Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono le prime a tagliare il traguardo della parità di genere

Le Olimpiadi in partenza il 26 luglio saranno le prime a vedere competere lo stesso numeri di uomini e donne nelle varie discipline: un cammino lungo e irto di ostacoli, ben lontano dall'essere finito

Sembra anacronistico e fuori tempo, ma fra i traguardi già raggiunti da atlete e atleti delle Olimpiadi di Parigi 2024 ce n’è uno tagliato per la prima volta soltanto ora, a 128 anni dalla prima Olimpiade: quello della parità di genere.

I Giochi di Parigi, in partenza il 26 luglio, saranno infatti primi della storia ad avere lo stesso numero di donne e di uomini a competere: su 10.500 totali, 5.250 saranno atlete, 5.250 atleti

«Siamo orgogliosi di creare questo precedente poiché sappiamo diventerà un esempio e sarà d’ispirazione per l’intera società francese e che insieme possiamo combattere i pregiudizi per consentire alle donne di svolgere un ruolo pieno e attivo nello sport», fanno sapere dal Comitato Olimpico celebrando il traguardo anticipato dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante il convegno sulla parità di genere organizzato dalla Fondazione Milano-Cortina 2026 al Salone d'onore del Coni.

«Sapete quanti saranno gli atleti donne e uomini a Parigi 2024? 5.250 uomini, 5.250 donne - ha detto - E ci sono discipline sportive che fanno solo le donne, come la ginnastica ritmica, ad esempio. Oppure il nuoto sincronizzato, sia nel duo sia nella squadra, nel quale si può avere un uomo in rappresentanza di tutta la squadra. All'inizio i membri del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) erano solo uomini, oggi le donne sono al 41%».

L'epopea delle donne nella storia delle Olimpiadi

Ciò che dice Malagò trova purtroppo riscontro nei fatti e nella storia. Nell’antica Grecia le donne non potevano partecipare alle Olimpiadi: i giochi erano dedicati agli dei greci, in particolare a Zeus, e riservato agli atleti, che gareggiavano in varie discipline tra cui corsa, lotta, pugilato, lancio del disco e lancio del giavellotto. Le donne erano dunque escluse, e tali sono rimaste anche per i primi tempi di quelle che consideriamo le moderne Olimpiadi.

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Riprese dopo una lunghissima "pausa" a fine ‘800 su volere di Pierre de Coubertin, pedagogista e storico francese, deciso a organizzare un evento in grado di coinvolgere tutti i popoli sotto il segno dello sport, esclusero le donne dalle competizioni sino al 1900, che si tennero proprio a Parigi. In quell'edizione, su 997 atleti partecipanti 22 erano donne, che gareggiavano in cinque sport: tennis, vela, croquet, equitazione e golf. 

Nel corso di quelle Olimpiadi una donna riuscì a portare a casa la medaglia d’oro: Hélène de Pourtalès, nata negli Stati Uniti ma in competizione per la Svizzera, gareggiò nella vela e vinse la gara della classe 1-2 tonnellate a bordo del yacht Lérina insieme al marito Hermann de Pourtalès e al cugino Bernard de Pourtalès. La vera rivoluzione però iniziò nel 1922, anno in cui si svolsero per la prima volta le Olimpiadi femminili, sempre a Parigi. Organizzate dalla Federazione sportiva femminile internazionale fondata dall’atleta Alice Milliat, nuotatrice e dirigente sportiva, riscossero un enorme successo e il Comitato Olimpico Internazionale decise di consentire la partecipazione delle donne alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928.

Da allora la partecipazione femminile è cresciuta costantemente, e il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha continuato ad espandere le opportunità per le donne nelle Olimpiadi. Tra i momenti chiave ci sono le Olimpiadi di Amsterdam del 1928, quando le donne parteciparono per la prima volta all'atletica leggera, quelle di Helsinki del 1952, in cui gareggiarono per la prima volta nel nuoto, e poi Los Angeles 1984 (maratona femminile) e Londra 2012, quando le donne furono ammesse a tutte le discipline sportive, con il debutto della boxe femminile e il raggiungimento del 44% di atlete in gara.

La parità di genere non è però mai stata raggiunta prima di Parigi 2024. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 ci sono andate molto vicine - le atlete rappresentavano circa il 48.8% della totalità - e hanno introdotto l'obbligo per ogni squadra di avere almeno un portabandiera e una portabandiera durante la cerimonia di apertura, ma per arrivare ad azzerare il gender gap sono stati necessari altri 4 anni. 

Oltre le gare: le altre iniziative intraprese per la parità di genere

Il lavoro non è però finito, semmai appena iniziato. E la parità di genere non si raggiunge soltanto attraverso il numero di atlete in gara, ma con altre iniziative cui il Comitato Olimpico Internazionale ha lavorato insieme con le Federazioni Internazionali e i Comitati Olimpici Nazionali. È stato dunque assegnato un numero uguale di quote olimpiche per uomini e donne anche grazie ai 22 gli sport con mixed event, ovvero gare a squadre in cui uomini e donne competono insieme, e il logo delle Olimpiadi di Parigi 2024 è dedicato a una donna: Marianne, raffigurazione femminile della repubblica francese.

In occasione dei Giochi, inoltre, 70 istituzioni in tutta la Francia si sono impegnate a rinominare le strutture sportive con nomi di donne che hanno rivestito un ruolo importante nella storia, e il percorso della maratona si è ispirato alla “Marcia delle donne” dell’ottobre 1789, quando circa 7.000 parigine marciarono verso Versailles costringendo re Luigi XVI a tornare a Parigi.

Le linee guida per una rappresentazione inclusiva degli atleti

Il CIO, inoltre, ha diffuso linee guida aggiornate sulla rappresentazione della donna negli sport, cercando di aumentare la consapevolezza sulle differenze nel modo in cui le sportive e lo sport femminile vengono rappresentati rispetto alle loro controparti maschili. Le linee guida forniscono liste di controllo pratiche e consigli per contribuire a garantire una rappresentanza equa e paritaria di tutti gli atleti in tutte le forme di media e comunicazione, e sono completate da un allegato che fornisce definizioni, pratiche linguistiche e considerazioni per una copertura rispettosa e inclusiva dei partecipanti transgender e non binari, oltre che degli atleti con variazioni di sesso.

«La copertura sportiva nel corso della storia ha infatti spesso evidenziato le caratteristiche non legate allo sport delle sportive, come il loro aspetto fisico e la vita personale, piuttosto che i loro risultati atletici - spiegano dal CIO - Le linee guida di rappresentazione mirano ad affrontare queste disparità garantendo che lo sport femminile riceva pari visibilità e che le atlete siano celebrate per i loro risultati competitivi».

Le linee guida sono state redatte nel 2018 in seguito al lavoro del Gender Equality Review Project del CIO, e in qualità di emittente ospite permanente dei Giochi Olimpici, che produce la copertura televisiva, radiofonica e digitale in diretta dell'evento, Olympic Broadcasting Services (OBS) ha contribuito alle linee guida condividendo la propria esperienza in materia di trasmissione.

OBS punta inoltre a colmare il divario di genere nei ruoli chiave delle trasmissioni prevedendo l’emancipazione delle donne nelle posizioni di produzione, editoriali e tecniche, per promuovere un ambiente televisivo più inclusivo nello sport. Per Parigi 2024, ciò comporta l’assunzione di circa 35 commentatrici e la garanzia di una rappresentanza di genere equilibrata tra il personale senior e i team di produzione della sede. Un inizio, quantomeno, che dovrebbe tracciare la strada anche in altri settori legati allo sport. 

Il divario ai vertici tra allenatori e allenatrici

Se Parigi 2024 aprirà nuove strade sul fronte di chi compete, permane ancora un vero e proprio divario di genere nell’entourage degli atleti, dove il numero di donne che ricoprono ruoli di leadership come quello di Chef de Mission, Ufficiale Tecnico e Allenatore rimane notevolmente basso. A Tokyo 2020 solo il 13% degli allenatori erano donne, e il Comitato Olimpico si è impegnato a dare loro la massima visibilità possibile.

A ciò si aggiunge il programma Wish - Women in Sport High-Performance: finanziato dal programma di solidarietà olimpica del CIO, gestito e ospitato dall'Università dell'Hertfordshire e guidato da Elizabeth Pike, punta a fornire a 123 allenatrici provenienti da 22 sport e 60 Paesi gli strumenti necessari per assumere ruoli ai massimi livelli nel loro sport. Sei partecipanti sono già state confermate come allenatrici ai Giochi di Parigi.

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