Ultima Generazione: ecovandali o eroi del nostro tempo?

Pazzi, vandali, maleducati oppure ragazzi persi, che non sanno cosa fare della propria vita: questi sono solo alcuni degli epiteti riservati ai partecipanti dei bliz di Ultima Generazione. Ma qualcuno si è mai chiesto cosa li spinga a compiere tali azioni? Ma soprattutto, qualcuno si è chiesto perché sono arrivati a tanto? Oggi proviamo a scoprirlo insieme

Sono i responsabili di bliz scanditi a colpi di vernice, zuppe e pomodoro su monumenti e quadri storici, così come del blocco del traffico delle principali arterie stradali di grandi città. Il loro segno distintivo? Riuscire a scatenare l’ira di automobilisti e lavoratori, appassionati d’arte e normali cittadini “scandalizzati” da tanta sfrontatezza. Stiamo parlando dei ragazzi di Ultima Generazione.

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Le loro azioni si inseriscono in un quadro allarmante: per la prima volta nella storia abbiamo superato per 12 mesi la temperatura media globale di +1.5°, esattamente la soglia che non dovevamo superare per innescare cambiamenti irreversibili e rendere gli eventi atmosferici estremi sempre più imprevedibili e violenti.

Come se non bastasse continuiamo a inquinare i suoli con metalli pesanti e coloranti, composti chimici di sintesi e pesticidi (spoiler: su quel suolo cresce il nostro cibo) e, non contenti di tutto ciò, contaminiamo le falde acquifere e l’aria.

Quindi per farla molto breve: respiriamo, beviamo e mangiamo cose potenzialmente cancerogene e viviamo in un pianeta su cui sarà sempre più difficile e pericoloso vivere a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Per questo si punta molto su “mitigazione e adattamento” nelle conferenze internazionali.

A questo punto, proviamo a capire cosa spinge gli attivisti a compiere le loro azioni: è altamente probabile che a fare da propulsore sia l’Eco-ansia, uno stato cronico in cui si prova senso di impotenza misto a terrore rispetto al futuro che si prospetta, soprattutto, alla luce dei cambiamenti climatici.

Quindi, verosimilmente, i destinatari delle azioni di protesta sono coloro che da anni non vogliono ascoltare gli scienziati, e cioè: la classe politica e le istituzioni. Quello degli attivisti è un grido d’aiuto e di terrore che vorrebbe scuotere le coscienze e spingere all’azione concreta, repentina!

Sebbene tutto questo abbia degli effetti, tra cui molta attenzione mediatica e del pubblico, c’è un possibile effetto collaterale potenzialmente molto pericoloso e frutto della natura dell’essere umano: il fermarsi in superficie, il dover a tutti i costi etichettare e non guardare ciò che c’è dietro. Quindi, diventa facile essere etichettati come persone che vogliono solo attenzione, vandali o inetti.

Qual è la soluzione quindi?

Purtroppo non credo esista una soluzione univoca. Sicuramente per intercettare i cittadini e aiutarli a conoscere lo scenario dipinto dalla ricerca occorre usare modi meno bruschi e radicali. Un metodo che li prenda per mano e li conduca con pazienza dentro l’argomento, stuzzicando il loro interesse e rendendoli consapevoli. Altrimenti, furibondi, si chiuderanno e non ascolteranno oppure, terrorizzati, getteranno la spugna!

Al contrario, per far capire a chi governa il proprio dissenso, funziona meglio un approccio energico, che li renda consapevoli dei pochi voti che prenderanno alle prossime elezioni se continuano così. Anche se, alla fine, probabilmente continueranno con lo stesso modus operandi di sempre.

Una soluzione sempre valida e universalmente accettata di buon grado è quella dello studio, della ricerca e della propositività! Di sicuro, per quanto l’impegno della divulgazione o lo studio ingegneristico di soluzioni a problemi ambientali sembri un granello di sabbia nel mare, in realtà ha un peso enorme!

Comunque, oggi vi lascio con una riflessione (attribuita a Toro Seduto) che dovrebbe richiamarci tutti, soprattutto chi ha molto interesse nel continuare a produrre:

Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche

In altre parole, stiamo finendo le risorse insostituibili che rendono possibile qualsiasi cosa su questo pianeta.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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