Emanuela Genovesi, vincitrice del WE Award: “La parità di genere sul lavoro? Si fa supportando la genitorialità”
Nel 2015, a soli 32 anni, ha fondato la sua agenzia di web marketing, TWOW, un progetto fortemente orientato all’applicazione di un modello di leadership al passo con i tempi e con le esigenze di un team giovane. A distanza di 8 anni Emanuele Genovesi ha ricevuto il WE Award Women Excellence, premio che fa parte del progetto internazionale “Women at the Top” organizzato da Il Sole 24 Ore in collaborazione con il Financial Times che celebra le donne che si sono distinte nel mondo del business, dell’innovazione, del non profit e a livello internazionale.
Genovesi ha trionfato nella categoria Business, rivolta a imprenditrici, manager e C-level under 45 che hanno attivamente lavorato allo sviluppo di un progetto di miglioramento, cambiamento e welfare aziendale ottenendo impatti reali e misurabili sull’azienda. Abbiamo parlato con lei della sua visione imprenditoriale e di quali sfide bisogna affrontare oggi per creare un ambiente di lavoro dinamico e inclusivo.
Emanuela, nel novembre scorso hai vinto il We Award per i valori inclusivi della tua azienda. Ci puoi spiegare qual è la tua filosofia, e quella di TWOW?
Ricevere il premio è stata un'esperienza emozionante e profondamente significativa per me perchè è stato un riconoscimento del lavoro fatto in questi anni. In TWOW, l’agenzia di web marketing che ho fondato nel 2015, ascoltiamo e valorizziamo le esigenze delle nostre persone, dedicando un'attenzione speciale alle donne, che costituiscono il 60% del nostro team. Ci impegniamo a creare un ambiente in cui ogni individuo possa esprimersi liberamente e contribuire con le proprie idee uniche. Siamo fermamente convinti che il successo nel business possa essere raggiunto mantenendo al contempo un profondo rispetto per le persone, considerandole non solo come professionisti ma anche come individui. Questo si riflette concretamente nell'adozione di pratiche lavorative flessibili, nella promozione attiva della diversità e dell'inclusione, e nel supporto costante ai nostri dipendenti in tutti gli aspetti della loro vita lavorativa.
La tua azienda ha oltre la metà dei dipendenti donna, a oggi una sorta di “mosca bianca” nell’attuale panorama, italiano e non solo. Secondo te perché, ancora oggi e nonostante le raccomandazioni e gli obiettivi che arrivano anche dall’Europa, la gender equality sembra ancora così lontana?
VEDI ANCHE CultureSonia Malaspina, Direttrice Relazioni Istituzionali di Danone: “la parità di genere rende le aziende vincenti”La strada per la gender equality è costellata di sfide, molte delle quali affondano le radici in vecchi pregiudizi e stereotipi. Penso ad esempio alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, un dilemma che di solito si abbatte con più forza sulle donne. Le indicazioni date dall’Europa sono un segnale importante perché accendono la luce su questa tematica, ma bisogna lavorare su supporti concreti alla genitorialità e al sostegno familiare perché la gender equality sia realtà. Purtroppo il primo ostacolo da superare è ancora quello culturale. In Italia, molto spesso si vede l'assunzione delle donne come un "rischio", principalmente a causa delle responsabilità legate alla maternità e all'assistenza familiare.
È come se le donne portassero sulle spalle un peso extra: quello di badare ai bambini o di prendersi cura di altri membri della famiglia che hanno bisogno di assistenza, come anziani o malati. In TWOW siamo da sempre attenti a queste tematiche, e recentemente siamo stati anche riconosciuti come "azienda family friendly". La nostra politica di flessibilità e supporto è pensata per superare i tradizionali confini di genere, promuovendo un ambiente di lavoro veramente inclusivo ed equo, mi auguro davvero che la nostra filosofia possa essere di ispirazione per altri per costruire un futuro dove la parità sia la norma, non l'eccezione.
Hai citato, appunto, l’importanza di trovare il giusto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Per moltissime persone questo aspetto è diventato primario nello scegliere il luogo di lavoro e la qualifica. Ritieni che in Italia i datori di lavoro abbiano capito e introiettato questo paradigma?
Avendo iniziato a lavorare come libera professionista anche durante il percorso di laurea, mi sono scontrata molto presto con la necessità di trovare un proprio equilibrio tra vita privata e vita lavorativa e ho cercato di riportare questi principi nella mia azienda. Da questo punto di vista la pandemia ha segnato un momento di svolta accelerando significativamente il cambiamento nella percezione dell'equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Spero davvero che questo cambiamento non sia stato solo una fase temporanea, ma che porti le aziende a ripensare i propri modelli in chiave più moderna.
In un mercato del lavoro sempre più competitivo, è diventato essenziale non solo attrarre ma anche trattenere i talenti, creando un ambiente che li valorizzi e permetta loro di concentrarsi sullo sviluppo delle proprie competenze. La nozione di "fatica e sacrificio", un tempo centrale nella cultura lavorativa, sta assumendo nuove sfumature, orientandosi più verso la ricerca di significato e soddisfazione personale nel lavoro. Sostenere i lavoratori nella ricerca di un equilibrio tra vita privata e professionale non solo accresce la loro motivazione e produttività ma è fondamentale per costruire un clima lavorativo armonioso e stimolante.
Quali sono i principali ostacoli che hai dovuto affrontare per affermarti come giovane imprenditrice? E i principali stereotipi e pregiudizi con cui ti sei scontrata?
La mia avventura imprenditoriale è stata un viaggio pieno di sfide. Sono partita da zero, costruendo il mio percorso passo dopo passo, con tanto lavoro e una pratica intensa sul campo che, imparando dagli errori, mi ha permesso di arricchire il mio bagaglio di esperienze e competenze. Nell'affrontare l'inizio della mia carriera da under 30 e freelance, la principale difficoltà è stata quella di far riconoscere le mie competenze in un settore ancora agli albori e in rapida evoluzione. Il duro lavoro, volto a raggiungere elevati standard di qualità e professionalità, col tempo ha dato i suoi frutti.
Negli anni non sono mancati momenti in cui mi sono scontrata con stereotipi e pregiudizi, la situazione più comune che ho dovuto affrontare è di non veder riconosciuto il mio ruolo. Questi atteggiamenti - a volte anche inconsapevoli - dei miei interlocutori possono generare frustrazione e un senso di inadeguatezza. In passato, tendevo a minimizzare l'importanza di questi episodi e a proseguire per la mia strada; tuttavia, con l'evoluzione della mia carriera e un maggiore livello di consapevolezza, ho compreso che è fondamentale affrontare e chiarire queste questioni.
Qual è il modo migliore per gestire queste situazioni, a tuo parere?
È essenziale interrompere immediatamente questi fraintendimenti e saper valorizzare adeguatamente sé stesse. Stabilire confini chiari e "educare" gli altri al rispetto reciproco è essenziale. Essere la "capa di me stessa" mi ha dato la possibilità di scegliere con chi collaborare e come interagire nel mondo professionale, un privilegio per cui ringrazio anche il mio socio, che ha sempre sostenuto il mio operato e il mio ruolo, facilitando la gestione di questi equilibri. Questo percorso, sebbene costellato da difficoltà, si è rivelato un'inesauribile fonte di crescita e un'occasione per avvicinarmi sempre più alla realizzazione dei miei obiettivi professionali. Sono convinta che determinazione, passione e dedizione siano fondamentali per navigare attraverso gli ostacoli e i pregiudizi, costruendo così un percorso di successo nel mondo imprenditoriale.
Ci racconti come sei arrivata a fondare la tua azienda, e quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere a lungo termine?
Prima di TWOW, ho lavorato nell'ambito delle startup, un'esperienza imprenditoriale estremamente formativa, che mi ha mostrato un ambiente più aperto e meno incline a resistenze legate a età e genere. Questo mi ha infuso la forza e la determinazione necessarie per fondare la mia agenzia digitale, spinta dalla voglia di mettermi in gioco in un'impresa che potesse coniugare la mia passione per l'innovazione e il digital marketing.
TWOW nasce nel 2015 dopo 5 anni di esperienza come freelance, nei quali, insieme al mio socio che godeva di una discreta notorietà legata al marketing digitale, abbiamo creato una rete di affiatata di collaboratori. Qui ha avuto inizio il nostro viaggio. Volevamo che fosse qualcosa di unico, un progetto che riflettesse la nostra passione e il nostro impegno verso i nostri clienti e collaboratori. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di emergere per la qualità e la pragmaticità dei nostri servizi per differenziarsi da un mercato con tanta “fuffa”. L’attenzione alle persone è venuta di conseguenza.
Abbiamo sempre voluto costruire rapporti duraturi basati sulla fiducia e la trasparenza, rapporti umani che vanno oltre il semplice business. Ascoltiamo, guidiamo e proponiamo soluzioni su misura per ogni esigenza. L’attenzione che mettiamo nella gestione del nostro team, si riflette anche su come lavoriamo con i nostri clienti per i quali cerchiamo di essere sempre un supporto.
E a livello personale?
Sul piano personale, ho vissuto una significativa evoluzione del mio ruolo negli ultimi anni. Il mio desiderio è di mettere a disposizione dei nostri clienti le conoscenze acquisite nel corso della mia carriera, anche esplorando nuovi servizi che possono aiutare le aziende nella gestione più umana delle loro persone. Sono di natura molto curiosa e con una forte propensione al cambiamento e all’evoluzione, non so cosa il futuro abbia in serbo per me, ma spero di poter contribuire attivamente all'evoluzione del business verso pratiche sempre più etiche, inclusive e sostenibili.