Ti spiego il dato, la newsletter di Donata Columbro che svela il gender gap nella raccolta dei dati
«Il mio è un approccio umanista ai dati: non credo solo che dietro i dati ci siano le persone, ma che i dati siano fatti dalle persone», racconta Donata Columbro, giornalista e docente di Data Visualization all’Università IULM di Milano.
Quando vediamo dei dati, dovremmo sempre chiederci chi li ha prodotti e perché: chi favorisce la presenza di questi dati e chi discrimina? Perché questa persona, questo ente o questa società li sta raccogliendo?
suggerisce la giornalista citando l’esempio della raccolta di dati biometrici (impronte digitali, riconoscimento dell’iride, etc.) da parte degli agenti di frontiera nei confronti delle persone che attraversano il Mediterraneo. «Non ho una formazione scientifica, ho studiato sviluppo e cooperazione e ho lavorato in questo settore per anni, e anche questo fa parte dell’approccio che ho ai dati», aggiunge, riferendosi alla sua attività di divulgazione per rendere i dati meno oscuri, neutri e inattaccabili.
Columbro si definisce anche una femminista dei dati, ovvero una persona che lotta per modificare le pratiche più diffuse di raccolta, trattamento e visualizzazione dei dati, visto che spesso queste alimentano pregiudizi e disuguaglianze.
Il mio è anche un approccio femminista ai dati, e in particolare femminista internazionale: il gender data gap esiste, ed è un problema, ma esistono gap anche nella raccolta di dati di molte altre persone oppresse o in difficoltà
racconta Donata Columbro, che, come testo di riferimento, cita il libro Data Feminism scritto dalle accademiche Catherine D'Ignazio e Lauren F. Klein.
Per aiutare altre persone a guardare ai dati da un punto di vista umanista e femminista, Columbro ha prima creato la rubrica Instagram #tispiegoildato e successivamente una newsletter mensile chiamata #5delmese.
«A un certo punto mi sono accorta che avere una newsletter mensile mi metteva in crisi. La scrivevo sempre all’ultimo perché volevo scegliere un tema che fosse importante per me in quel momento perché la mia scrittura è così, è viscerale. Alla fine, però cambiavo idea molte volte e non riuscivo a fare il lavoro di selezione e approfondimento che volevo», spiega Columbro, che da inizio anno ha lanciato invece una newsletter settimanale con lo stesso nome della sua rubrica su Instagram.
Il mio è un commento giornalistico all’uso dei dati e nasce dall’urgenza di avere tante cose da dire
racconta la giornalista, che nel 2021 ha pubblicato il suo primo libro, anche questo chiamato Ti spiego il dato.
Ti spiego il dato: dalla rubrica Instagram al libro e alla newsletter
«Il libro è nato da un’idea della casa editrice QuintoQuarto, che pubblica libri illustrati per adulti. È stata un’esperienza meravigliosa e un grande lavoro corale che ho condiviso insieme all’editor e all’illustratrice del volume», racconta Donata Columbro, anche se le sfide non sono mancate.
La cosa più difficile è stata tenere a mente che si tratta di un libro fatto per persone che quando vedono un grafico girano pagina. Non è un manuale per chi si occupa già di data visualization, ma uno strumento di divulgazione
precisa l’autrice, che si occupa anche di raccontare storie legate ai dati nella rubrica Data Storie su La Stampa.
Alla domanda su quale sia la sua principale fonte di ispirazione per alimentare costantemente i suoi lavori, la giornalista risponde:
Non potrei stare senza Twitter. Lo uso tantissimo, seguo un sacco di persone o hashtag che mi danno spunti in continuazione.
Tra questi, l’hashtag #datavisualization e #horrorchart, i profili dell’associazione Ondata, dell’esperto in innovazione Giulio Quaggiotto e delle principali redazioni che si occupano di datajournalism come Reuters Graphics.
«Alle volte l’ispirazione mi viene anche dalla mia vita quotidiana o da studi, grafici e libri, ma la maggior parte delle idee arriva sempre da Twitter», afferma.
Da Ti spiego il dato a Dietro l’algoritmo
Nonostante le idee non le manchino, neanche Donata Columbro riesci a sfuggire alla temuta newsletter fatigue, quel senso di stanchezza e oppressione che colpisce alcune persone che si occupano di creare contenuti – in questo caso newsletter – con cadenza regolare e per lunghi periodi.
A inizio estate ho sospeso le uscite della newsletter e ho chiesto a tre persone di scrivere un numero a testa per me. Scrivere la newsletter è una scelta che mi rende felice, ma anche un investimento di tempo
racconta la giornalista, che ha sfruttato quel periodo per scrivere il suo secondo libro. «La newsletter è qualcosa che mi mancherebbe se non ci fosse, ma temevo di non riuscire a scrivere cose sensate mentre ero assorbita da altro. Alla fine, sono contenta di aver fatto questa scelta», aggiunge.
In arrivo quest’inverno, il suo secondo libro s’intitola Dentro l’algoritmo e sarà edito da effequ.
L’algoritmo mi penalizza o sceglie per me: algoritmo è una parola che usiamo spesso, anche in maniera superficiale. Con questo libro vorrei smontare la retorica intorno a questa parola per far capire di cosa parliamo quando parliamo di algoritmi, modelli e machine learning
afferma Donata Columbro, precisando che spesso nel lessico giornalistico queste parole sono usate come sinonimi. «L’altro obiettivo è poi analizzare il nostro ruolo rispetto agli algoritmi e che impatto hanno sulla vita delle persone, e in particole delle persone che appartengono a comunità svantaggiate», conclude l’autrice.
Anche in questo caso, come per i dati, l’uso degli algoritmi è una questione di potere e privilegio