Chi era Carla Lonzi, prima sostenitrice della differenza sessuale e autrice di “Sputiamo su Hegel”

Non un’icona del femminismo italiano, ma una presenza viva nel mondo di oggi: Carla Lonzi è stata – e continua ad essere attraverso i suoi scritti –  la prima femminista teorica della fase radicale del femminismo italiano e la prima lucida ostinata sostenitrice della tesi della differenza sessuale. Il 5 settembre, grazie alla casa editrice La Tartaruga, è tornato in libreria Sputiamo su Hegel e altri scritti, opera cardine del femminismo italiano e non solo, scritta da Carla Lonzi nel 1970. Un testo che ancora oggi ha molto da dire: ecco perché le parole di Lonzi non smettono di parlarci

Chi era Carla Lonzi e perché il femminismo è stato la sua festa

Per anni le sue opere sono circolate attraverso fotocopie, pdf che rimbalzavano in caselle mail o frasi copiate a penna e passate di mano in mano. Di donna in donna. Un fatto che già di per sé testimonia il valore del pensiero di Carla Lonzi, internazionalmente riconosciuto per la storia dell’arte e il pensiero di genere.

Dopo una carriera nel mondo dell’arte, all’inizio degli anni ’70 Lonzi abbandona il suo lavoro per dedicarsi completamente al femminismo. In una foto del 1968 Lonzi è ritratta circondata da un’aureola e, il richiamo all’immagine di una santa, rispecchia esattamente ciò da cui la pensatrice era attratta: in È già politica, Scritti di Rivolta Femminile è l’autrice stessa a scrivere quanto, fin da bambina, adorasse i libri autobiografici di sante.

«Attraverso le loro parole prendeva consistenza ciò che, in caso contrario, avrei dovuto respingere come conseguenza di emozioni morbose e irreali», spiega Lonzi. E quello che indagherà nella sua opera filosofica sarà esattamente il pensiero “differente” che prende consistenza, ovvero la capacità delle donne di dubitare, decostruire e trovare dentro di sé le risorse riuscendo a non rinunciare a ciò che Lonzi chiama l’essenziale.

Alla ricerca dell’essenziale Carla Lonzi ha dedicato la sua intera esistenza, senza mai rinunciare a se stessa. Come scrive in Taci, anzi parla. Diario di una femminista:

Abbandonare era niente, rispetto al dolore di tradire me stessa. E questa facilità a lasciare appena si richiedesse da me qualcosa che non si accordava con la mia coscienza, è stato l’elemento che più di tutto mi ha impedito di perdermi nella emancipazione e nelle riuscite apparenti

La determinazione di Lonzi, d’altronde, emerge già da giovanissima: nata a Firenze il 6 marzo del 1931, da madre insegnante e padre industriale, all’età di nove anni decide di iscriversi in collegio e di proseguire gli studi, nonostante molte delle sue coetanee non abbiano accesso a questo tipo di istruzione. Dopo il liceo si trasferisce a Parigi per frequentare l’università, rimpatria per motivi di salute in Toscana ed è qui che si laurea con lode per la sua tesi in Storia dell’arte, intitolata "Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’Ottocento".

La sua carriera nel mondo dell’arte si muove subito in modo promettente, dandole l’opportunità di viaggiare, curare mostre prestigiose e affermarsi come critica d’arte e personalità piena di talento e carisma. Proprio in questo percorso luminoso, Lonzi scava le ombre: comincia a studiare le relazioni di potere uomo-donna accorgendosi con sempre più precisione delle prevaricazioni e ingiustizie ai danni delle donne, denunciando apertamente la situazione e ritrovandosi di conseguenza isolata dall’entourage a cui è appartenuta.

Lascerà così il suo lavoro di critica d’arte e si dedicherà totalmente al femminismo: negli anni Lonzi elaborerà il concetto di “soggetto imprevisto" per indicare la presa di coscienza delle donne come “soggetti” differenti rispetto agli uomini considerati “soggetti universali”.  E, lei per prima, è stata “soggetto imprevisto” della sua vita:

Adesso esisto: questa certezza mi giustifica e mi conferisce quella libertà in cui ho creduto da sola […]. Capisco quanto posso avere lasciato cadere nel percorso fatto finora, ma capisco che niente mi avrebbe dissuaso dal rivolgermi all’essenziale. Ora il superfluo attira tutta la mia attenzione e i miei desideri

Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978.

Da Rivolta Femminile a Sputiamo su Hegel, nasce il femminismo della differenza

Nel 1970, con Elvira Banotti e Carla Accardi, Lonzi fonda il gruppo Rivolta Femminile, stilando insieme a loro il Manifesto di Rivolta Femminile e aprendo la casa editrice Scritti di Rivolta Femminile, per cui sarà pubblicato per la prima volta Sputiamo su Hegel.

Il Manifesto di Rivolta Femminile che compare tra le strade di Roma nel luglio del 1970 preannuncia i motivi di fondo del pensiero di Lonzi, in uno stile non argomentativo ma con affermazioni brevi e lapidarie: «La donna come soggetto non rifiuta l’uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario». E ancora, su differenza e uguaglianza: «La donna è l’altro rispetto all’uomo. L’uomo è l’altro rispetto alla donna. L’uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli. Identificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione».

Il femminismo che Lonzi inaugurò non aveva come fine l’uguaglianza formale tra uomini e donne, ma l’affermazione della differenza.  

Un riconoscimento dell’alterità che non vuole l’assimilazione delle donne agli uomini ma un cambio di prospettiva radicale: il gesto imprevisto di Lonzi è stato quello di porsi fuori dalla cultura, dalle istituzioni e fare in modo che il femminismo diventasse, come Lonzi stessa scrisse, "uno sconquasso" e anche "una festa"

Rispetto alle ondate femministe precedenti – che ambivano alla parità tra uomini e donne -  il femminismo della differenza sosteneva che la parità avesse funzionato meramente come principio formale senza aver risolto concretamente le discriminazioni che avevano continuato ad agire negli spazi della vita e del lavoro delle donne.

Nel saggio Sputiamo su Hegel, scritto da Lonzi nello stesso anno del Manifesto, l’obiettivo dell’uguaglianza viene decostruito attraverso le tesi di Hegel, Marx e Freud.

Il testo ha come sottotitolo La donna clitoridea e la donna vaginale e vuole scardinare la posizione del famoso filosofo tedesco, accusato come altre figure del calibro di Marx e di Freud di avere una visione limitante della realtà per via del loro orientamento maschilista, e allo stesso tempo riaffermare la centralità del piacere del corpo femminile, svincolandolo dai dettami della procreazione nella convinzione che «l’uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna», perché «la donna è l’altro rispetto all’uomo».

L’oppressione della donna, scrive Lonzi:

non si risolve nell’uguaglianza, ma prosegue nell’uguaglianza. Non si risolve nella rivoluzione, ma prosegue nella rivoluzione

La differenza che Lonzi teorizza punta a «operare un mutamento globale della civiltà», attraverso pratiche di critica della politica tradizionale e pratiche di conflitto:

Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere

Leggere Carla Lonzi oggi

I concetti espressi da Carla Lonzi nei suoi scritti, a più di quarant'anni dalla sua scomparsa -  avvenuta nel 1982 a causa di un tumore – sono ancora tutti da riscoprire: è questo il motivo per cui tutti i testi di Lonzi verranno ripubblicati privi di commenti critici. Come ha spiegato la curatrice Annarosa Buttarelli

«Questi sono scritti che non sopportano commenti, spiegazioni, interpretazioni che spegnerebbero la loro forza travolgente, la loro intensa, parlante presenza… Così proponiamo di ripresentare gli scritti di Carla Lonzi senza accompagnamenti critici, come testi per la lotta delle donne, per la meraviglia di coloro che li leggeranno per la prima volta, come alimenti per la trasformazione di sé, come viatico per chi è alla ricerca della qualità di un pensiero, sempre più raro a trovarsi».

Ritrovare la radicalità del pensiero per reinventare “la teoria” e adattarla al presente: una necessità che si fa sempre più urgente e a cui Lonzi, ancora una volta, risponde lasciando che le parole taglino nel profondo. Sconvolgendo, facendo discutere, eppure scuotendo.

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