Tra disastri ambientali e aumenti delle temperature, è possibile un ottimismo climatico?

Uno studio del 2021 pubblicato su The Lancet ha rilevato che il 75% dei giovani tra i 16 e i 25 anni considera il futuro spaventoso a causa del cambiamento climatico, e oltre il 45% ha dichiarato che queste preoccupazioni influenzano negativamente la loro vita quotidiana. Si tratta del fenomeno dell'eco-ansia, un senso di depressione alimentato dall’impotenza di fronte alla crisi climatica e dall'inalazione delle autorità. Tuttavia, nonostante queste prospettive allarmanti, sta prendendo piede una corrente di pensiero alternativa: l'ottimismo climatico. Ma cos'è esattamente? E, soprattutto, è giustificato?

L'ottimismo climatico è un approccio che, pur non negando la gravità della crisi ambientale, propone una visione basata sulla speranza e sull’azione. Come spiega Anne Therese Gennari, autrice ed educatrice: «L'ottimismo climatico non significa guardare la crisi climatica e dire 'non è così grave'. Significa al contrario riconoscere la sua gravità, ma identificare i passi concreti che possiamo intraprendere per mitigare la situazione».

Questo modo di vedere le cose non implica una visione troppo rosea e illusoria del futuro, bensì una strategia fondata sulla resilienza e sulla consapevolezza che, nonostante le sfide, esistono possibilità di cambiamento. Tuttavia,

negli ultimi cento anni abbiamo talmente devastato il nostro pianeta da non avere molte ragioni oggettive per essere ottimisti: è come se avessimo bisogno di un intervento chirurgico urgente ma continuassimo a prendere antidolorifici per guadagnare tempo

Solo da pochi anni stiamo compiendo passi avanti: nell’ultimo decennio, per esempio, il costo dell’energia solare è sceso del 90%, quello dell’energia eolica del 70% e le batterie sono diventate più accessibili. Questi successi ovviamente non risolvono la crisi climatica e ne siamo tutti consapevoli. Quindi, dovremmo essere positivi o negativi?

Ottimismo climatico: i rischi e i vantaggi

Quando si è sopraffatti da un senso di impotenza, è facile cadere in una spirale di frustrazione e depressione che portano all’inazione. Questo accade a chi si concentra esclusivamente sui lati negativi della crisi climatica, perdendo la speranza e dimenticando che esistono soluzioni concrete, azioni efficaci che possono fare la differenza.

Al contrario, il pericolo di un ottimismo mal calibrato risiede nel rischio di un nuovo immobilismo, stavolta basato su una percezione errata della realtà, in cui il problema viene sminuito e quasi annullato. Dietro l’ottimismo climatico, quindi, si cela un rischio!

Tanta positività è spesso strumentalizzata da istituzioni e aziende per giustificare la loro inazione, quindi dobbiamo stiamo attenti. Ciò che accade è che vengono enfatizzati eccessivamente dei piccoli passi avanti e che vengono sminuiti quasi totalmente gli effetti dei cambiamenti climatici. Addirittura, a volte, viene negato il nesso causa-effetto tra un disastro ambientale e la crisi climatica.

Questo modo di comunicare non trasmette alle persone la reale portata della crisi, facendo sottovalutare i rischi e scoraggiando le azioni drastiche che sarebbero necessarie.

La vera sfida è quindi trovare un equilibrio

Serve consapevolezza, serve azione e serve la giusta quantità di speranza per mantenere in moto il cambiamento. La negatività può paralizzare, ma un’illusione di facile risoluzione rischia di fare altrettanto. La giusta dose di ottimismo, ben radicata nella realtà, è ciò che può alimentare il motore del cambiamento.

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Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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