Chi era Natalia Lach-Lachowicz, l’artista femminista che ha sfidato il conservatorismo polacco
Natalia Lach-Lachowicz, in arte Natalia LL, è stata artista d’avanguardia e impegnata nel movimento artistico femminista fin dai primi anni Settanta: le sue opere hanno contribuito ad abbattere le barriere culturali nei Paesi dell’Est europeo, sfidando la concezione pornografica capitalista e presentando l’erotismo femminile come vivo e vivace. La sua recente morte, il 12 agosto 2022, ha resuscitato il dibattito sulle sue opere
La formazione di Natalia LL presso la Scuola Superiore Statale di Arti Visive (PWSSP) di Breslavia ha coinciso con il "disgelo" socio-politico e culturale iniziato nel 1956. Nel 1970 ha fondato insieme all’allora marito Andrzej Lachowicz il gruppo di artisti Permafo.
Natalia LL ha lavorato con pittura, body art, performance e videoarte: è la fotografia, però, il mezzo che ha usato di più. Con la fotografia registrava la realtà di attività perlopiù ordinarie. E, poiché il “personale è politico” come titolava l’attivista americana Carol Hanish nell’omonimo saggio, Natalia LL è stata in grado di mettere in luce tutte le loro contraddizioni. La sua è stata una fotografia che racconta, e si sviluppa perlopiù secondo serie.
Natalia LL, le contraddizioni dell’ordinario
Il ciclo “Fotografia Intima” (1968-1969) dell’artista, pur trattando un tema “ordinario” come l’amore tra due persone, riesce a farne manifesto di una sessualità nuova e disibita, non gerarchica e in cui la donna è finalmente parte attiva.
Fin dagli esordi, infatti, quelli di Natalia LL sono tentativi coerenti e diversificati di rappresentare vari aspetti della femminilità
Insieme a lei, anche altre artiste hanno utilizzato gli elementi del loro ambiente più prossimo, il loro corpo e la loro immagine per riferirsi a loro stesse e ad altre donne: si tratta per esempio di di Anna Kutera, Jolanta Marcolla, Teresa Murak, Ewa Partum, Maria Pinińska-Bereś.
Consumer Art e Post-consumer Art: una molteplicità di interpretazioni
La serie più famosa di Natalia Lach-Lachowicz, creata nel 1972, è una registrazione fotografica e poi cinematografica (Post-consumer Art) di donne che mangiano, mordono, leccano banane e wurstel, oppure ingoiano e sputano sostanze appiccicose.
L'opera genera un numero particolarmente elevato di potenziali spunti interpretativi che non si escludono a vicenda, ma anzi si completano. È possibile leggerci una critica al consumo eccessivo, una decostruzione delle immagini della pubblicità e della raffigurazione mainstream delle donne nell’industria pornografica, oppure l’esercizio, da parte di una donna, della propria sessualità in modo non solamente consapevole, ma per farne un sentimento di vita e vivacità.
Come ha scritto a proposito l’artista nel 2015,
Tutta la mia arte del 1972 era legata al gioco concettuale e al consumo. L’evidente perversione dell’arte di consumo era una sorta di presa in giro del mondo della concretezza, così le banane tra le labbra sottomesse e affascinanti che potevano trasformarsi, grazie alla nostra immaginazione perversa, in peni assetati di carezze
Il 2019 è l’anno del cosiddetto “bananagate”: dopo una denuncia anonima, le opere di Natalia LL, Katarzyna Kozyra e del duo formato da Karolina Wiktor e Aleksandra Kubiak vengono rimosse da una mostra al Museo Nazionale Polacco di Varsavia. Le sue, nonostante la volontà dell’artista, sono diventate opere politiche.
Natalia LL ha spesso accettato altre commissioni fotografiche, realizzando ritratti di personalità della politica, attori e attrici, oppure creando campagne pubblicitarie per alcuni prodotti, come nel caso del brand di elettrodomestici Predom Polar: la modella da lei scelta, c'è da notarlo, è stata la stessa che ha posato per “Consumer Art”. Un elemento che unisce la fotografia con cui critica la società dei consumi alla fotografia che la serve, mischiando i piani e i livelli interpretativi.
L’esplorazione del sé
In Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell'identità, Judith Butler scrive:
[…] si dà il problema politico cui il femminismo va incontro quando assume che il termine "donne" denoti un'identità comune. Invece che un significante stabile che impone l'assenso di coloro che intende descrivere e rappresentare, "donne", anche al plurale, è diventato un termine problematico, uno spazio conteso, un motivo di ansia.
Allo stesso modo, quello che Natalia LL ha cercato di fare è stato esplorare la femminilità in tutte le sue forme. Questa viene pensata come un’esperienza sia individuale che universale, fluida, che sfugge alle definizioni. In questo sfuggire agli inquadramenti diventa ambigua, spesso inquietante.
Spesso, infatti, davanti alle foto di Natalia LL ci chiediamo se le donne rappresentate siano un’esasperazione di alcune rappresentazioni o se le stiano contestando: è proprio così che l’artista rivela quanto le categorie di genere siano invischiate in contesti culturali, schemi e aspettative.
Il ciclo "Intimate Photography" (1968-69), censurato nel 1971, comprende scatti fotografici di nudo di un uomo e di una donna, l'artista stessa e il suo compagno Andrzej Lachowicz, nonché sequenze fotografiche multiple di una coppia che fa l'amore.
Tuttavia, le esplorazioni di Natalia LL hanno incluso spesso donne che sperimentano il proprio corpo senza la compagnia di un partner. Nel 1973, Natalia LL ha realizzato il film a colori “Impressions”: in immagini leggermente sfocate ma ricche di colori, una giovane donna nuda che si tocca i seni pieni, addirittura giocandoci. È un'immagine di sessualità che può dare piacere a chi guarda, ma anche una registrazione della scoperta spontanea della propria corporeità e del proprio piacere in quanto soggetto ripreso.
In molte opere successive al 1985 l’artista si rapporta al tempo che passa e ai cambiamenti che avvengono nel suo corpo: in “Double Head, Double Phantom” compare la maschera antigas a proteggerci dalla necessità di lottare con il proprio corpo e con i suoi processi di invecchiamento, ma anche dalle minacce globali che oggi sappiamo interpretare grazie agli strumenti offerti dall'ecofemminismo.
Un’opera ancora aperta
A differenza della maggior parte delle donne artiste dell'avanguardia del dopoguerra e di altre artiste polacche esordienti e attive negli anni Sessanta e Settanta, e nonostante le censure subite, Natalia LL è molto conosciuta: le sue opere fanno parte di collezioni museali, sono presenti nei discorsi accademici e sono spesso esposte in mostre.
Eppure, c’è ancora molto da scoprire per quanto riguarda il suo lavoro. Nella recente mostra “I Record Common Events”, tenutasi a Varsavia nel 2019, sono state presentate fotografie mai esposte prima in Polonia, nonostante facciano parte di una delle serie più famose dell’artista, “Consumer Art”. Si tratta di fotografie realizzate nel 1973 ed esposte l’anno successivo a Berlino alla Paramedia Galerie: ritraggono donne nude che fanno sesso, che mostrano la vulva o che sono semplicemente sdraiate l’una accanto all'altra, accostate a fotografie di spicchi d’arancia.
È interessante notare come questo lavoro sia passato sostanzialmente inosservato fino al 2019 nel discorso polacco e internazionale sul lavoro di Natalia LL, ma sia sostanzialmente coerente con gli obiettivi di Natalia LL. Nel rappresentare queste donne, l’artista sfida il punto di vista eteronormativo:
Se costruire la femminilità come un insieme determinato e finito di tratti equivale essenzialmente a rafforzare questa visione del mondo, infatti, Natalia LL la costruisce in modo da aprirla il più possibile
La sua è un’opera che guida alla continua scoperta, suscitando domande sempre nuove a ogni livello interpretativo.