L’Olocausto visto dalle donne: cinque libri da leggere per la Giornata della Memoria
La più famosa è quasi certamente quella di Anna Frank, la giovane ebrea tedesca divenuta un simbolo della Shoah per il resoconto che ne ha fatto nel suo diario, scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti e per la tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Le voci femminili che hanno raccontato l’Olocausto, però, sono tante, e sono diversi i libri che in vista del prossimo 27 gennaio, Giornata della Memoria, arriveranno in libreria scritti da donne.
Libri che ricordano che anche le donne hanno subìto e vissuto l’orrore, lo hanno affrontato e combattuto, e che restituiscono ritratti e testimonianze preziosissime per tenere vive la memoria di una delle pagine più buie della Storia
Resoconti che assumono ancora più importanza in vista del 27 gennaio, Giornata della Memoria.
Il racconto delle combattenti
Judy Batalion, studiosa nata e cresciuta a Montreal, in Canada, alle donne che hanno lottato nei ghetti nazisti ha dedicato dieci anni di ricerche. Discendente di una famiglia di ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah, ha scelto di raccontare questa lotta al femminile in Figlie della resistenza, edito da Mondadori. Attraverso una pluralità di fonti, dai diari alle testimonianze passando per memorie, interviste, documenti d’archivio e saggi, Batalion ha ricostruito la storia di Renia Kukiełka, Frumka Płotnicka, Tosia Altman, Chajka Klinger, Ruzka Korczak e Vitka Kempner, solo alcune delle centinaia di attiviste che in veste di corrieri, combattenti armate, agenti dei servizi segreti e sabotatrici rischiarono la loro vita operando in oltre novanta ghetti dell’Europa orientale e nelle principali città polacche. Donne che la storia ha fatto cadere nell’oblio, dimenticando il coraggio e la forza dimostrate nel combattere per la sopravvivenza e la libertà.
Il diario di Carla Simons
Di natura decisamente diversa, invece, la testimonianza restituita in La luce danza irrequieta. Diario 1942-1943 della scrittrice olandese di origine ebraica Carla Simons. Negli stessi giorni in cui, nella capitale olandese, Anna Frank ed Etty Hillesum scrivono i loro diari, anche la scrittrice Carla Simons annotava la quotidianità del dramma che si consumava sotto i suoi occhi. Un resoconto rimasto per anni custodito in un archivio di Bologna che vede la luce per la prima volta in Italia curato da Francesca Barresi per Edizioni di Storia e Letteratura. Il racconto di Simons si sviluppa in un drammatico crescendo, riportando in diretta l’orrore, e si ferma poco prima del suo arresto e della sua deportazione ad Auschwitz, dove morirà il 19 novembre 1943.
Il ritratto di Etty Hillesum
La giornalista, scrittrice e saggista italiana Elisabetta Rasy, invece, ha voluto dedicare il suo nuovo libro a una figura femminile diventata un simbolo della resistenza dello spirito di fronte al male: Etty Hillesum, scomparsa poco prima di compiere trent’anni ad Auschwitz, che con il suo diario e le sue lettere ha lasciato una straordinaria testimonianza del cuore nero del Novecento. Rasy, già autrice di Le disobbedienti e Le indiscrete, ha firmato Dio ci vuole felici (Harper & Collins), un libro in cui racconta la figura dell’intrepida ebrea olandese come una giovane donna libera, inquieta e irriverente, tenacemente intenta alla scoperta di sé stessa e del senso dell’esistenza, desiderosa di amore e di amicizia nelle loro mutevoli forme, dall’affetto e dalla tenerezza fino alla passione assoluta. Un modo, per l’autrice, di rendere omaggio a una persona che con il suo diario le ha cambiato la vita, un racconto che intreccia la vita di Etty Hillesum con quella di altre giovani donne straordinarie dello stesso terribile periodo storico, da Edith Stein a Simone Weil a Micol Finzi-Contini, l’eroina del romanzo di Giorgio Bassani, e con le vicende di scrittrici e scrittori amati e dei loro altrettanto amati personaggi.
Il racconto familiare
In Dal giardino all’inferno - Lettere di una nonna ebrea dalla Germania, Mara Fazio racconta invece la storia della sua famiglia: è il 1928 e Ludwig Lindner, un liberale protestante, viene nominato console della Repubblica di Germania a Genova e sposta in Liguria la sua famiglia, composta dalla moglie, Elisabeth Binswanger, di famiglia ebraica, e dai figli Lore e Wolfgang. Lore era la mamma di Fazio: tra i due rami della famiglia, quello che resta in Germania e quello trapiantato in Italia, scorrono centinaia di lettere scritte con cadenza regolare dalla nonna Lina e dalla nipotina Anneliese e destinate ai parenti «italiani», missive trascritte e tradotte nei loro passaggi più importanti che oltre a raccontare una storia vera rappresentano un documento eccezionale per vivere in presa diretta le vicende di una famiglia ebraica tedesca dall’ascesa al potere di Hitler, nel 1933, alla deportazione delle due donne, nel 1942, dalla serenità di un giardino sulle rive del Danubio all’inferno del Lager.
La graphic novel
È destinata invece a un pubblico più giovane (ma non solo) la graphic novel edita dalla casa editrice Il Castoro, adattamento a fumetti del romanzo di Antonio Iturbe, La bibliotecaria di Auschwitz, di Salva Rubio e disegnata da Loreto Aroca. La protagonista è Dita Kraus, giovane amante dei libri che a 14 anni viene deportata ad Auschwitz e proprio nei libri trova speranza a cui aggrapparsi e salvezza. Accanto a lei, in quella nuova vita, ci sono il professor Morgenstern, Margit, Ota e Fredy Hirsch, un giovane ebreo carismatico che le affida la custodia di alcuni libri trafugati. E saranno proprio quelle pagine, talvolta in lingue sconosciute, che aiuteranno Dita ad affrontare l’orrore che sta vivendo, a darle un motivo per resistere, per sé e per gli altri, anche quando la realtà prende il sopravvento e la loro condizione diventa più insostenibile giorno dopo giorno.