Good News/Bad News: le notizie dal mondo sui diritti civili di giugno 2023

Nuovo appuntamento con la rubrica mensile sui diritti civili: a giugno guardiamo molto "in casa", e parliamo di Pride e diritti LGBTQIA+, di carriera alias e di anticoncezionali

La Regione Lazio revoca il patrocinio al Pride di Roma

La Regione Lazio revoca il patrocinio al Pride di Roma, in programma nella Capitale il 10 giugno. Lo ha deciso il nuovo governatore Francesco Rocca, candidato di centrodestra che ha preso il posto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione per due mandati (10 anni) e che ha vinto su Alessio d'Amato, candidato del centrosinistra.

Al centro della querelle c'è, in particolare, la maternità surrogata, difesa nel manifesto del Roma Pride 2023, che quest'anno sfilerà per le vie della Capitale al grido di "Queeresistenza": «Nel primo anno del Governo Meloni, la comunità Queer ha subito molteplici attacchi - spiegano gli organizzatori - Dall’eliminazione dai registri degli istituti scolastici dei nomi delle persone transgender alla cancellazione dai registri comunali delle figlie e dei figli delle coppie omogenitoriali. Questi e non solo. Noi non abbiamo mai smesso di lottare. Abbiamo portato fuori i nostri corpi, le nostre identità, le nostre esistenze. Perché nessun governo può fermarci. Non smetteremo di rivendicare con orgoglio che esistono famiglie e relazioni differenti che non possono essere ignorate».

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Se inizialmente l'amministrazione regionale di centrodestra aveva mantenuto il patrocinio - una sorta di "silenzio-assenso" - l'intervento a gamba tesa dell'associazione ProVita ha spinto Rocca, candidato scelto personalmente dalla premier Giorgia Meloni per la corsa alle elezioni regionali del Lazio, a prendere immediatamente (distante) posizione: «La decisione di revocare il patrocinio si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell’evento, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse - si legge nel comunicato diffuso dalla Pisana - tali affermazioni violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte di Regione Lazio». Il testo, prosegue la nota ufficiale, «viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l’imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall'ordinamento italiano. La firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto».

Immediata la reazione degli organizzatori del Roma Pride, che hanno parlato di «uno straordinario giro di valzer», ricordando come Rocca «dopo averci prima concesso il patrocinio, poi ritirato, adesso ci propone nuovamente la concessione dello stesso chiedendoci in cambio delle scuse, e cosa ben più grave di eliminare dal documento politico la parte riguardante i diritti dei nostri figli e delle nostre figlie. Una richiesta folle e sgrammaticata politicamente, che non ha precedenti storici, nei rapporti tra Istituzioni e movimenti. È il Roma Pride che pretende le scuse del governatore Rocca per questa assurda richiesta».

La manifestazione per i diritti LGBTQIA+ manterrà quindi il patrocinio del solo Comune, come ha confermato il sindaco Roberto Gualtieri su Twitter: «Il #RomaPride è una manifestazione importante per la comunità #Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattono le discriminazioni e sostengono i diritti - ha detto Gualtieri - Per questo #Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio e per questo Sabato sarò in piazza per il #Pride».

Niente pillola concezionale gratis (almeno per ora)

pillola maschile

Dietrofront dell’Aifa sulla gratuità della pillola anticoncezionale. Se ad aprile il comitato prezzi e rimborsi dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) aveva approvato la decisione di rendere gratuita parte dei contraccettivi ormonali per le donne di tutte le fasce d'età, con un investimento totale da parte dello Stato di 140 milioni di euro, a fine maggio il cda guidato da Giorgio Palù ha rinviato la questione alle commissioni, la Cts, cioè quella tecnico scientifica, e la Cpr, quella che si occupa di prezzi e rimborsi, bloccando di fatto l'approvazione.

«Il Consiglio di amministrazione di Aifa ha preso atto che le commissioni consultive dell'agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema Sanitario Nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità - si legge in un comunicato - Per esempio, per tutte le donne in età fertile, per le donne che versano in condizioni economicamente disagiate o per le giovani fino a 19/26 anni come avviene in alcuni Paesi europei e nelle sei regioni italiane che offrono gratuitamente la pillola anticoncezionale. Il Cda ha rilevato dunque, che non sussistono gli elementi essenziali per deliberare».

Le commissioni dovranno quindi adesso decidere se procedere come già accade nelle Regioni in cui la pillola viene distribuita gratuitamente, nei consultori, solo alle under 26 e a quelle che versano in condizioni di difficoltà economica, o se riformare da capo il provvedimento approvato lo scorso 21 aprile.

Bologna è il primo Comune ad approvare la carriera alias per i dipendenti pubblici

L'identità di genere spiegata

Il Comune di Bologna è il primo ad attivare la cosiddetta "carriera alias", ovvero la possibilità, per i dipendenti transgender e non binari, di essere identificati in un genere alternativo a quello di nascita, e di vedersi riconosciuto questo diritto a livello istituzionale. Questo significa che potranno richiedere che sul badge, nell’indirizzo di posta elettronica e sulla targhetta sulla porta dell'ufficio venga appunto riportato il nome d’elezione prescelto. La stessa richiesta potranno fare i cittadini con la tessera delle biblioteche comunali e gli abbonamenti al trasporto pubblico.

L'iniziativa è stata proposta dalla presidente della Commissione Parità e Pari Opportunità, Porpora Marcasciano, insieme con la vicesindaca Emily Clancy: «Il Comune di Bologna, da questo mandato, ha fatto passi in avanti enormi in questo senso: nel Piano Integrato di Attività e Organizzazione che abbiamo approvato in giunta c’è il riconoscimento dell’identità alias per le/i dipendenti, per garantire alle persone che intendono utilizzare un nome di elezione in accordo con la propria identità di genere di poter richiedere il badge, l’indirizzo di posta elettronica, la targhetta sulla porta del proprio ufficio con il nome d’elezione prescelto dal o dalla dipendente», ha detto Clancy.

La vicesindaca ha quindi confermato che l'amministrazione è al lavoro per ottenere la stessa procedura «in modo da poter usare l’identità alias nei servizi bibliotecari comunali o nell’abbonamento al trasporto pubblico. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro della nostra Porpora Marcasciano, presidente della Commissione Pari Opportunità - ha concluso Clancy - che ha stimolato la discussione e l'attività del Comune con la convocazione di diverse udienze conoscitive che hanno avuto come esito un ordine del giorno votato dal consiglio comunale nel quale si istituiscono i Registri di autodeterminazione all'interno dell'amministrazione Comunale e si dà avvio alla predisposizione di servizi igienici senza vincolo di genere».

In Uganda la legge anti LGBT più dura al mondo: gli omosessuali potranno essere puniti con la pena di morte

L'Uganda ha varato una legge contro l'omosessualità diventata tra le più dure al mondo: il provvedimento firmato dal presidente Yoweri Museveni a fine maggio comporta che le persone condannate per aver partecipato ad atti omosessuali tra adulti rischino l'ergastolo, e che chi si rende colpevole di quella che viene definita "omosessualità aggravata" (ossia rapporti omosessuali con minori di 18 anni, persone con disabilità, oppure sulla base di minacce) rischi addirittura la pena di morte.

«La nuova legge rappresenta un duro attacco ai nostri diritti umani e di cittadinanza. Ci criminalizza solo per il fatto di essere ciò che siamo - ha raccontato a All Out un attivista LGBT+ ugandese che ha scelto di rimanere anonimo a causa dell'attuale situazione di sicurezza - Ci troviamo di fronte alla prospettiva di pene detentive fino a vent'anni per "promozione dell'omosessualità" e alla pena di morte per la cosiddetta "omosessualità aggravata". La retorica odiosa e genocida rivolta alla comunità LGBT+ che è stata espressa nel Parlamento ugandese sta ora provocando un contraccolpo violento e brutale contro la nostra comunità. Purtroppo, ho già assistito a un aumento significativo dei casi di estorsione, sfratto, negazione dell'assistenza sanitaria e selvaggia violenza di gruppo».

All'indomani dall'approvazione della legge - il presidente aveva 30 giorni di tempo per firmarla dopo l'approvazione del Parlamento - le associazioni che lottano per la tutela dei diritti della comunità LGBT+ hanno promesso di provare in ogni modo a impugnarla, facendo appello alla Corte Costituzionale e incassando il supporto di molti leader mondiali, tra cui il presidente USA Joe Biden, ma moltissimi ugandesi appartenenti alla comunità LGBTQIA+ si sono già mobilitati per lasciare il Paese, terrorizzati dalla deriva omofoba (legalizzata) che ha preso il governo.

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