Le ragazze (non) stanno bene: il report di Save the Children spiega perché

Le ragazze stanno bene? È la domanda a cui si propone di rispondere l’omonima ricerca di Save the Children, in collaborazione con Ipsos, esplorando il tema degli stereotipi e della violenza di genere. Ecco cosa è emerso

No, le ragazze non stanno bene. A dirlo sono i dati raccolti dal report  “Le Ragazze Stanno Bene? su un campione rappresentativo di 800 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e i 18 anni. I temi centrali sono quelli legati al consenso, alla consapevolezza e alla violenza.

L’adolescenza rappresenta una fase della vita in cui l’incontro con l’altro e con l’altra fa da cardine per lo sviluppo. Stringere relazioni amicali e affettive rappresenta il modo attraverso cui l’adolescente si separa dal nucleo familiare per affermare la propria identità, a partire dal confronto con i pari, compresi i primi legami sentimentali. Ma come sono costruiti questi legami? La ricerca interpella direttamente gli adolescenti e il quadro che viene fuori è ancora intriso di profondi stereotipi di genere.

A pagarne il prezzo è la stessa libertà delle nuove generazioni che vivono relazioni fortemente improntate su dinamiche di potere e di controllo, intrusione degli spazi personali, ma anche la violenza psicologica, fisica e sessuale.

Controllanti e violente, le relazioni “normalizzate”

L’allarme parte dal modo in cui i ragazzi e le ragazze vivono le relazioni, indicando cosa possa essere lecito: il 20% del totale dei giovani intervistati, ad esempio, ritiene accettabile chiedere alla persona partner di geolocalizzare i propri spostamenti e il 17% afferma che, in una relazione di coppia, uno schiaffo possa capitare.

Anche sul tema del consenso, la consapevolezza sembra essere mancante e lacunosa: il 48% degli intervistati ritiene che, quando si è in coppia, sia difficile dire di no a un rapporto sessuale richiesto dal partner

Per il 36% è scontato che il partner sia sempre d’accordo nell’avere rapporti sessuali. Indagando ulteriormente il dato tra i maschi, si arriva al 42%. Quello che sorprende ancora di più è la normalizzazione di tali comportamenti controllanti. Il 52% di coloro che hanno o hanno avuto una relazione dichiara di aver subìto una qualche forma di controllo da parte del partner. Gli esempi sono svariati e ben ancorati alla vita quotidiana:

al 42% è stato chiesto di non accettare contatti da qualcuno sui social, al 40% di non uscire più con alcune specifiche persone, al 39% di far controllare i dispositivi o i profili social, al 32% di condividere le password del telefono o dei social. Nel caso delle ragazze, si sale al 34%

“Se l’è cercata”, un pensiero ancora ricorrente

In linea con queste “premesse” si pongono i dati legati alla violenza di genere: per il 43% degli adolescenti se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale, un modo per sottrarsi lo trova. Per il 29%, le ragazze un po’ se la cercano con il loro modo di vestire e con i loro comportamenti. Il 21% pensa che, anche se è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, una ragazza sia comunque sempre in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale.

Dalla vita reale a quella virtuale, la violenza è pervasiva e sembrano essere del tutto sdoganati alcuni comportamenti come la condivisione di foto intime:

secondo il 34%, se qualcuno invia foto intime non richieste, significa che sta dimostrando interesse, ovvero che ha un debole per il destinatario. Per il 27% delle persone giovani intervistate, quindi, è normale chiedere foto intime - anche più volte al giorno - alla persona con cui si ha una relazione

Ciò nonostante, il 54% degli intervistati è consapevole del fatto che, inviando foto intime, si possono correre dei rischi (incluso quello della condivisione non consensuale). Ma non è la “colpevolizzazione” di chi agisce in libertà il punto su cui ragionare, quanto il rispetto del consenso in ogni circostanza. Condivisione di materiale intimo compreso.

Gli stereotipi di genere permangono anche tra i più giovani

Già l’indagine ISTAT 2023 sugli stereotipi di genere, seppur con dati provvisori e su una popolazione principalmente adulta, restituiva un quadro preoccupante: nonostante alcuni cambiamenti culturali, validi soprattutto per le donne, i pregiudizi legati al genere continuano ad essere solidi.

Rispetto ai dati del 2018, dall'indagine del 2023 emerge una crescente consapevolezza delle donne sull’esistenza di stereotipi di genere riguardo alla cura della casa (chi è più predisposto a curare la casa tra uomo e donna) e nella valutazione delle capacità accademiche (come chi è più portato per materie scientifiche). Allo stesso tempo, però, i risultati evidenziano alcuni stereotipi ancora molto presenti, legati soprattutto alla cura dei figli e al successo nel lavoro.

Se dai dati emerge l’accresciuta consapevolezza delle donne, tra il 2018 e il 2023 si allarga la distanza con le opinioni degli uomini. Le donne hanno dunque meno stereotipi, ma questo cambiamento non si registra per gli uomini, soprattutto per quanto riguarda le responsabilità genitoriali e il lavoro. La tendenza emerge anche nel raport di Save The Children sulle giovani generazioni:

quasi il 70% degli adolescenti interpellati ritiene che le ragazze siano più predisposte a piangere dei maschi, maggiormente in grado di esprimere le proprie emozioni (64%), così come a prendersi cura delle persone in modo più attento (50%)

Tra gli adolescenti prevale dunque una immagine della ragazza, e forse della donna, più competente da un punto di vista affettivo e relazionale. Infatti, la metà dei ragazzi e delle ragazze intervistate, pensa che le ragazze siano più capaci sia di parlare di sé alle altre persone (50%), di parlare per risolvere i problemi (50%) e, allo stesso tempo, sostiene che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione (39%).

Risultano meno presenti, invece, stereotipi relativi alle capacità logiche e assertive.

Il 42% degli intervistati ritiene che ragazzi e ragazze sappiano ugualmente essere lucidi in situazioni difficili, il 56% sostiene che entrambi i generi ambiscano ad avere successo nel lavoro, mentre un 25% ritiene che la propensione ad ambire sia prevalentemente dei ragazzi e il 15% la attribuisce alle ragazze.

A differenza delle competenze emotive, poco considerate sino ad oggi nei percorsi educativi, gli stereotipi di genere sulle scelte e le aspirazioni lavorative sono state messe al centro di molti percorsi scolastici ed extrascolastici dedicati all’empowerment femminile e al centro del dibattito pubblico: un fattore che ha portato risultati più incoraggianti.

Così come interessanti sono i risultati rispetto all’avvicinamento dei ragazzi e delle ragazze alle questioni di genere: l’82% degli adolescenti, infatti, riporta di essere molto o abbastanza interessato alle tematiche di genere (ossia a quegli argomenti che trattano di stereotipi, comportamenti - compresa la violenza - e aspettative sociali associati a ragazzi e ragazze). Una percentuale molto rilevante, il 58% degli adolescenti, dichiara che negli ultimi tempi la sua sensibilità su questi temi è aumentata.

Avvicinare, sensibilizzare, divulgare: le azioni che potrebbero fare la differenza e far in modo che, a stare bene, non siano solo le ragazze. Ma un’intera generazione.

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