Parità di genere: per raggiungerla ci vorranno 136 anni
Il 2158 è l’anno in cui – forse - la parità di genere sarà raggiunta: cosa significa sostanzialmente? Vedere donne che occupano posizioni di rilievo in politica, capi partito, presidenti del consiglio, presidenti della Repubblica. Non sentire più commenti sulle donne che occupano posizioni di vertice come se fosse un privilegio o una concessione. Constatare la presenza di donne CEO, nei cda delle amministrazioni, nelle sale del potere.
Ma tutto questo avverrà tra 135,6 anni. E non vivremo abbastanza per vederlo
Il dato è consegnato dal Global Gender Gap Report del Forum Economico Mondiale che fornisce una fotografia del divario di genere nel mondo. Per ogni nazione, l’indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, di educazione e salute, e fornisce una classifica dei Paesi, permettendo un confronto efficace sia tra regioni che gruppi di reddito nel tempo.
Pandemia, un altro ostacolo verso la parità
Se prima, nel mondo, servivano 99,5 anni a una donna per accedere alle stesse opportunità sociali e lavorative degli uomini, la pandemia ha rallentato il percorso verso la parità: sono in maggioranza le donne ad essere impiegate nei settori interessati dai provvedimenti di contenimento più severi imposti nei mesi più duri della crisi sanitaria. E sono sempre le donne a gestire con più frequenza gli impegni derivanti dalle attività di assistenza domiciliare.
Il divario di genere nella partecipazione e nelle opportunità economiche rimane il secondo più grande dei quattro gap-chiave tracciati dal report
Il ritardo è l’esito di due tendenze di segno opposto: la prima riguarda il crescente numero di donne che svolgono professioni qualificate, a cui non si accompagnano i progressi verso la parità salariale. La seconda invece riguarda le disparità di reddito complessive e una mancanza endemica di donne che ricoprono posizioni apicali.
Il reddito stimato delle donne italiane, infatti, è in media pari a solo il 57,2% di quello degli uomini e la differenza da colmare sulle retribuzioni è del 46,7%. Tra le varie dimensioni prese in analisi, anche il divario di genere nell’ambito politico rimane tra i più ampi.
Come ha sottolineato Saadia Zahidi, Direttrice generale del World Economic Forum:
L'impatto della pandemia sulle donne è ancora probabilmente sottovalutato e non è pienamente visibile nei dati disponibili finora. Ma le perdite visibili in termini di empowerment politico e partecipazione economica sono preoccupanti ed evidenziano la necessità per i governi e le imprese di impegnarsi nella ripresa con l'obiettivo dell'uguaglianza di genere bene in mente
Gender gap: riguarda tutti i paesi, ma in modo diverso
Sebbene le disparità esistano in tutto il mondo, sono più diffuse nei Paesi in via di sviluppo. Le disuguaglianze di genere nell’allocazione di risorse come l’istruzione, l’assistenza sanitaria e la rappresentanza politica sono strettamente correlate con il benessere, la produttività e la crescita economica.
Le disuguaglianze iniziano già dall’infanzia e adolescenza: i ragazzi, per esempio ricevono abitualmente una quota maggiore di istruzione e di spesa sanitaria rispetto alle ragazze
In testa alla classifica della parità si mantengono i Paesi nordeuropei, a partire da Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia. Quest’ultima è preceduta dalla Nuova Zelanda e seguita dalla Namibia. Germania e Francia occupano rispettivamente le posizioni 11 e 16, mentre gli USA sono solo al 30esimo posto.
Restringendo l’analisi alla situazione italiana, il quadro che emerge non è promettente: ci assestiamo al 63esimo posto globale. Nonostante un miglioramento rispetto al 2018, il gender gap in Italia è stato colmato solamente per il 72,1%. Ben di sotto alla media europea e di poco superiore a quella mondiale. L’altra faccia della medaglia è la partecipazione economica, che ci vede scivolare al 114esimo posto, fanalino di coda a livello europeo, poiché:
persistono le disparità di reddito e le donne in posizioni manageriali sono ancora poche
Sul fronte dell'educazione, siamo al 57esimo posto e ancora molto c'è da fare nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), da dove provengono solo il 15,7% delle laureate: quasi la metà rispetto ai colleghi uomini (33,9%).
Le raccomandazioni del Forum Economico Mondiale
Sulla scorta delle evidenze emerse, il Forum Economico Mondiale ha lanciato alcune raccomandazioni per dare impulso a una ripresa che si fondi su politiche capaci di aumentare la parità di genere nella partecipazione economica e che scongiurino il rischio che gli effetti della pandemia diventino irreversibili.
In particolare, sono richiesti ulteriori investimenti per un accesso equo al congedo di assistenza per uomini e donne. Una seconda raccomandazione invita i policy maker a concentrarsi sul superamento della divisione occupazionale per genere, incoraggiando la redistribuzione, le opportunità di formazione e di reimpiego delle donne in posti di lavoro emergenti
Ma se la parità di genere nella rappresentanza parlamentare è ancora lontana dall’essere realizzata, diventa difficile per le donne influenzare le scelte politiche e far sì che la Shecession, il termine coniato appositamente per indicare la recessione che colpisce le donne molto più degli uomini - venga superata e affrontata dai governi.