Scrivi quando arrivi

“Scrivi quando arrivi”, quando la sorellanza corre su WhatsApp

L'iniziativa è di due studentesse bolognesi che hanno deciso di fare squadra, creando una rete pronta a vigilare e supportare in ogni città
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Scrivimi quando arrivi a casa”. Poche, semplici parole, che per molti racchiudono tutta l’essenza dell’amore, dell'amicizia e in generale della cura verso una persona. Ed è da qui che sono partite Samia e Olga già nel novembre del 2023, quando su Instagram avevano lanciato l’account @scriviquandoarrivi. Obiettivo, fare gruppo - e rete - tra donne per sentirsi meno sole e fornire protezione a chi rientra a casa da sola, di notte.

L’iniziativa è completamente autogestita, e si basa su gruppi WhatsApp creati appositamente in ogni città. Per accedere è sufficiente inviare in DM all’account @scriviquandoarrivi il proprio numero di telefono e la città di riferimento, e Olga e Samia, dopo una serie di verifiche, si occupano di inserire la persona che fa richiesta nel gruppo dedicato. A quel punto basta inviare la propria posizione nel gruppo, specificare dove si sta andando e far sapere quando si è arrivati: «Chi è online in quel momento deve solo controllare la posizione, e in caso di necessità intervenire», spiegano le due ideatrici dell’iniziativa, che hanno anche invitato a inviare suggerimenti e collaborare per migliorare il progetto. 

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L’idea è nata, come detto, a novembre, nel periodo in cui è esploso il caso Giulia Cecchettin. La scomparsa della studentessa 22enne e la scoperta che era stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta ha colpito al cuore tutta l’Italia e valicato anche i confini nazionali, spingendo un’intera generazione di giovani donne a reagire, mettendo a punto sistemi di auto protezione. E la tecnologia in questo caso si è rivelata uno strumento rapido ed efficace per creare una rete solidale e consentire di fare squadra: sapere che dall’altra parte dello schermo, a portata di tap, ci sono persone pronte a vigilare, fare compagnia e anche ad agire in caso di necessità si è rivelato in molti casi salvifico anche a livello psicologico

«È un progetto che nasce da qualche amica e tanta frustrazione, provando a spargere un poco la voce abbiamo capito che siamo in tante - scrivevano a novembre su Instagram - siamo tante a sentirci in difficoltà durante la notte ma non solo. La città è nostra e la notte anche. Donne, queer e chiunque abbia paura, noi ci siamo».

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Dal passaparola, di persona e sui social, si è arrivati ai volantini appesi nei locali maggiormente frequentati in particolare dagli studenti, luoghi in cui trascorrere la serata da cui, però, si deve poi uscire per tornare a casa. Magari a notte fonda, magari stanche e senza mezzi di trasporto: «Hai paura a tornare a casa da sola? Anche io - si legge sui cartelli affissi in alcuni locali di Bologna - Alla luce degli ultimi fatti di cronaca accaduti siamo incazzatə ma anche preoccupatə per la nostra incolumità e quella del nostrə sorellə, amichə e compagnə. Organizziamoci». 

Una chiamata a raccolta che sta raccogliendo sempre più adesioni. Il progetto Scrivi quando arrivi è infatti nato a Bologna, dove risiedono sia Samia sia Olga, entrambe studentesse, ma nel giro di pochi mesi si è allargato a macchia d’olio. Gruppi WhatsApp sono nati per Milano, Firenze, Roma, Torino, Perugia, Napoli, Trieste, Modena e Bergamo. E l’onda di sorellanza continua a gonfiarsi, attraversando tutta la Penisola: «La frustrazione e la rabbia sono la nostra forza. Accompagniamoci a casa, condividiamo la posizione, facciamo una videochiamata. Io da sola non mi sento sicura. Non sei sola».

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