Original Sin, il progetto audiovisivo di Maria Iovine sulle questioni di genere
Classe 1984, un passato e un presente nel mondo del cinema e della televisione, Maria Iovine a partire dal 2015 ha deciso di legare il suo impegno sociale al suo lavoro. Lo ha fatto con Original Sin, progetto video che ha esplicitamente dedicato alla questione di genere, un punto di partenza di un interessante e molto premiato percorso autoriale.
Si può raccontare un mondo visto dalla parte delle donne. Nessuna contrapposizione tra generi, solo costruzione di un mondo alla pari
La bio della pagina Instagram di Original Sin recita così. Già nel 2015, infatti, la posizione di Iovine è chiara: il tentativo di operare un cambio di prospettiva è una proposta concreta di lotta al sessismo in una realtà non equa, e Original Sin lo fa dando voce e spazio a storie vere di discriminazioni.
Grazie a questo lavoro, Iovine è stata inserita nel 2018 tra i 100 creativi della Regione Lazio.
Il primo video della serie, Favole in Aggiornamento - che ha vinto il Premio Innovazione: Sostantivo Femminile - non dura neanche due minuti, eppure rappresenta con estrema efficacia quanto le prospettive che offriamo alle bambine siano limitanti. Da qui il titolo: le favole possono essere aggiornate, le prospettive allargate, gli stereotipi abbattuti. Non ci sono faccende da donne, e sette bambine su dieci sono interessate a scienze e tecnologia. Se solo due fanno carriera, è perché da piccole ci hanno raccontato altre favole.
È questo il tono dei video. Non c’è retorica, perché basta la loro messa in scena affinché le discriminazioni comincino a diventare evidenti. I ginecologi obiettori vengono paragonati a un pescivendolo che non ha voglia di toccare il pesce; in un altro video la violenza maschile sulle donne viene raccontata anche attraverso tutte le ingiustizie quotidiane che le donne subiscono, dai salari inferiori al mancato riconoscimento del lavoro di cura.
Il video stesso si apre con una delle più comuni e sottovalutate forme di violenza: “sei esagerata”. Chi fa affermazioni di questo tipo non sta esprimendo disaccordo. Piuttosto, nega la capacità dell’interlocutrice di individuare un problema e, così facendo, rifiuta che ce ne sia uno.
Le voci e le storie hanno cominciato a incontrarsi in questi video: è il caso, ad esempio, del dialogo tra Irma Testa, la prima donna pugile a combattere alle Olimpiadi per l’Italia, e Katia Belillo, ministra delle Pari Opportunità nel 2001. Entrambe si sono confrontate con le difficoltà e i pregiudizi con cui si sono scontrate, rispettivamente, nei mondi perlopiù maschili della boxe e della politica: eppure,
Le donne raccontate da Iovine parlano delle opportunità che hanno avuto e di cui si sono prese cura, coltivandole
Così il dialogo si fa eco, e la forza delle esperienze si fa rete.
La stessa Iovine ha dichiarato: «Original Sin è stata un'esigenza. Io sono un'attivista, femminista e amante del cinema. A un certo punto della mia vita ho semplicemente iniziato a mostrare agli altri qual è la mia visione del mondo con il linguaggio che so usare meglio e con la fantasia che, sin da quando ero bambina, ha infestato la mia visione della realtà.
Per me è stato un passaggio quasi naturale: mettere le mie competenze a servizio di una causa in cui credo
Gli altri progetti: In her shoes, Post Virus, Corpo a Corpo
Con Original Sin, Iovine è riuscita a dare voce alle donne, e ha avuto modo di prendere una direzione precisa, che ha avuto modo di sviluppare negli anni successivi: la volontà di cambiare il punto di vista e la consapevolezza della necessità di fare rete. Secondo le sue parole: «Il cinema e l'audiovisivo sono dei mezzi potentissimi al servizio della questione di genere perché hanno la capacità di interpretare, ma anche di agire sul modo in cui pensiamo e viviamo il mondo che abitiamo
Parlare oggi di emancipazione delle donne, di empowerment femminile, ma anche di non riconoscersi in un sistema binario che contrappone il maschile e il femminile significa reinterpretare le categorie sulle quali è stata costruita la nostra società per secoli
Scardinare questi "principi" solidissimi - racconta l'artista - «vuol dire re-immaginarci su nuove basi, ridefinirci, ricostruire immaginari nuovi. Chi può fare questo se non il cinema?»
Nel suo primo corto, In her shoes (2019), infatti, il cambio di prospettiva è radicale: attraverso le immagini di archivio, si racconta un mondo distopico dove a essere stati marginalizzati dalla storia sono gli uomini, e le donne ricoprono cariche di potere. Il messaggio è efficace e, ancora una volta, di denuncia.
Con il lockdown, invece, Iovine ha creato Post Virus: un format web in cui le donne del cinema cercano di costruire un immaginario nuovo oltre la crisi, e lo fanno prendendo consapevolezza delle possibilità del mezzo con cui lavorano. Come spiega Maria Iovine: «Post Virus è stato una magia, il frutto tangibile della rete tra donne. Ho parlato di questa folle idea a WIFT&M Italia (Women in Film Television &Media Italia) e si è davvero aperto un mondo: fantastico constatare come, in un momento così delicato, dove tutte noi avevamo mille cose a cui pensare, delle personalità davvero speciali del cinema si siano interrogate con Post Virus per ragionare insieme su cosa potevamo fare, quali forze e competenze mettere in campo e soprattutto per dimostrarci che non eravamo sole».
Vale la pena nominare tutte le donne che hanno partecipato: Laura Delli Colli - La Presidente dei Nastri d'Argento; Paola Randi - regista; Fabia Bettini - direttrice artistica di Alice Nella Città; Marta Donzelli - produttrice; Gida Savino - autrice di Movie Mag; Cristina D'Eredità e Rosa Ferro - ideatrici di Tutte A Casa; Ilaria De Pascalis - ricercatrice del progetto Dea.
L’intelligenza dimostrata nell’utilizzare declinazioni tanto diverse del mezzo audiovisivo, tutte funzionali al messaggio, è stata confermata con l’uscita di Corpo a Corpo (2021) documentario sull’atleta paralimpica di Triathlon Veronica Yoko Plebani che è stato premiato lo scorso gennaio con il premio Millennial Visionarie. Una meningite fulminante ha cambiato la vita di Plebani. Tuttavia, a Iovine non è interessato raccontare una storia esemplare, ma una storia di lotta. Una lotta quotidiana ma non per questo banale: nel suo film mette in scena la possibilità che siamo in grado di darci.
L'unico rischio quando si parla di stereotipi è raccontarli dandoli per scontati. Quando raccontiamo una storia abbiamo infinite possibilità, tutte quelle che la fantasia e la realtà ci offrono, è sempre una questione di sguardo
Con la storia di Veronica - spiega Iovine - «ho voluto proprio confrontarmi con questo, con lo sguardo. Veronica è una ragazza che 10 anni fa si è trovata a confrontarsi con una meningite che le ha stravolto la vita e il corpo, ma lei ha semplicemente continuato a vivere la sua vita da ragazza normale, tanto normale da arrivare a fare cose grandissime come tre paralimpiadi».
La diversità è in chi guarda, è nella necessità di confrontarsi con qualcosa di predefinito, mentre la realtà ha molta più fantasia e oserei dire che è molto più divertente
Cambiare le prospettive
Ma l’impegno di Iovine si esprime col cinema, nel cinema e fuori dal cinema: lo scorso 21 gennaio ha dialogato con l'attivista Lorenzo Gasparrini nella prima delle conferenze organizzate dall’associazione VenUs presso l’Università di Roma Tre: Cambio di prospettive: cultura e linguaggio sessista.
In un contesto dove si intende discutere e riflettere su quali siano le pratiche per decostruire e disinnescare la cultura e il linguaggio sessisti, la proiezione di In her shoes ha aperto la sessione di interventi, a confermare il valore del lavoro di Iovine, ispirato sempre dalla convinzione che, secondo le sue parole,
La questione di genere appartiene a tutti noi, è una questione di giustizia, democrazia, uguaglianza, ma è anche un muro da sfondare nella conoscenza e definizione di noi stessi. Soprattutto non è un processo contro il maschio, ma un'opportunità per tutti, tutte, tuttu, tutt*