Sussidi ai fossili: cosa sono e perché dobbiamo conoscerli
Per definizione i sussidi sono incentivi finanziari forniti dai governi o dalle banche per sostenere la produzione di determinati prodotti oppure il perpetrarsi di determinate attività.
Vengono chiamati “dannosi” perché si tratta di sovvenzioni che vanno ad arrecare una perdita o un danno all’ambiente e alla biodiversità. Queste due categorie poi, sono sovrapponibili perché un sussidio dannoso per l’ambiente andrà ad avere conseguenze sulla biodiversità e viceversa. Infatti, finanziare un’azione che causa l’aumento di CO2 in atmosfera significa inasprire gli effetti del cambiamento climatico che con un meccanismo a feedback, quindi a catena, avrà ripercussioni sulla biodiversità.
Proviamo ad essere più concreti portando come esempio quello dei combustibili fossili, come carbone, petrolio e gas naturale. Questi sussidi possono assumere varie forme, tra cui agevolazioni fiscali, trasferimenti finanziari diretti, riduzione dei tassi di royalty o prestiti a basso interesse. Il risultato però, non cambia mai!
Perché esistono i sussidi alle fossili?
Lo scopo primario di questo tipo di attività è quello di rendere più accessibile e meno cara l’energia, così da promuovere una massimizzazione dei profitti ed una crescita economica. Tuttavia, ad oggi, il prezzo da pagare è molto alto, in particolare sotto 3 punti di vista:
- Dal punto di vista del cambiamento climatico, incoraggiare l’uso e la produzione di energia da fonti non rinnovabili e quindi inquinanti, va ad aumentare la quantità di gas ad effetto serra nell’atmosfera.
- Dal punto di vista economico/finanziario si creano delle distorsioni di mercato. Infatti, abbassando il costo dei combustibili fossili e rendendoli più competitivi rispetto alle fonti rinnovabili, si va ad ostacolare gravemente l’adozione di fonti pulite di energia.
- Dal punto di vista sociale, si va ad avvantaggiare in maniera sproporzionata fette di popolazione e ad esacerbare le disuguaglianze.
I sussidi sono tutti dannosi?
Ovviamente la risposta è no, non tutti i sussidi hanno lo stesso peso. Quelli per l’idroelettrico, per esempio, non lo sono e anzi, ci aiutano a fare sempre meno affidamento sulle fossili. D’altra parte però, non sono a impatto zero e possono infatti dare problemi sotto il punto di vista dell’approvvigionamento idrico o avere ricadute sulle specie locali.
Altri sussidi che inizialmente possono sembrare positivi o neutri nel lungo periodo risultano essere negativi. Un esempio riportato da Carbon Brief riguarda l’ammodernamento delle flotte di pescherecci.
Quanto costano i sussidi ambientalmente dannosi?
Secondo una stima riportata da Carbon Brief in questo articolo appena pubblicato sembrerebbe che all’anno vengano destinati a queste attività ben 1.8 trilioni di dollari! Una cifra spaventosa soprattutto se ci soffermiamo a vedere che la maggior parte dei fondi sono destinati ad attività legate a sostenere fonti non rinnovabili e attività dannose riguardanti l'agricoltura (per esempio sussidi per pesticidi e fertilizzanti) e acqua (sovrasfruttamento e contaminazione). Guarda caso, i due pilastri su cui si basa la sopravvivenza dell’essere umano.
Com’è la situazione in Italia?
Secondo quanto riportato da Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), l'Italia non cambia direzione: nel 2021 i sussidi ai fossili sono aumentati ancora. È pari a 41,8 miliardi di euro la cifra che l'Italia ha speso nel 2021 in attività, opere e progetti connessi ai combustibili fossili. Un dato altissimo, più alto di 7,2 miliardi di euro rispetto all'anno precedente (+ 21%). Un trend che non accenna a rallentare, anche nel 2023.
Quindi, quando la prossima volta sentirete parlare di “sussidi” saprete che è il momento di ascoltare con attenzione cosa verrà detto perché in ballo ci siamo noi e non solo dei numeri su un tabellone!
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.