A Roma, un murale dedicato a Marielle Franco ci ricorda di difendere i diritti umani di tutti
Un'opera di street art per commemorare l'impegno e la vita di una delle figure chiave - in Brasile e nel mondo - nella lotta per i diritti delle minoranze e degli oppressi. A Roma è nato un murale dedicato a Marielle Franco, attivista, politica e sociologa brasiliana assassinata la sera del 14 marzo 2018 a Rio de Janeiro.
Il murale, che chiude il progetto dell'associazione LiberaMente Disegna le tue idee. L'arte non ha sbarre, vincitore del bando della Regione Lazio Vitamina G e parte della programmazione della BiennaleMArteLive, rende omaggio all'attivismo di Marielle Franco per generare un dibattito sul tema dei diritti umani. Diritti universali e fondamentali che devono essere garantiti a tutti, compreso chi ha sbagliato e sta pagando per questo: i detenuti. Ma non solo: il progetto rappresenta un esempio virtuoso di come l'arte possa trasformarsi in uno strumento di riscatto sociale per le persone detenute, un'opportunità per partecipare attivamente alla vita culturale della città e per costruire il post-reclusione.
«Il murale rappresenta un simbolo importante per il Quarticciolo, borgata romana in cui tanti cittadini soffrono della carenza di servizi essenziali e del godimento sostanziale di importanti diritti. L’impegno come attivista e come consigliera comunale di Marielle Franco in Brasile e presso le favelas di Rio ci insegnano molto», ha spiegato Leonardo Maria Ruggeri Masini, Presidente di LiberaMente.
A curare il progetto è stata Oriana Rizzuto di MArteLive, partner dell'iniziativa: «In un'era ormai tanto delicata per il nostro pianeta e il clima, e soprattutto in un momento particolare per la storia del Brasile, è fondamentale e doveroso parlare di diritti umani a partire da una figura simbolo di coraggio e impegno, ricordando la figura di Marielle, che si è impegnata in prima linea nella salvaguardia del territorio contro le speculazioni e a favore di tutte le minoranze, a ribadire quanto sia importante la libertà e la necessità di rivendicare e difendere i diritti umani dei più deboli, che sono universali».
L'inaugurazione del murale arriva in un momento molto importante per il Brasile, dove la sorella di Marielle, Anielle Franco, è stata nominata Ministro dell’Uguaglianza, e che vuole ribadire l'assoluta necessità di includere le persone marginalizzate nella vita sociale di un Paese. Perché la democrazia di un Paese si misura (anche, e soprattutto) attraverso il livello di coinvolgimento e tutela di minoranze, oppressi e detenuti.
«Con il murale di Jorit su Marielle Franco si lancia un messaggio potente: la violenza e l’ignoranza non possono fermare la tendenza dei popoli alla libertà di pensiero e d'azione. Alcuni diritti sono così importanti che valgono per tutti, persino per chi ha commesso un crimine: è l’universalità del diritto che rende unica la democrazia. Di più. Questo murale rappresenta il potenziale che qualsiasi persona, anche se reclusa, mantiene e può reinvestire nella società all’espiazione della propria pena, a beneficio della comunità. Un’opportunità, questa che non possiamo e non dobbiamo perdere come Paese e come cittadini. Ciò deve spingerci a credere nella funzione rieducativa della pena attraverso formazione e lavoro», ha concluso Leonardo Maria Ruggeri Masini, Presidente di LiberaMente.
Un progetto, quello di Disegna le tue idee. L’arte non ha sbarre, che a partire dal gennaio 2022 ha coinvolto volontari, criminologi e psicoterapeuti, oltre agli artisti Jorit, Moby Dick e Barbara Oizmud, nell'organizzazione di laboratori con e per le detenute del carcere di Rebibbia, grazie alla direttrice del suo reparto femminile, la Dott.ssa Alessia Rampazzi, e all'educatrice Dott.ssa Eugenia Fiorillo.
Al termine dei laboratori, all'interno della Casa Circondariale di Rebibbia sono stati realizzati due murales dagli artisti Moby Dick e Barbara Oizmud, eseguiti in collaborazione con le detenute. L'artista Jorit ha poi realizzato il murale dedicato a Marielle Franco partendo dagli spunti e dagli stimoli provenienti dalle donne recluse.
L'opera ribadisce e sottolinea la funzione educativa della pena e la necessità di supportare la reintegrazione nella società dei detenuti