L’Unione Europea ha approvato una legge sul ripristino della natura danneggiata

Oltre l'80% degli habitat europei è in cattive condizioni. L'Unione Europea ha approvato un regolamento sul ripristino della natura per contribuire al recupero a lungo termine della natura danneggiata nelle aree terrestri e marine dell'UE e per raggiungere gli obiettivi in materia di clima e biodiversità. Scopriamo meglio di che si tratta

Finalmente una nuova azione concreta a livello comunitario: il Parlamento Europeo ha riconosciuto che per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità è fondamentale ripristinare i nostri ecosistemi.

La disposizione principale della nuova legge prevede che tutti gli Stati mettano in campo, in maniera obbligatoria, le misure necessarie per ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE che, ad oggi, sono danneggiate.

Goal ultimo? Arrivare al 2050 con il loro ripristino totale

Anche gli insetti impollinatori, come di rado accade, occupano una poltrona. Infatti, sono previste azioni per migliorare la loro salute e diffusione. Ultimo punto ma non per importanza, per contrastare alluvioni e dissesti idrogeologici, la legge approvata si pone nuovi obiettivi per estendere la rimozione delle barriere fluviali inutili in tutto lo spazio comunitario.

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C’è un passaggio però che possiamo ipotizzare sia stato tra quelli decisivi. Sempre nel comunicato si legge: “Inoltre, la proposta di legge non impone la creazione di nuove aree protette nell'UE né blocca la costruzione di nuove infrastrutture per l'energia rinnovabile”

Perché ci tengono a sottolineare che la proposta “non impone la creazione di nuove aree protette”?

Facciamo un passo indietro e proviamo a capire il quadro normativo europeo in materia d’ambiente!

I principi del diritto ambientale come “chi inquina paga”, il principio di precauzione o le responsabilità comuni ma differenziate hanno avuto una funzione molto importante nella formazione e nell'evoluzione del giovane settore del diritto ambientale che si è sviluppato negli ultimi cinquant'anni. Il diritto ambientale nasce come diritto internazionale ed è stato riprodotto a livello regionale e poi codificato nell'ordinamento giuridico interno (come la normativa italiana).

In questo ambito nasce Natura 2000 che, come conferma il sito del Ministero della Sicurezza Energetica, è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

All’interno di Natura 2000 confluiscono due direttive molto importanti: la Direttiva sugli uccelli e la Direttiva sugli Habitat sopramenzionata. La prima è più rigorosa e circoscritta, la seconda più ampia e flessibile. Alcune disposizioni si sono fuse ed altre sono state modificate.

In ogni caso, ogni Stato conoscendo bene il proprio territorio è chiamato a designare alcune zone speciali di conservazione

Non si tratta di aree rigidamente protette ma, ovviamente, viene richiesto di seguire alcune linee guida contenute negli articoli dei documenti e il focus principale resta quello di una “gestione sostenibile”.

Costruire delle fabbriche, dei grandi impianti e quant’altro diventa quindi più difficile e soggetto a molte autorizzazioni. Per questo motivo possiamo concludere che l’idea di non imporre la creazione di nuove aree protette, assumendo che lo intendano come Zone Speciali di Conservazione, abbia giocato un certo ruolo nel non portare molti stati a rifiutare questa nuova legge.

Già la direttiva sugli habitat, più flessibile di quella sugli uccelli, ha infatti tra i pilastri principali quello di garantire la protezione ambientale ma anche la sostenibilità economica. Natura 2000 prevede esplicitamente delle eccezioni in caso di specifici interessi economici o come riportato nell’articolo 6: “motivi imperativi di interesse pubblico prevalente”

Il Green Deal ha tra i suoi obiettivi anche quello di migliorare le disposizioni di Natura 2000, quindi chissà che con questa nuova legge non siamo sulla strada giusta?

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Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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