Uragano Milton e cambiamento climatico: se le lacrime di un metereologo sono l’unica leva per un risveglio collettivo

L'uragano Milton ha lasciato una scia di devastazione lungo la Florida, meno di due settimane dopo che l'uragano Helene aveva già colpito duramente la regione sudorientale degli Stati Uniti. Con venti che hanno raggiunto picchi di 230 km/h e una velocità di intensificazione mai vista, Milton si è rivelato uno dei fenomeni atmosferici più violenti e rapidi mai registrati nel Golfo del Messico. Cerchiamo di fare chiarezza sull’accaduto e di comprenderne le cause

Poche ore prima che l'uragano Milton si abbattesse sulle coste della Florida, in diretta TV è accaduto un evento straordinario: un metereologo di fama internazionale noto per la sua pacatezza, John Morales, è scoppiato in lacrime nel descrivere la velocità con cui una depressione tropicale si è trasformata in un uragano senza precedenti.

Da depressione tropicale a uragano in poche ore

Dalla sua formazione il 5 ottobre come depressione tropicale, Milton si è infatti trasformato in una tempesta tropicale nel giro di poche ore, per poi subire un impressionante intensificazione, raggiungendo la categoria 5 in meno di 48 ore. Quando ha toccato terra la sera del 9 ottobre, nei pressi di Tampa, aveva perso parte della sua forza, scendendo alla categoria 3, ma il suo impatto è stato in ogni caso devastante: tornado, piogge torrenziali, raffiche di vento e onde di marea alte fino a 3 metri. Secondo le prime stime, Milton ha causato almeno 13 morti e oltre 3 milioni di persone sono rimaste senza elettricità per diversi giorni.

Già dai primi segnali di intensificazione, le autorità della Florida e della FEMA (Federal Emergency Management Agency) avevano lanciato ordini di evacuazione obbligatoria per oltre 7 milioni di persone, diventate in poche ore migranti, profughi climatici. Le aree maggiormente a rischio includevano la costa occidentale della Florida, con le città di Tampa e Sarasota nel mirino, così come la regione centrale attorno a Orlando. Le autorità hanno mobilitato migliaia di soccorritori e fornito mezzi di trasporto per agevolare le evacuazioni, ma molte persone hanno scelto di restare o semplicemente sono state costrette.

«L'uragano Helene ci ha messo in ginocchio, e ora ci troviamo di fronte a un altro disastro», ha dichiarato il governatore della Florida, che ha sottolineato l'urgenza di inviare aiuti federali per affrontare la crisi. «Le nostre risorse sono al limite. Abbiamo bisogno di supporto immediato per garantire la sicurezza dei nostri cittadini».

Le risposte della scienza

La scienza non ha dubbi: eventi come l'uragano Milton sono resi più frequenti e intensi dal cambiamento climatico. Secondo uno studio appena pubblicato dal World Weather Attribution, un progetto coordinato dall'Imperial College di Londra, l’intensificazione esplosiva di Milton è stata favorita dalle temperature oceaniche eccezionalmente alte nel Golfo del Messico. «Senza il riscaldamento globale, Milton sarebbe stato probabilmente un uragano di categoria 2», ha affermato Friederike Otto, scienziata del clima e co-autrice dello studio.

Le temperature della superficie del mare nel Golfo del Messico hanno raggiunto i 31°C, circa 2°C sopra la media stagionale, rendendo il bacino un vero serbatoio di energia per l'uragano. «Questo ha permesso a Milton di crescere in potenza in modo inusuale, con temperature oceaniche alte rese fino a 800 volte più probabili dal cambiamento climatico», spiega lo studio. «In un mondo più freddo di 1,3°C, Milton non avrebbe avuto le condizioni necessarie per svilupparsi così rapidamente».

Per valutare l'influenza del cambiamento climatico sull'uragano Milton, gli scienziati hanno analizzato i dati di pioggia e vento di diverse località colpite, tra cui la costa della Florida e le aree interne fino alla Georgia e al Sud Carolina. I risultati sono chiari: i tassi di pioggia giornalieri legati a Milton sono stati del 20-30% più elevati rispetto a quelli che ci si sarebbe aspettati in un clima privo del riscaldamento globale. Questo ha significato alluvioni improvvise che hanno travolto fiumi e canali già stressati dalle precipitazioni di Helene.

Inoltre, i modelli climatici utilizzati dagli scienziati, come il modello IRIS, hanno mostrato che la velocità massima dei venti di Milton è stata rafforzata di circa il 10% a causa delle temperature più alte dell’oceano, rendendo il suo arrivo sulla terraferma ancora più distruttivo. «Concludiamo che senza il riscaldamento globale, Milton non avrebbe avuto la stessa potenza e le piogge devastanti che hanno caratterizzato il suo passaggio», affermano gli esperti.

Tra loro c'è il meteorologo John Morales, un veterano che si è trovato senza parole di fronte all’imminente arrivo di una tempesta che entrerà nei libri di fisica. Per lui non sarà stato facile spiegare cosa significhi osservare un uragano passare da una depressione tropicale a una tempesta di categoria 5 in sole dodici ore. E forse è stato ancora più difficile spiegare perché la sua voce si è spezzata e gli occhi si sono riempiti di lacrime in diretta TV.

Forse è questo il momento in cui la gravità del cambiamento climatico si fa tangibile: non nei rapporti scientifici, non nei numeri, ma nelle lacrime di chi da anni ci avvisa che il peggio potrebbe arrivare. E adesso che è qui, anche gli esperti faticano a trovare le parole

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Una nuova normalità con cui convivere

Mentre le operazioni di soccorso sono ancora in corso, il futuro delle comunità colpite da Milton è decisamente pieno di incertezze. Interi quartieri lungo la costa sono stati spazzati via, lasciando migliaia di persone senza casa e senza mezzi di sostentamento. Le autorità locali stanno facendo appello al governo federale per ricevere finanziamenti di emergenza, mentre le organizzazioni umanitarie cercano di far fronte alla necessità di alloggi temporanei, cibo e medicinali.

«La rapida successione tra Helene e Milton evidenzia la crescente vulnerabilità della regione agli eventi estremi», ha dichiarato un portavoce della Croce Rossa Americana. «Non si tratta più di eventi eccezionali, ma di una nuova normalità con cui dobbiamo imparare a convivere».

Negli ultimi anni, gli scienziati ci hanno avvertito di un mondo sempre più imprevedibile. Mentre le temperature globali continuano a salire e con esse le temperature oceaniche, gli uragani non solo diventano di più, ma sono anche più forti e si intensificano anche più rapidamente, lasciando poco tempo per prepararsi. Milton è solo l'ultimo di una serie di uragani che ci ricordano brutalmente quanto il cambiamento climatico stia amplificando i rischi, diventando il simbolo del nuovo mondo che si sta creando.

La Florida e l'intero sud-est degli Stati Uniti si trovano ora a dover affrontare una dura realtà, in cui la lotta contro il cambiamento climatico non è più una questione di prevenzione, ma di sopravvivenza.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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