Good News/Bad News: le notizie sui diritti civili di maggio 2024

Nuovo appuntamento con la nostra ormai consueta rubrica sui diritti civili. A maggio parliamo di diritti violati e non rispettati e nuove leggi, dando uno sguardo a cosa accade fuori dai nostri confini

L’Iraq approva una legge contro le persone LGBT+

Il Parlamento iracheno ha approvato una legge che punisce le relazioni omosessuali con condanne fino a 15 anni di carcere. Una versione addirittura edulcorata rispetto alla precedente, che contemplava persino la pena di morte.

La legge criminalizza con lunghe pene detentive anche la “promozione dell’omosessualità”, i comportamenti “intenzionalmente  effemminati” e “l’adulterio con più di una persona”. Nel testo è previsto anche che le persone transgender possano essere detenute per un periodo compreso tra uno e tre anni, e sono previste pene detentive per i medici che eseguono interventi chirurgici di riassegnazione di genere, per gli uomini che si comportano “intenzionalmente” come donne e per coloro che praticano lo “scambio di moglie”. 

La legge, hanno fatto sapere gli organi governativi dell’Iraq, è stata adottata per “preservare i valori religiosi del Paese”, un provvedimento contro cui hanno preso posizione anche le Nazioni Unite, che hanno definito la legge «incompatibile con vari trattati e convenzioni sui diritti umani ratificati dall’Iraq, tra cui la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, e dovrebbe essere abrogata», come ha sottolineato in un comunicato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

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Anche Amnesty International ha duramente condannato la legge, ricordando che «le persone LGBTQIA+ già subiscono intimidazioni e violenze da parte dei gruppi armati, che aggrediscono, feriscono o uccidono persone sulla base del loro presunto o reale orientamento sessuale, nella più completa impunità. Le nuove norme costituiscono un ulteriore assalto ai loro diritti e alla libertà d’espressione. Chiediamo alle autorità irachene di annullarle immediatamente», ha dichiarato Razaw Salihy, ricercatrice di Amnesty International sull’Iraq.

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L’Arabia Saudita ha condannato a 11 anni di carcere l’attivista Manahel al-Otaibi 

Le autorità saudite hanno condannato a 11 anni di carcere Manahel al-Otaibi, attivista per i diritti delle donne in Arabia Saudita, accusandola di «reati di terrorismo». 

La condanna era stata emessa il 9 gennaio 2024 sulla base di una legge antiterrorismo che criminalizza l’uso di siti internet e social network per «trasmettere o pubblicare notizie, dichiarazioni, voci false o malevole o simili per commettere un crimine terroristico». Al-Otaibi ha 29 anni ed è istruttrice di fitness: sui social pubblicava spesso contenuti riguardanti l’autodeterminazione e l’emancipazione femminile, e nel novembre del 2022 era già stata arrestata per «il suo modo di vestirsi e il suo sostegno ai diritti delle donne». 

Eppure nel 2019, in un’intervista, Al-Otaibi aveva detto di sentirsi finalmente libera di esprimere le sue opinioni e vestirsi come desiderava sulla base delle decisioni dichiarate dal principe Mohammed Bin Salman, autore di importanti riforme per il Regno, compreso l’allentamento del codice di abbigliamento per le donne. Allentamento che non vale, però, per le donne che risiedono in Arabia Saudita.

Anche le due sorelle di Al-Otaibi sono state perseguitate per il loro attivismo. Fouz era stata accusata di non seguire il codice di abbigliamento, ma era riuscita a scappare dall’Arabia Saudita prima di essere arrestata e adesso non può più fare ritorno, pena appunto l’arresto. Maryam, anche lei attivista per i diritti delle donne, era stata arrestata e poi rilasciata nel 2017, dopo 104 giorni in carcere.

L’Arizona abroga una legge del 1864 che vieta ogni tipo di aborto

Il Senato dell’Arizona ha votato in favore dell’abrogazione di una contestata legge del 1864 che sancisce il divieto praticamente totale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza,  prevedendo pene dai due ai cinque anni di carcere per chi ne procura uno. 

Ad aprile la Corte Suprema locale aveva stabilito che quella legge era legittima e applicabile, rendendo così concreta la possibilità che potesse tornare in vigore, ma nei giorni scorsi sia il Senato sia la Camera sono tornati sul tema votando per l’abrogazione. Che è stata approvata in entrambi i casi.

La norma dovrà adesso essere firmata dalla governatrice democratica Katie Hobbs, che si è sempre dichiarata favorevole all’abrogazione della legge del 1864. In Arizona sarà dunque possibile continuare a regolamentare l’aborto con la legge che è attualmente in vigore e che risale al 2022. Il provvedimento stabilisce che una donna possa ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza nelle prime 15 settimane di gravidanza. 

L’abrogazione entrerà in vigore in estate, però, e fino ad allora l’Arizona resta in una sorta di limbo. È in questo contesto che Planned Parenthood, organizzazione non profit che fornisce molti servizi sanitari alle donne, compresa l’ivg, ha presentato una mozione per chiedere alla Corte Suprema di impedire che il ricorso all’aborto venga sospeso prima di questa data.

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La Svezia approva il cambiamento di genere a 16 anni

Il parlamento svedese ha approvato una legge che abbassa l'età minima per cambiare legalmente genere, facendola passare dai 18 ai 16 anni.

La legge è stata approvata con 234 voti favorevoli e 94 contrari. A partire dal primo luglio 2025, dunque, la Svezia consentirà di cambiare il genere legale a partire dai 16 anni, anche se fino ai 18 sarà comunque necessaria l’approvazione dei genitori, oltre a quella di un medico e del Consiglio nazionale della sanità e del welfare. 

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La nuova legge semplifica non poco l’iter per il cambiamento di genere quantomeno a livello legale. A oggi infatti per cambiare genere giuridicamente è necessario seguire la stessa procedura prevista per una transizione di tipo medico, e richiede una valutazione psicologica per ottenere una diagnosi di disforia di genere, che doveva poi essere confermata da un comitato di esperti all’interno del Consiglio nazionale della sanità e del welfare. Con la nuova legge sarà invece sufficiente un certificato medico.

«La nuova legge non si basa sull’auto identificazione quando si cambia genere legale, ma è un passo positivo che può contribuire ad aumentare la sicurezza personale e l’incolumità delle persone transgender - è stato il commento della Federazione svedese per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali (Rfsl) - Oggi possono volerci dai cinque agli otto anni prima che le persone trans ottengano un nuovo genere legale. Si prevede che la nuova legge ridurrà significativamente questo tempo, e questo significa che la vita delle persone trans non sarà più messa in pausa in attesa di un cambio di genere legale. L’assistenza basata sull’affermazione del genere riceverà un onere amministrativo alleggerito e quindi anche i tempi di attesa potranno essere ridotti».

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