Sonia Malaspina, Direttrice Relazioni Istituzionali di Danone: “la parità di genere rende le aziende vincenti”
Un Manifesto aperto a tutte le aziende e le associazioni che si impegnano concretamente nel garantire e applicare al loro interno la parità di diritti e l'inclusione. È con questa idea che è nato il “Manifesto per la Parità di Genere nella filiera italiana”: promosso da Danone in collaborazione con Winning Women Institute - Società Benefit che mira a diffondere la parità di genere presso istituzioni, opinione pubblica e imprese - si rivolge a tutte le aziende italiane, di qualsiasi settore, nonché ad associazioni e persone fisiche.
VEDI ANCHE CulturePriorità all’inclusione: il Gruppo Mondadori ha ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere«Il Manifesto è il frutto del percorso di Danone nato nel 2011 per supportare l'occupazione e la crescita femminile in azienda. In questi anni, Danone ha attuato varie politiche per valorizzare la presenza femminile in azienda e per offrire pari diritti a tutti i dipendenti. Il 55% dei nostri manager sono donne, e nel 2023 il 65% delle promozioni è andato proprio alle donne. Per noi il buon funzionamento di un'azienda dipende dal benessere delle persone, per questo ci siamo impegnati a promuovere la parità di genere in tutti i settori e livelli dell'organizzazione», spiega Sonia Malaspina.
Nel 2011, Danone ha infatti avviato un percorso a sostegno della genitorialità attraverso la Parental Policy, creando un decalogo di impegni ma soprattutto mettendo in atto azioni concrete. Così, il 14% delle promozioni è andato alle mamme rientrate dal congedo di maternità, il 100% delle neomamme è rientrato dopo il congedo e il 100% dei papà ha usufruito dei 20 giorni di congedo di paternità. Azioni che hanno conseguenze dirette sul tasso di natalità, cresciuto ina zienda dell'8%.
Questi numeri ci hanno convinti che le pari opportunità siano anche una leva di competitività. Il motivo? L'azienda non avrebbe così successo se non ci fossero le donne e se tutte le persone non si sentissero supportate a 360° nella propria vita
Nel 2019 abbiamo mandato una lettera a tutti i nostri 500 fornitori dicendo: noi facciamo questo, vi va di farlo anche voi? Ci risposero in tre. Così ho deciso di cambiare strategia, facendo leva sulla competitività: se vuoi essere un'azienda davvero competitiva, allora devi abbattere le disparità di genere. Solo in questo modo si può generare un reale cambiamento».
Nel 2023, Danone ottiene così la Certificazione per la parità di genere, ma non basta. «Il “Manifesto per la Parità di Genere nella filiera italiana” non è il Manifesto di Danone. Noi abbiamo solo avuto l'idea e siamo stati i primi a firmarlo, ma è il Manifesto di tutti. Il primo passo per diventare firmatari è ovviamente quello di aver ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere, dimostrando quindi di aver già attuato politiche concrete per la promozione della parità di diritti in azienda. Oggi abbiamo già più di venti aziende firmatarie, oltre a numerose associazioni e a moltissimi ambasciatori. In più, Danone mette a disposizione le proprie conoscenze offrendo percorsi di formazione ai suoi fornitori. Si tratta spesso di aziende piccole che magari non sanno come dare il via a un vero cambiamento. Noi offriamo workshop e webinar per accompagnarli in questo processo», prosegue Sonia Malaspina.
Il Manifesto nasce dalla collaborazione con Winning Women Institute e con la sua Presidente Paola Corna Pellegrini, nonché da un accordo sindacale. Società Benefit, Winning Women Institute promuove ogni anno i Winning Women Institute Awards, premiando le aziende che si sono contraddistinte per l'attuazione di policy virtuose e che abbiano ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere. Tra le aziende premiate quest'anno c'è proprio Danone.
«Qual è l'obiettivo ultimo del Manifesto? Sensibilizzare le istituzioni e aprire un tavolo di dialogo con loro. Noi stiamo applicando tutto questo nel privato, ma il desiderio è che venga applicato anche nel pubblico. Inoltre, vorrei misurare la competitività aziendale delle aziende che applicano realmente i princìpi della gender equality rispetto a quelle che non lo fanno. Vorrei che per molte aziende diventasse non solo un tema etico, ma anche economico».