Cristina Chirichella: “Lo sport aiuta a cambiare la prospettiva su ciò che consideriamo un difetto”

Tra le atlete più conosciute della pallavolo italiana, Cristina Chirichella è una giovane donna che ha fatto propri gli insegnamenti dello sport di squadra. Oggi li racconta in un libro – Cuore, Testa e Volontà, edito da ElectaJunior – e sul palco dei Mypersonaltrainer Days, in arrivo a Milano il 16 e 17 settembre. “Per ricordare alle sportive più giovani che i momenti di difficoltà sono parte della vita”

Originaria di Napoli, classe 1994, Cristina Chirichella era un’adolescente introversa quando ha lasciato casa, amici e famiglia per cambiare città e diventare un’atleta professionista. A 15 anni ha imparato a fare affidamento sugli altri - le sue compagne di squadra - e soprattutto su se stessa, allenando disciplina e consapevolezza fino ad arrivare a giocare in Nazionale, di cui è stata capitano dal 2017 al 2020.

Con la Nazionale ha vinto l’argento ai Mondiali del 2018, l’oro agli Europei del 2021 e la Volleyball Nations League nel 2022: traguardi che insieme agli insuccessi hanno sedimentato la convinzione che la pallavolo rappresenti un'immensa palestra di vita.

Nel suo libro edito da ElectaJunior Cuore, Testa e Volontà, Cristina Chirichella racconta la sua storia rivolgendosi a tutti quegli adolescenti che, come lei, si sono trovati ad affrontare il mondo dello sport agonistico da soli.

Partiamo dal principio. Come ti sei avvicinata alla pallavolo?

Ho sempre praticato moltissimi sport diversi fin da bambina, ma è stato quando avevo 15 anni che si è posta l’occasione di lasciare Napoli per trasferirmi a Roma e allenarmi al Club Italia. All’inizio non avrei mai immaginato di poter diventare una giocatrice di pallavolo, eppure, anno dopo anno, ho capito che la pallavolo poteva essere qualcosa su cui puntare. Mi veniva bene, semplicemente. Così mi sono costruita l’opportunità di giocare in serie A.

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Cosa apprezzi maggiormente di questo sport?

Amo avere una squadra, amo poter condividere successi e insuccessi e fare affidamento sulle mie compagne, amo la sensazione di costruire qualcosa insieme per raggiungere un obiettivo. È questo ad avermi fatta innamorare di questo sport. All’inizio era tutto un gioco, poi è scattato l’amore, l’emozione.

Dici che la pallavolo è una grande insegnante di vita. Perché?

Perché grazie alla pallavolo ho imparato non solo a fidarmi degli altri, ma anche di me stessa. Ho imparato a conoscermi nel profondo: dentro il campo sono una persona, fuori un’altra. Di natura sono molto introversa, ed è grazie a questo sport che ho imparato ad aprirmi, a raccontarmi, a essere consapevole delle mie capacità. Inoltre, lo sport aiuta ad accettare quella qualità fisiche che prima non apprezzi e che invece, poi, si sono rivelate dei punti di forza. A 15 anni ero alta quasi come ora: la mia altezza era fonte di disagio, non la accettavo, ero diversa da tutti. La pallavolo ha fatto emergere la mia femminilità e la gratitudine per il mio corpo, che mi ha portata fino a qui e che ha fatto in modo che io raggiungessi ottimi risultati. Lo sport è un veicolo di valori per ricordarci di prenderci cura di noi stessi e accettarci così come siamo.

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Pressione sulla performance, come la gestisci?

Se sei uno sportivo professionista, con la pressione ci cresci. Il bello è che di anno in anno impari sempre di più a gestirla e affrontarla. La verità è che i primi a esercitare pressione siamo noi stessi, e nel prendere consapevolezza di questo

è necessario imparare a conoscere i propri limiti, ma non solo: anche a riconoscere la bravura dell’avversario senza colpevolizzarsi

Solo così è possibile migliorarsi senza insicurezze. In alcuni periodi la pressione era molto alta, per fortuna nella pallavolo si gioca in 14: se sei in difficoltà ci sono le compagne ad aiutarti, non si vince e non si cade mai da soli.

Che tipo di rapporti si costruiscono all’interno di una squadra?

Negli anni ho conosciuto moltissime giocatrici, anche internazionali. Alcune so che rimarranno nella mia vita per sempre, da altre ho imparato tanto anche se le ho frequentate solo qualche mese, e altre ancora sono state un modello quando ero giovanissima. Ho capito che è vero quando si dice “tutto il mondo è Paese”: a unirci, al di là delle culture, è l’amore per la pallavolo, la passione.

Qual è stato il sacrificio più grande?

Potrei dirti che è stato andare via di casa a 15 anni, ma adesso non tornerei mai indietro. Da piccola è stato un sacrificio, certo, ma oggi sono orgogliosa di quel passo. Non mi pesano le scelte che ho fatto, come tutti ho dei giorni in cui vorrei starmene a casa rilassata invece che allenarmi, ma amo profondamente il mio lavoro. Un grande sportivo, del resto, si riconosce dalla disciplina.

Avere disciplina. Qual è un altro consiglio che daresti a una ragazzina che vuole seguire il tuo esempio?

Quello di divertirsi, soprattutto i primi anni ma anche nei momenti importanti, perché è quello che ti ricordi. Molte vittorie, nei miei ricordi, sono legate anche a un grande divertimento. E poi dico sempre: fate quello che amate davvero. Perché è solo quando si vuole davvero una cosa che la si ottiene.

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Come ti immagini tra 10 anni?

Bella domanda. Tra 10 anni vorrei vedermi con una famiglia, una casa, un lavoro. Su quest’ultimo punto ci sto lavorando molto: sto terminando la magistrale in Scienze Motorie. Ho scoperto che mi piace studiare l’anatomia e il corpo umano, ma soprattutto che mi piace aiutare le persone. Vorrei lavorare nella preparazione fisica degli atleti e aiutarli a superare momenti di difficoltà. Ogni atleta ne ha affrontato uno, e io sono stata aiutata molto nei momenti di difficoltà. Vorrei che tutti potessero avere l’aiuto che ho avuto io, sia fisico che mentale.

Che esperienza è stata scrivere Cuore, Testa, Volontà?

È stata un’esperienza molto bella e introspettiva: ho ripercorso la mia storia e a volte mi mettevo a piangere da sola! Non avrei mai pensato di scrivere un libro, ho 29 anni e non credo di avere quell’esperienza di vita tale da poter insegnare qualcosa a qualcuno, ma avevo il desiderio di parlare a quegli adolescenti lontani da casa che si trovano ad affrontare l’ambiente dello sport da soli. Con il mio libro vorrei dare una mano, un conforto, o semplicemente vicinanza. Nella vita ci saranno sempre alti e bassi, l’importante è non farsi travolgere dagli eventi e dalle emozioni.

Tra poco sarai anche presente ai Mypersonaltrainer Days: in che veste ti vedremo?

È la mia prima partecipazione a un evento del genere, che trovo importantissimo per ribadire l’importanza sociale dello sport. Sul palco dei Mypersonaltrainer Days presenterò il libro e mi rivolgerò ai ragazzi e alle ragazze parlando della mia esperienza. Spero davvero che la mia testimonianza possa aiutare anche un solo ragazzo ad affrontare un momento di difficoltà nello sport, o anche, perché no, di felicità!

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