SEP, l’impresa sociale che con l’arte del ricamo aiuta centinaia di donne rifugiate in Giordania

Nel 2013, esattamente 10 anni fa, nasceva SEP, azienda sociale B Corporation che coinvolge e aiuta 500 donne rifugiate in Giordania attraverso un percorso di formazione e di occupazione. Oggi il progetto lancia un’iniziativa volta a sensibilizzare sul riuso a Milano, il 10 e l’11 novembre

E pensare che un tempo Roberta Ventura, CEO e co-fondatrice di SEP insieme al marito Stefano D’Ambrosio, lavorava nella finanza tra Londra e Ginevra, dove adesso abita stabilmente. «Io e mio marito coltiviamo da sempre un amore viscerale per il Medioriente, e da molti anni sostenevamo progetti sociali all’interno di vari campi profughi. Il problema è che spesso, in questi luoghi che ormai esistono da anni, si fa fatica a creare iniziative continuative e di vera occupazione. Le persone si sentono spesso abbandonate, disilluse nei confronti delle donazioni. Loro vogliono lavorare, costruire qualcosa di duraturo», spiega Roberta Ventura.

https://www.instagram.com/p/Cs3_UBPAn4o/?utm_source=ig_web_copy_link&igshid=MzRlODBiNWFlZA==

È da queste premesse che nasce la storia di SEP, marchio di lifestyle di lusso che propone capi dallo stile urbano e accessori per la casa impreziositi dai ricami realizzati dalle donne del campo profughi di Jerash, in Giordania. «Abbiamo deciso di creare un’azienda che potesse aiutare in modo stabile le donne che si trovano all’interno del campo profughi. Che desse loro dignità, che le aiutasse economicamente attraverso il lavoro, non attraverso delle donazioni. Così abbiamo pensato di coinvolgerle in un percorso di formazione – diventata poi una vera accademia – che insegna loro una tecnica di ricamo antica risalente all’Ottocento, una trama a filo unico che assicura la massima resistenza nel tempo senza l’uso di nodi. Oggi siamo arrivati a coinvolgere 500 donne», prosegue Roberta.

https://www.instagram.com/p/CxV7cSwtsuW/?utm_source=ig_web_copy_link&igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Ogni capo e accessorio SEP nasce dall’esperienza e dall’intelligenza delle mani di queste donne. Alcuni abiti vengono prodotti in Italia o in Europa e poi spediti in Giordania per essere ricamati, altri vengono prodotti direttamente in loco. Alla base di ogni capo c’è la qualità dei materiali italiani, dal cashmere presente nella collezione AI 2023-24 fino al lino che dà vita ai capi più leggeri e primeggia nelle proposte tessili per la casa. «Un cuscino impiega fino a 4 settimane per essere ricamato, mentre un plaid in cashmere richiede più di 5 settimane. Ci vuole tempo per creare un'opera d'arte perfetta, ma quando è pronta dura tutta la vita».

VEDI ANCHE Il (tragico) impatto ambientale e sociale del fast fashion CultureIl (tragico) impatto ambientale e sociale del fast fashion

A garantire l’impatto positivo di SEP a livello sociale e ambientale è la certificazione B Corp, rilasciata dall’organizzazione internazionale B Lab che valuta l'impresa secondo rigorosi standard previsti dal B Impact Assessment (BIA) relativi alla cura dell’ambiente, dei lavoratori, della comunità presente sul territorio, dei fornitori. «Come B Corp certificata, la società e l'ambiente sono importanti per noi tanto quanto i profitti. Le artiste che lavorano per SEP sono donne uniche, le loro abilità risalgono a generazioni precedenti. Lavoriamo per garantire che siano orgogliose di far parte della comunità SEP: sono rispettate come individui e ognuna di loro può esprimere la propria personalità nel processo creativo», continua Roberta Ventura.

Negli anni, SEP ha trovato sempre più successo, e oggi ha sedi a Ginevra, Amman, Berlino, Milano e nello stesso campo profughi di Jerash.

https://www.instagram.com/p/CwCaTCrxprJ/?utm_source=ig_web_copy_link&igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Ora, a Milano, SEP invita a riflettere su un tema urgente: quello del riuso e del riciclo dei vestiti. Così, il 10 e l’11 novembre invita tutte le persone che vogliono dare un tocco nuovo ai propri abiti e accessori a passare nel negozio milanese di via dell’Unione 7.  Ad attenderli saranno gli studenti dell’Accademia del Lusso (stylist e sarti), che cuciranno sui loro capi le patch realizzate per l’occasione dalle ricamatrici di SEP in un processo di upcycling creativo. «Insieme al nuovo capo si porterà a casa un pezzo di storia importante, quello delle donne rifugiate nel campo di Jerash in Giordania. Tutto ciò nella consapevolezza che ogni scelta che facciamo nella nostra vita, anche quella di acquistare un abito o riutilizzarlo, ha ricadute profonde sul pianeta», conclude Roberta Ventura.

Il prezzo al pubblico per la finalizzazione di ogni capo (singola patch, styling e cucitura) è di 50 euro. Qui per prenotarsi.

Le patch realizzate per l'evento del 10 e 11 novembre aperto al pubblico
Le patch realizzate per l'evento del 10 e 11 novembre aperto al pubblico
Riproduzione riservata