Viaggio da sola: perché le donne che viaggiano in solitaria smuovono gli equilibri
Ancora oggi, una donna che viaggia da sola può essere oggetto di giudizi morali e stereotipi: in Italia più che altrove. Pensiamo alla potenza demotivante di una frase come: «Nessuno ti può accompagnare? Stai attenta!» o ancora: «Cosa vuoi dimostrare?», «È pericoloso…».
Dietro la patina benevola dell’apprensione c’è l’idea che le donne siano deboli, esposte ai rischi e che non abbiano gli strumenti, da sole, per fronteggiare le emergenze
Gli stereotipi più diffusi
In generale, se nel nord Europa il solo female travel – ovvero il viaggio in solitaria al femminile – non stupisce più, nell’Europa meridionale le viaggiatrici incontrano più ostacoli, e i fattori che influenzano la decisione sono più incisivi e, spesso, anche interiorizzati. Il fattore paura, ad esempio, è amplificato dalla consapevolezza che, se a una donna dovesse capitare qualcosa di male mentre si discosta da un ruolo ben definito, il primo pensiero sarebbe «se l’è cercata».
Nella raccolta Le nuove Eroidi: il mito riscritto dalle donne (2019, Harper Collins), otto scrittrici italiane danno vita alle donne del mito in chiave contemporanea, permettendo loro di essere artefici del proprio destino: si narra che sia stato Ulisse a passare le colonne d’Ercole per la sete di conoscenza. Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto Penelope? Probabilmente, i più avrebbero insinuato che era per riprendersi dall’amore perduto, o per cercare un nuovo compagno.
Lo stereotipo, infatti, cerca sempre di ricondurre le decisioni delle donne a motivazioni di tipo emotivo: la donna che viaggia da sola è per forza addolorata, per forza single, e per forza triste di esserlo.
La Penelope della raccolta citata qui sopra, immaginata da Caterina Bonvicini, decide invece di non aspettare più: «Ciao Ulisse, stavolta parto io. Forse sono stata troppo sbrigativa. Avrei dovuto scriverti almeno una lettera, invece di lasciarti un post-it attaccato al frigo. Ma in quel momento non avevo tempo, anche cinque parole erano troppe».
Le donne che viaggiano da sole: sempre di più
Secondo una ricerca condotta dal centro studi sul turismo JFC, invece, le donne italiane che viaggiano da sole per una ferita affettiva, come una separazione o un divorzio, sono solo il 4,6%, contro il 90% che viaggia per il desiderio di mettersi alla prova e di indipendenza: cioè per godersi il viaggio senza compromessi, decidendo in autonomia dove andare e quanto rimanere; in generale, da sole si è più attente, anche a quello che si ha attorno.
Non solo: il 47,8% ha un compagno, ma decide comunque di voler intraprendere un viaggio in solitaria. Magari semplicemente perché non si ha voglia di aspettare l’incastro. L’età media è 32 anni, ma si tratta di un campione molto eterogeneo: ci sono ragazze di 18 anni ma anche over 60, che di solito fanno viaggi molto lunghi, o le ottantenni, che hanno molte meno paure delle più giovani. In generale, chi viaggia sola si fa più domande.
In base ai dati raccolti, nel 2017 le solo female traveler sono state più di 517mila (il 62,6% del campione considerato), con una crescita di circa il 9% rispetto all’anno prima
Una community di donne: Viaggio da sola perché
VEDI ANCHE CultureSara Melotti: “viaggiando ho capito che la vera bellezza non ha nulla a che fare con l’aspetto esteriore”Oltre gli stereotipi, le donne testimoniano di voler viaggiare in sicurezza per evitare approcci non richiesti. Per questo, c’è un altissimo grado di condivisione delle proprie esperienze, per connettersi con altre donne e creare delle community.
Una tra le più longeve è la community del sito Viaggio da sola perché, nato inizialmente nel 2015 come hashtag sul profilo Twitter della graphic designer Dana Donato, che risponde all’esigenza di avere dei riferimenti per un confronto in rete, per scambiarsi consigli e per acquisire consapevolezza.
Tra le utilities, l’app W-her è uno strumento pensato proprio per le viaggiatrici in solitaria. È un progetto italiano, realizzato da una startup torinese: si tratta di un navigatore GPS che utilizza mappe costantemente aggiornate da una community di donne che consiglia strade, quartieri e percorsi. I tre principi seguiti dall’app sono proprio l’idea di comunità e di contributo collettivo alla causa, l’obiettivo di rompere il pattern che vuole far sentire le donne insicure con la convinzione di poter avere un impatto sugli spazi urbani, che ad oggi non considerano le esigenze delle donne.
W-her, infatti, organizza anche urban mapping di gruppo nelle città di cui non si sono ancora raccolti i dati
Le donne hanno voglia di riprendersi le strade, e di aiutarsi fra di loro nel farlo: per esempio, Donnexstrada è un network di donne che, per contrastare gli episodi di violenza di genere, offre alcuni servizi, tra cui la possibilità di accompagnare il rientro a casa di chi lo richiede attraverso dirette Instagram lungo il tragitto.
La portata simbolica del viaggio
Sempre più donne decidono di partire da sole perché è un’esigenza, ma soprattutto perché sta diventando una possibilità: quella di sganciarsi dalle esigenze dell’altro, senza che questo venga considerato controcorrente. Quello che cambia tra il viaggio in solitaria di un uomo o di una donna è spesso solo la reazione dell’ambiente che ci circonda.
Una donna che prende questa decisione in aperto conflitto con le paure e le insinuazioni altrui, ma anche con le proprie radicate convinzioni, sta di fatto conquistando un nuovo spazio di manovra. Combatte lo stereotipo della donna che ha bisogno di aiuto e difesa; costringe ad accettare che avere una casa, un partner o dei figli non impedisce di avere voglia di un viaggio da sola. Non solo, probabilmente, la sua famiglia non verrà distrutta da questo desiderio, che può essere accettato senza sforzo. Una donna che decide di viaggiare ci mette di fronte ai nostri pregiudizi, perché cercheremo di compatirla, penseremo che si senta sola, che sia alla ricerca di un partner.
Quello che tantissime donne trovano, invece, è una nuova fiducia in sé stesse: gli ostacoli ci sono e sono superabili
Prima di partire è necessario raccogliere informazioni, organizzare e prenotare se necessario, acuire il buon senso e fare tesoro dell’esperienza, propria e condivisa. Soprattutto, è necessario avere chiaro quali sono i propri bisogni. Il viaggio stesso è un’esigenza, che può presentarsi in momenti molto diversi della vita.
Sapersi ascoltare è il presupposto ma anche l’opportunità che il viaggio offre: ogni volta, infatti, impareremo meglio a entrare in contatto con noi, con le nostre regole interne.