Alexa e ActionAid contro la violenza verbale: «Le parole danno forma al nostro mondo»

Dall’8 marzo Alexa risponderà agli insulti utilizzando la sua voce per spiegare, attraverso le parole di ActionAid, che gli insulti spesso precedono la violenza fisica, sessuale o economica

"Sei inutile", "Non servi a niente", "Sei stupida", "Fai schifo". Sono solo alcuni dei tantissimi insulti che Alexa, l'assistente vocale di Amazon, riceve su base quotidiana da parte degli utilizzatori. E anche se rivolgersi in modo aggressivo e irrispettoso a un dispositivo elettronico potrebbe sembrare poco significativo, la realtà è che è comunque espressione di una forma di violenza, quella verbale, e che questo genere di interazioni può spingere a una riflessione sul modo in cui questa violenza si manifesta ed entra a far parte del quotidiano e della società.

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Da qui sono partiti Amazon e ActionAid per un'iniziativa che prende il via l'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna: da questa data Alexa risponderà agli insulti, utilizzando la propria voce per spiegare, attraverso le parole di ActionAid, che la violenza verbale spesso precede quella fisica, sessuale o economica, e sensibilizzare così sull'impatto che il linguaggio, quando usato in maniera aggressiva, può avere sulla salute fisica e mentale delle persone. Gli utenti potranno quindi ascoltare informazioni e approfondimenti legati a questo fenomeno, semplicemente pronunciando “Alexa, di’ la tua”. A fronte di determinati insulti e offese, inoltre, Alexa non resterà più in silenzio, ma risponderà a tono, sottolineando come la violenza verbale sia in grado di lasciare un'impronta profonda nella vita sociale di chi ne è oggetto.

«Uno studio specifico ha analizzato le interazioni con Alexa e gli insulti che vengono mossi a questo dispositivo, e i risultati hanno spinto a questa collaborazione - spiega Katia Scannavini, vice segretaria generale di ActionAid Italia - L'obiettivo è puntare i riflettori sul valore del linguaggio e sulla violenza verbale. Alexa è un dispositivo neutro, ma di fatto nell'immaginario collettivo è di genere femminile, e ci è sembrato significativo il modo in cui molti utenti vi interagiscono. Abbiamo quindi voluto fare un cammino insieme, con il duplice obiettivo di portare un messaggio di responsabilità e rispetto in modo immediato a un pubblico ampio e di fare un percorso partecipato con le aziende».

La violenza verbale è solo la punta dell'iceberg

«La violenza verbale è molto sottovalutata - prosegue Scannavini - quella fisica, anche la peggiore, è soltanto la punta dell’iceberg. Si insinua da subito, se analizziamo i vissuti di chi sta facendo percorsi per uscire dalla violenza riscontriamo che nove persone su dieci hanno subìto violenza psicologica e verbale. È un primo livello di violenza, e prosegue nel tempo sino ad arrivare purtroppo in alcuni casi a manifestazioni peggiori».

«Il linguaggio però è una costruzione sociale - sottolineano da ActionAid - le parole sono anche azioni e sono ciò che da forma al nostro mondo, ed è importante capire che se utilizzate in un certo modo diventano un mezzo per pesare lo status quo di una società. La nostra è indubbiamente una società patriarcale, e parole, linguaggio e locuzioni verbali vanno nella direzione del mantenimento di questo stato. La violenza verbale in questo senso può essere diretta, con veri e propri insulti, o indiretta ma comunque strutturale, perché va a mirare le sicurezze di una persona».

Si parla di violenza verbale, infatti, quando gli attacchi rivolti a una persona diventano regolari e sistematici. Può essere agita nella sfera pubblica (in cui è compreso anche lo spazio online) e privata, e può includere atteggiamenti umilianti, ridicolizzanti, uso di parolacce, insulti e minacce nei confronti della vittima e dei suoi cari, ma può avere come oggetto anche religione, cultura, lingua, orientamento sessuale (percepito) della vittima.

Se di fronte agli insulti lo stato emotivo virtuale di Alexa non cambia, per milioni di persone, soprattutto donne, l’abuso verbale è invece una realtà molto dolorosa e pericolosa. L'abuso, infatti, può prendere forma anche attraverso le parole

L'uso di un linguaggio aggressivo è a tutti gli effetti una forma di violenza che può provocare sentimenti di paura, disagio e sfiducia in sé, e spesso precede o coesiste con altre forme di violenza verso le donne, come quella fisica, sessuale o economica.

I dati: nove donne su dieci hanno subìto violenza verbale

I dati rivelano che tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% uno stupro o tentato stupro. A queste va aggiunto il 14,4% che ha subìto altre tipologie di violenze sessuali come molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti.

Molto diffusa è la violenza psicologica che, essendo quasi sempre esercitata insieme ad almeno un’altra forma di violenza, riguarda quasi nove donne su dieci. Quattro donne su dieci invece subiscono violenza economica.

Il dato positivo che emerge dalla ricerca, condotta da Ipsos per ActionAid su un campione rappresentativo di circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni, è che i più giovani hanno un'idea molto chiara di cosa sia "violenza", e considerano quella verbale a tutti gli effetti un abuso. Per sette giovani su dieci (69%) insultare una persona è infatti violenza, soprattutto per le ragazze, e tra le prime conseguenze citate c'è il malessere psicologico, seguito da isolamento e depressione e poi disagio e vergogna.

Per i giovani l'insulto è a tutti gli effetti una violenza

«Parlare di violenza psicologica contro le donne e sensibilizzare sull’impatto che determina nelle loro vite è uno dei passi fondamentali per sradicare la diffusa cultura patriarcale che continua a produrre discriminazione e violenza di genere in Italia - prosegue Scannavini - Tutte le analisi sociali condotte negli anni evidenziano che le società occidentali hanno diseguaglianze basate prima di tutto sul genere, e il linguaggio è molto importante».

«Non soltanto sul fronte degli insulti, ma anche per la scelta delle parole da usare - conferma ancora Scannavini - La declinazione al femminile, per esempio, è molto importante per provare a cambiare quei paradigmi patriarcali ormai profondamente radicati. Le differenze di genere nella lingua sostengono le differenze e gli stereotipi, mi auguro che si possa tenere in considerazione ciò che dicono i giovani, che riconoscono negli insulti la violenza. È una consapevolezza molto importante e un primo passo verso il cambiamento culturale».

«Siamo felici di poter contribuire attraverso Alexa a sensibilizzare quante più persone possibili rispetto a un fenomeno globale così pericoloso - ha aggiunto Giacomo Costantini, Business Development Manager di Amazon Alexa - Essendo un interlocutore costantemente interpellato nelle case degli italiani, l’assistente vocale di Amazon vuole farsi parte attiva del cambiamento e, nella collaborazione con ActionAid, valorizzare la potenza della propria voce».

A questo link è possibile avere maggiori informazioni sulla campagna e attivarsi concretamente con una donazione a favore dei progetti di ActionAid sul contrasto alla violenza di genere in Italia.

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