Mis(S)conosciute, il progetto che porta a galla le scrittrici dimenticate
«Ho iniziato a rileggere i libri di Fabrizia Ramondino nel 2020, durante la pandemia. Volevo lavorare a una puntata del podcast su questa importante scrittrice, insegnante e attivista napoletana e mi sono messa a cercare i suoi libri online. È stato in quel momento che ho scoperto che la maggior parte della sua opera era fuori catalogo e i pochi esemplari disponibili avevano prezzi esorbitanti», racconta Silvia Scognamiglio, co-fondatrice insieme a Giulia Morelli e Maria Lucia Schito di Mis(S)conosciute, un progetto che libera dalle parentesi le storie di scrittrici lette – ma non troppo – degli ultimi 60 anni.
Ramondino ne è forse uno degli esempi più lampanti, ma non è di certo l’unico: nei programmi scolastici e universitari italiani le scrittrici sono pochissime. Lo dimostrano le indicazioni dei concorsi per i e le docenti (nel 2020 su 42 nomi solo uno era di una scrittrice, Elsa Morante) e le ricerche (come quella condotta su oltre 100 corsi di letteratura contemporanea da La Balena Bianca e che ha rilevato che la percentuale di scrittrici e scrittori presenti nei corsi universitari è rispettivamente del 5% e del 95%). Di conseguenza,
gli scaffali delle librerie riflettono questo vuoto culturale e sociale
«In questo caso parliamo di una scrittrice che ha avuto un ruolo significativo all’interno della cultura italiana dell’epoca e che prima di ‘sparire’ è stata edita da Einaudi. Recentemente per fortuna Fazi ha ripubblicato uno dei suoi libri, Guerra di Infanzia e di Spagna, e speriamo che prosegua con gli altri», aggiunge Morelli.
Ma non tutte le scrittrici hanno questa fortuna: altre rimangono semplicemente nell’ombra, anzi, nel “canone ombra”, un termine che le tre fondatrici di Mis(S)conosciute usano per riferirsi a quel “sottobosco di autrici che hanno scritto opere di rilievo senza mai riuscire a entrare nel canone letterario ufficiale”, ovvero quel complesso di opere che vale la pena conoscere e trasmettere.
La scrittura delle donne non ha mai avuto e non ha ancora la considerazione che merita per una serie di motivi
Verso fine Ottocento veniva considerata come troppo ‘amatoriale’ per via degli argomenti trattati, che erano spesso molto personali - d’altra parte, raramente le donne accedevano a studi superiori e quasi mai all’accademia, e parlavano di ciò che conoscevano. Col tempo non è più stato così, ma ancora oggi resiste il pregiudizio secondo cui solo le opere scritte da uomini siano ‘universali'», spiega Schito, che dal 2019 insieme alle sue colleghe prova a restituire alle scrittrici la considerazione che meritano utilizzando mezzi e strumenti molto diversi tra loro: podcast, newsletter, social media e incontri dal vivo.
Da Sarah Kane a Olga Tokarczuk, passando per le sorelle Giussani
«Abbiamo iniziato con il podcast - ancora prima che in Italia fossero conosciuti come lo sono ora - e lo abbiamo fatto riprendendo in mano le nostre tesi di laurea: la mia sulla scrittrice egiziana Ahdaf Soueif e quella di Giulia sulla drammaturga inglese Sarah Kane», spiega Scognamiglio, ripercorrendo le origini del loro progetto.
Volevamo fare qualcosa di completamente nostro, curandone ogni aspetto come delle vere e proprie direttrici creative
continua Schito. Da Soueif e Kane l’attenzione si è poi spostata su Ingeborg Bachmann, scrittrice, poetessa e giornalista austriaca, sull’autrice canadese Elizabeth Smart e sulla romanziera polacca Olga Tokarczuk (che proprio nel 2019 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura), per poi approdare al genio di Angela e Luciana Giussani, le autrici di Diabolik.
«Non abbiamo mai seguito un ordine preciso, se non quello del nostro flusso di letture. In un mondo della comunicazione altamente standardizzato volevamo mantenere uno spazio di libertà creativa ed espressiva dove parlare delle autrici che amavamo di più, delle loro vite e del contesto in cui sono vissute», spiega Morelli, che precisa che ogni contenuto nasce dal dialogo continuo tra lei e le altre co-fondatrici.
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Non vogliamo però che Mis(S)conosciute sia o diventi ‘il progetto di Silvia, Giulia e Maria Lucia’. Vogliamo che al centro di tutto ci siano sempre loro, le scrittrici ‘misconosciute’, alle quali dedichiamo contenuti ragionati che speriamo facciano scaturire nei lettori le stesse emozioni che hanno fatto nascere in noi,
afferma Scognamiglio.
Lottare contro il ‘ritorno all’ordine’
«Da qualche tempo Mis(S)conosciute è diventata anche un’associazione di promozione sociale, grazie alla quale speriamo di portare avanti sempre più progetti divulgativi, sia dal vivo che online», racconta Schito, che insieme alle colleghe ha partecipato nell’ultimo periodo a numerosi incontri nelle scuole per parlare di podcasting e dare visibilità alle scrittrici e alle loro opere.
Spesso però i e le docenti faticano ad allontanarsi dai programmi scolastici, dove le scrittrici sono prevalentemente assenti,
spiegano le ideatrici del progetto. Ai laboratori nelle scuole si aggiungono poi gli eventi dal vivo, come l’incontro al Salone del libro di Torino dello scorso maggio, o le collaborazioni con altre realtà culturali.
Un esempio di queste è l’episodio speciale realizzato insieme a Pillow Talk Platform, la piattaforma di divulgazione di contenuti legati all’arte e al contemporaneo, e dedicato a due autori autodidatti italiani: Clelia Marchi, che ha deciso di scrivere la sua vita su un lenzuolo, e Pietro Ghizzardi, vincitore del premio Viareggio e zio della stessa Giulia Morelli.
Tutto (o quasi), purché le scrittrici appena ritrovate o sul punto di essere scoperte non tornino ‘al loro posto’ nel dimenticatoio. Il rischio è costante: la storia delle donne in Italia è piena di eventi di questo tipo, come dimostrano di due episodi speciali della “Staffetta partigiana”, realizzati da Mis(S)conosciute in occasione della Festa della Liberazione.
«Durante la Seconda guerra mondiale le donne hanno dovuto appendere il grembiule al chiodo e mettersi al lavorare in fabbrica e nei campi, a combattere o fare le staffette per difendere i loro territori. Dopo la Liberazione c’è stato un graduale ritorno all’ordine: lo raccontano le stesse partigiane nei capitoli finali dei loro libri, che sono pieni di una sorta di risentimento», racconta Scognamiglio per ricordare che ogni spazio di libertà non va mai dato per scontato, ma sempre difeso e sostenuto. E aggiunge:
Speriamo che per le scrittrici questo ritorno all’ordine non arrivi mai, che l’attenzione verso le loro opere non sia solo il frutto di una tendenza momentanea, ma di un interesse genuino destinato a durare nel tempo