

Atelier Riforma di Elena Ferrero, poi, attraverso una piattaforma di digitalizzazione e catalogazione dei rifiuti tessili, mira a valorizzare tessuti e abbigliamento, costruendo un modello di rigenerazione a basso impatto ambientale.

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L’impatto positivo dei business avviati dal genere femminile non è circoscritto solo all’ambiente, bensì anche alla società.

Come Unobravo di Danila De Stefano, un innovativo servizio di psicologia online che offre supporto psicologico qualificato a chiunque ne abbia bisogno, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. 

This Unique di Elisa Iannello, invece, punta a rendere il ciclo mestruale un’esperienza positiva, normalizzando l’attenzione verso questo argomento e tutelando l’ambiente: i prodotti per la cura del ciclo di This Unique sono compostabili e si degradano in un tempo massimo di 6 mesi dall’utilizzo.

https://www.instagram.com/p/CZWSwkUsq7x/

Smarthink di Lucilla Crosta aiuta le aziende a valutare e sviluppare le competenze dei lavoratori attraverso tecnologie innovative e l’e-learning. Il progetto spazia dalle competenze relazionali, comunicative e di team, a quelle legate allo smart working e al benessere del lavoratore.

Never Give Up di Simona Sinesi e Stefania Sinesi mira a cambiare la narrativa sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione - tra i quali anoressia e bulimia - e supportare gli adolescenti che hanno problemi con cibo, peso e immagine corporea, ad abbattere le barriere e chiedere aiuto.

Quali gli ostacoli per le startup a leadership femminile?

L’86% delle startup coinvolte nello studio è in cerca di un investitore che possa sostenere e finanziare la crescita. Il 40% di loro dichiara di avere difficoltà nel raccogliere capitale. E proprio in relazione alla ricerca di fondi,

emerge che solo il 2% delle realtà ha beneficiato di un finanziamento dedicato all’imprenditorialità al femminile ma che il 18% ha partecipato ad un programma di incubazione, il 36% di accelerazione e il 28% ad entrambi

Altri scogli riguardano le criticità legate alla costruzione di un team qualificato (12%), alla ricerca di competenze manageriali (12%) o di figure tecniche (18%) e al work-life balance (10%). Per far decollare il loro business, le imprenditrici puntano per l’82% su attività di networking e per il 60% su percorsi di empowerment per i propri dipendenti. 

Pow(H)er Generation, How to make a difference rivela i punti di forza della leadership delle imprenditrici italiane: la resilienza e la determinazione, la capacità di lavorare sull’empatia, il coinvolgimento e la responsabilizzazione del team. 

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