Arti Marziali e femminismo: perché vedere la mostra di Andrea Bowers alla GAM di Milano

Presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano è in corso fino al 18 dicembre 2022 la prima mostra personale di Andrea Bowers in Italia, Furla Series - Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission. L'esposizione, a cura di Bruna Roccasalva, offre una panoramica sul lavoro dell'artista e attivista Bowers: una vita dedicata alla lotta per l’emancipazione femminile

Si tratta della quarta edizione del progetto Furla Series, frutto della collaborazione iniziata nel 2021 tra Fondazione Furla e GAM: il progetto, nato nel 2017, vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre in collaborazione con importanti istituzioni d'arte italiane, con un programma che ha l’obiettivo di dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea.

Attivismo e femminismo nell’arte di Andrea Bowers

Andrea Bowers è nata nel 1965 a Wilmington (Ohio), ma vive e lavora a Los Angeles: definita dal New York Times «l’artista politica più importante degli Stati Uniti», ha esposto nei musei di tutto il mondo, dal MOMA di New York (2017) al MAXXI di Roma (2018), fino all’Espace Culture Louis Vuitton di Parigi (2014).

Le sue opere hanno tutte una forte connotazione politica e rispecchiano l’attivismo di Bowers che, fin da giovanissima, lotta per i diritti femminili, per la comunità LGBTQIA+, per l’ambiente e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Nella sua visione questi temi sono inscindibili e la connessione può essere dimostrata attraverso la ricerca artistica.

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La mostra Furla Series - Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission si concentra in particolare sulla relazione tra femminismo e autonomia corporea, con uno sguardo rivolto sia al presente sia alla storia del nostro Paese.

Infatti, ogni progetto dell’artista parte da un approfondito lavoro di ricerca sul contesto e dall'incontro con il suo tessuto sociale dove viene presentato. In particolare, le radici di questo percorso di Bowers si trovano nel lavoro della filosofa e attivista contemporanea Alessandra Chiricosta. Anche il legame con la storia italiana è evidente, ed è riscontrabile negli stessi spazi museali dove la mostra ha luogo.

La GAM è infatti un museo la cui collezione richiama il periodo di fine ottocento, gli albori del movimento di emancipazione femminile italiano del quale vi sono delle testimonianze anche all’interno del percorso.

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Il percorso: tra femminismi presenti e passati

Il percorso espositivo si sviluppa nei cinque ambienti al piano terra della GAM.

Apre la visita l’insegna al neon Another Kind of Strength, un’opera esteticamente irresistibile composta da luci neon e pannello in alluminio verniciato, con un messaggio altrettanto potente.

Si tratta infatti di un lavoro ispirato direttamente al testo di Alessandra Chiricosta Un altro genere di forza. Costruzione sociale e filosofica della debolezza del corpo femminile e del mito della forza virile (Iacobellieditore, 2019).

Le persone che decidono di intraprendere questo percorso vengono spronate dall’artista a partecipare, mettendo mano alle opere e dando quindi simbolicamente il proprio contributo alla lotta: è quello che accade nella sala dedicata ai Political Ribbons, dove diversi nastri colorati riportano slogan femministi. Nella sala è presente un cartello con l’invito a prenderne uno e portarlo con sé.

Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission
Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission

È così che la riflessione non si esaurisce all’interno del museo, ma viene fisicamente portata a casa da chi ha preso parte all’esposizione.

L’arte diventa così condivisione di ideale, atto concreto

Allo stesso modo, il percorso di Bowers ha rispetto profondo per l’ambiente in cui è inserito: ad affiancare le opere dell’artista americana, infatti, ci sono quadri che fanno già parte della collezione della GAM. Tra questi, il ritratto di Vittoria Cima della Scala (Eliseo Sala, 1852) e Reverie (Amero Cagnoni, 1897) rappresentazioni femminili in un continuo dialogo tra presente e passato.

Il passato, tuttavia, viene ricordato non solo in rappresentazioni di donne da parte di artisti uomini, ma anche da diversi testi e testimonianze storiche appartenenti ai primi movimenti di emancipazione femminile in Italia.

Tra questi, un’edizione dei Bozzetti Sociali di Leda Rafanelli, politica e scrittrice italiana,e i testi di Anna Maria Mozzoni, giornalista e pioniera del movimento di emancipazione femminile in Italia. Figure fondamentali per la storia culturale italiana, troppo poco ricordate, citate e studiate, che nell’esibizione di Andrea Bowers ritrovano spazio.

Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission
Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission

In the Ballroom e il pensiero di Alessandra Chiricosta

Alessandra Chiricosta è una filosofa femminista, specializzata in culture del Sudest asiatico continentale dell’Asia Orientale.  In particolare, si occupa di cross cultural e gender studies. Lo studio e l’insegnamento delle arti marziali è parte fondamentale del suo pensiero filosofico, seguendo un approccio che non scinde la pratica corporea dalla ricerca teorica.

Il fulcro dell’esposizione di Bowers può essere considerato il video documentario dedicato ad una lezione di “autocoscienza combattente femminista” che proprio Alessandra Chiricosta svolge all’interno di Villa Reale di Milano.

In the Ballroom-Overcoming the Myth of Masculine Force è il titolo dell'opera di video-arte che, in 50 minuti, mostra Chiricosta come istruttrice di arti marziali mentre guida altre donne alla scoperta della propria forza e della propria consapevolezza corporea, con il fine di creare una rottura rispetto agli stereotipi di genere.

In the ballroom vuole dimostrare quanto sia stereotipato il concetto di forza associato da sempre al maschile, mentre il femminile sia storicamente considerato il sesso debole per antonomasia.
Chiricosta, nel suo già citato saggio Un altro genere di forza spiega come questo assunto non sia una questione naturale, ma culturale: diverse donne in opulenti abiti da sera di Arrigo Costumi lo dimostrano combattendo in quest’opera di video-arte, mentre usano i ventagli come vere e proprie armi.

Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission
Un'immagine dalla mostra Andrea Bowers. Moving in Space without Asking Permission

Così, la mostra di Andrea Bowers connette attivismo politico e pratica artistica: l’arte può, attraverso il suo linguaggio universale, accrescere la consapevolezza, mostrare lati inediti della nostra quotidianità e mettere in luce l’urgenza di dover affrontare determinati temi.

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