Ambiente: le donne che stanno cambiando il mondo (salvandolo)

Come racconta Annalisa Corrado in Le ragazze salveranno il mondo (People, 2020), anche la battaglia per la tutela ambientale si combatte sul fronte della sorellanza perché, “l’ecologia moderna ci insegna che non può esistere giustizia ambientale senza giustizia sociale”. È così che l’Earth Day, la Giornata della Terra che ricorre ogni 22 aprile e voluta dalle Nazioni Unite, diventa il pretesto per rinnovare il legame che tiene insieme diseguaglianze, diritto al cibo, migrazioni, conflitti, ambiente e finanza.

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Dalle giovani Greta Thunberg e Alexandria Ocasio Cortez, alla carismatica Jane Fonda, sono tante e determinate le donne che combattono per una causa comune: la salute del nostro Pianeta. Provenienti da generazioni diverse e background umani e professionali disparati, le donne che salvano il mondo non sono eroine ma personalità intelligenti e tenaci, focalizzate sull’obiettivo: allertare l’opinione pubblica sulle gravi conseguenze del cambiamento climatico e convogliare le energie collettive verso l’equilibrio ambientale e sociale.
Già più di dieci anni fa, nell’Annual Report 2009 UNFPA (The United Nations Population Fund), veniva dichiarato che

la comunità internazionale avrà successo nella sua lotta contro i cambiamenti climatici se le politiche, i programmi e i trattati terranno conto dei bisogni, dei diritti e delle potenzialità delle donne

Le donne che stanno salvando il pianeta hanno rotto schemi, polverizzato tabù e sovvertito previsioni, partendo dalle loro vite personali. Role models alla portata di tutti e tutte: ecco le loro storie.

Greta Thunberg

«La nostra casa va a fuoco. E la vostra inerzia sta alimentando le fiamme di ora in ora. Non voglio il vostro aiuto, non voglio che siate senza speranza. Voglio che andiate in panico per sentire la paura che provo ogni giorno». A parlare è Greta Thunberg: 19 anni, quasi la metà dedicati ad una causa precisa. Salvare il pianeta.

Greta Thunberg durante la COP 26 - Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021
Greta Thunberg durante la COP 26 - Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021

È il 20 agosto 2018 quando siede per la prima volta davanti al Parlamento svedese a Stoccolma in protesta contro l’inerzia del governo di fronte al climate change. La decisione di questo gesto nasce di fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi boschivi senza precedenti che avevano colpito il suo paese durante l’estate: con il suo slogan ormai famosissimo, Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima), Greta Thunberg chiede interventi immediati a tutela della Terra.

La sua iniziativa ha dato vita a un vero e proprio movimento globale delle nuove generazioni per il clima, Fridays For Future, che ha portato nelle piazze di tutto il mondo migliaia di giovani

L’azione della Thunberg parte dalle sue scelte personali: il veganesimo, il rifiuto di muoversi in aereo per le eccessive emissioni di CO2, la scelta di utilizzare solo vestiti di seconda mano, ma si fonda fin da subito sui rilievi e sugli avvertimenti degli scienziati, rimasti per molto tempo inascoltati.

I suoi discorsi pubblici riprendono con attenzione e precisione i contenuti resi disponibili dai più autorevoli scienziati e mobilitano l’opinione pubblica, molto spesso dividendola

Alexandria Ocasio-Cortez

La più giovane donna eletta al Congresso degli Stati Uniti d’America: Alexandria Ocasio-Cortez nasce nel 1989 a New York. Laureata in Economia e relazioni internazionali, diventa un personaggio di pubblico di rilievo internazionale quando, contro ogni previsione, vince con largo vantaggio le elezioni primarie americane.

Alexandria Ocasio-Cortez durante il giuramento al Congresso nel 2019
Alexandria Ocasio-Cortez durante il giuramento al Congresso nel 2019

Nel suo programma politico, l’ambiente ha un ruolo di primo piano: convinta che negli Stati Uniti “i cambiamenti climatici costituiscano una minaccia diretta alla sicurezza nazionale”, propone il Green New Deal

Secondo quanto scritto nel documento, il governo federale deve impegnarsi a ridurre l’aumento della temperatura perché è suo dovere assicurare a tutti i cittadini “aria salubre, acqua pulita, comunità resilienti, cibo sano e l’accesso alla natura”.

Per preservare quest’ultima si suggerisce il coinvolgimento delle comunità indigene che conoscono meglio di chiunque altro le terre che per primi hanno insediato. Proprio per questo, secondo i promotori del Green New Deal, è fondamentale porre fine alle discriminazioni nei confronti dei nativi, dei migranti, dei più poveri, dei disabili e delle donne. A tutti si devono garantire l’istruzione superiore gratuita, un lavoro – puntando sui green jobs – e l’assistenza sanitaria, riducendo le disuguaglianze a livello economico.

Jane Fonda

Iconica nel suo cappotto rosso, simbolo delle sue proteste, l’attrice Jane Fonda contribuisce attivamente alla battaglia per il clima e, ogni venerdì, manifesta a Capitol Hill, al fianco di Greenpeace, dei ragazzi dei Fridays For Future e dei manifestanti di qualsiasi provenienza, senza arretrare di un passo, fino all’arresto.

Fonda un’associazione, la Fire Drill Fridays e si trasferisce a Washington con uno scopo preciso: essere più vicina al fulcro delle proteste e poter guidare manifestazioni settimanali a Capitol Hill

L'attrice e attivista Jane Fonda
L'attrice e attivista Jane Fonda

«La crisi climatica non è una questione isolata», racconta, «ma coinvolge tutti i settori dell’economia e della società. Per questo motivo, ogni manifestazione del venerdì avrà un focus diverso in relazione al clima. Scienziati, leader di movimento, esperti, attivisti, capi indigeni, membri della comunità e giovani si riuniranno per condividere le loro storie e chiedere che vengano intraprese azioni prima che sia troppo tardi». Lo scorso marzo, tramite il proprio canale Instagram, Fonda ha annunciato la creazione di PAC, Political Action Committee: un comitato di azione politica volto a contrastare i politici americani allineati con l’industria dei combustibili fossili.

https://www.instagram.com/p/CbL1wv4r1vQ

«La scienza è chiara – ha spiegato l’attrice e attivista tramite un video social - dobbiamo dimezzare le nostre emissioni di combustibili fossili entro il 2030. Abbiamo 8 anni, ovvero solo 4 cicli elettorali, per salvare il Pianeta. Greta Thunberg ha avvertito che la nostra casa è in fiamme, quindi è ora di combattere il fuoco con il fuoco o, in questo caso, di combattere i dollari con i dollari. Sono incredibilmente orgogliosa di lanciare Jane Fonda Climate Pac e inviare un messaggio a tutti i politici che sono finanziati dall’industria dei combustibili fossili: dovreste essere spaventati per le vostre carriere quanto noi lo siamo dal clima che sfugge al controllo generale».

Wangari Muta Maathai

Biologa, ambientalista e attivista politica: Wangari Muta Maathai nasce a Nyeri (Kenya) nel 1940, si laurea in biologia all’Università del Kansas e all’Università di Pittsburgh e, ritornata in Kenya, comincia a lavorare nel dipartimento di ricerca in medicina veterinaria all’Università di Nairobi diventando la prima donna in Africa centrale orientale a fare carriera universitaria.

Ogni sua azione ha puntato ad alleviare la povertà della gente del suo Paese cercando di creare progetti dal basso, partecipati e a difesa dell’ambiente

Wangari Maathai, Premio Nobel per la pace nel 2004
Wangari Maathai, Premio Nobel per la pace nel 2004

Nel giugno del 1977 pianta sette alberi in memoria degli eroi nazionali del Kenya: da questa semplice iniziativa nasce progressivamente il movimento “Green Belt Movement” contro il degrado ambientale, ma anche contro la corruzione del partito unico di Daniel arap Moi. Le attiviste vengono incarcerate e minacciate di morte, ma continuano a distribuire semi e a insegnare alle altre a curare i vivai, a difenderli con forme di lotta non violente. Nel 1985 il terzo vertice delle Nazioni Unite sulle donne si tiene a Nairobi, le delegate sono accompagnate a vedere gli alberi da frutta e da legna che stanno crescendo attorno alle scuole, alle chiese, ai campi coltivati. Ne nasce il Pan African Green Belt Network che in quindici paesi combatte la desertificazione, la siccità e la fame. Il risultato: una cinta verde di quasi 30 milioni di alberi che attraversa l’Africa subsahariana. Nel 2004, Wangari Maathai è stata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la pace per "il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace".

Sanna Marin

Premier del governo finlandese a soli 35 anni: Sanna Marin punta tutto su ecologia e sostenibilità. Già ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni, prima ancora ha lavorato nella commissione ambiente. Sin da subito, ha dichiarato che la lotta contro il cambiamento climatico è la sfida più difficile e il compito prioritario del suo governo.

Tra le sue proposte politiche, quella di creare un fondo statale per favorire gli investimenti ecologici che puntano allaconversione all’energia pulita fino alla carbon neutrality nel 2035

Senna Marin, prima ministra della Finlandia
Senna Marin, prima ministra della Finlandia

Il capitale del fondo previsto da Sanna ammonterà ad almeno 2 miliardi di euro, e ogni comparto dell’economia finlandese, da agricoltura e foreste fino alle industrie piú avanzate come Kone o Nokia, sono state sollecitate dalla premier a impegnarsi al massimo nel campo dell’energia rinnovabile. Inoltre, chiunque usi energia pulita – cittadini o aziende – gode di sgravi fiscali sulle aliquote finlandesi.

Le ragazze salveranno il mondo: anzi, lo stanno già facendo.

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