Giulia Mei: “con la musica racconto le difficoltà della donna contemporanea”

Pianista, cantante e autrice siciliana, Giulia Mei ha firmato un testo-manifesto che racchiude frustrazioni e auspici, desideri e inciampi di se stessa e di tutte le donne di oggi: la nostra intervista

Cantante, pianista, autrice. Ma prima di tutto donna, libera, consapevole e determinata. Giulia Mei, trent’anni, una formazione classica al Conservatorio di Palermo, è una delle stelle emergenti del firmamento delle giovani cantautrici italiane, che della musica ha fatto un manifesto. E l’ultimo singolo uscito, “Bandiera”, sembra essere proprio questo: un “flusso di coscienza”, uno sfogo sulle difficoltà intrinseche ed evidenti dell’essere donna nella società di oggi, su quegli aspetti “di cui non si parla mai, quelli sotto pelle, che fanno male da secoli”. 

"Bandiera" è uscito, non a caso, il 24 novembre, alla vigilia della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Testo provocatorio, esattamente come la foto scelta per la cover - slip che portano scritto sul davanti il titolo della canzone - ma una provocazione "non fine a se stessa, quanto piuttosto uno stimolo alla riflessione", uno sfogo creativo più che distruttivo. Ne abbiamo parlato direttamente con lei, all’inizio di questo nuovo anno che la porterà in giro per l’Italia per esibirsi davanti al pubblico di diverse città e che la vede impegnata nella stesura di altri brani che faranno parte del nuovo disco di prossima uscita.

Giulia, quanto di personale c’è nel brano e quanto rappresenta, invece, la voce corale della tua generazione e delle donne?

Come tutti i miei brani, "Bandiera" parte molto da me, io riesco a scrivere solo partendo dalle mie esperienze di vita, e questo brano nasce banalmente dall’ennesima esperienza di paura e ansia provate nel tornare a casa la sera da sola, cosa che faccio sempre. In me è sorta la necessità di raccontarlo attraverso la musica, per esprimere tutte la mia frustrazione nel non sentirmi libera, e la riflessione che ne è nata è che non mi ci sento e probabilmente non lo sono, da molti punti di vista. Mi sono allargata alla mancanza di libertà di scelta, analizzando la mia percezione di essere donna anche al di fuori di me. Da qui i versi sul desiderio di essere libera di fare un figlio a 40 anni, di sposarmi, divorziare e risposarmi, di non depilarmi per mesi, di amare un uomo con dieci anni di meno. Tutto senza il timore di giudizi e pregiudizi. 

Nel testo parli di violenza psicologica, fisica e anche social. Come vivi una contemporaneità fatta di questi tre elementi che spesso si intrecciano tra loro?

La mia è purtroppo un’esperienza negativa, ho subìto attacchi anche a causa del mio lavoro, e violenza psicologica anche in modi sottili. Molto spesso ho vissuto questa situazione con frustrazione e rabbia, a volte anche con senso di colpa. Mi sono trovata inconsciamente a sentirmi in colpa per la scelta di mostrarmi, per esempio. Quindi la vivo male, ma dall’altra parte la vivo come una sorta di positiva rivalsa, perché non accetto di viverla male: voglio chiedermi perché mi succede questo, e provare a cambiare le cose anche attraverso la musica, senza paura e senza stigma.

Il tema del patriarcato come problema sociale e culturale da qualche tempo è diventato di stretta attualità, complici i drammatici fatti di cronaca che si sono verificati. A trent’anni, come lo vivi e come lo vedi tu?

Quando parliamo di patriarcato mi vengono in mente tante cose, la cena di famiglia la domenica quando ero bambina e mio nonno diceva a mia madre "portami l’acqua", o quando nessuno si alzava da tavola se non le donne. Da bambina mi sembrava un assunto di base, oggi chiaramente ho capito che così non deve necessariamente essere. Penso che il patriarcato sia un modus vivendi e anche operandi, un modo di assorbire le cose che può appartenere a uomini ma anche a donne, ho visto e subìto atteggiamenti e pensieri patriarcali anche da parte delle donne. Esistono modi di concepire, vivere e scegliere la vita in cui il modello maschile viene imposto alle donne. Anche io forse sono stata patriarcale senza neanche rendermene conto, ma dal mio punto di vista c’è una grande voglia di cambiamento. 

Che ruolo ha la musica in tutto questo?

Credo sia utile per parlarne, in ogni modo possibile, e non dare per scontato nulla, penso che nella musica ci sia grande condivisione del femminile, e che la condivisione di esperienze musicali diverse che parlano di questi temi in vari modi sia fondamentale. Ognuno porta il suo modo di parlare e scrivere musica, ci sono anche uomini che scrivono del femminile in modo molto bello: tutto è utile, se costruttivo.

Il tuo brano ha una sorta di mantra che, provocatoriamente, fa un riferimento intimo piuttosto diretto (“Della mia fica farò moneta o simulacro di nuova vita”, ndr). La cover dell’album è altrettanto provocatoria. Provocare era uno degli obiettivi?

Il mio è effettivamente una sorta di mantra, e c’era certamente desiderio di provocare, ma non fine a se stesso, in qualche modo è finalizzato a una riflessione. In Sicilia si dice che ognuno raccoglie ciò che vuole, ma c’è una rivendicazione forte, che quella “fica” diventi simbolo del femminile e anche qualcosa da portarsi addosso con orgoglio e mai più con paura o con frustrazione.

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Da chi trai ispirazione per i tuoi brani?

La mia musica ha più anime, cerco di portare avanti quella più classica, che è la mia formazione, e dal punto di vista cantautorale ho moltissime influenze. La scuola genovese, da De André che è stato un grande maestro a, in ottica contemporanea un’amica e cantautrice genovese molto brava, Irene Buselli. E poi amo molto la scuola francese, cito Zaho de Sagazan. Unisco la musica elettronica al folk e alla poetica old style, classica. 

Che cosa ti aspetti da questo 2024?

Alla fine del 2023 è uscito il singolo e ne usciranno altri prossimamente. Sto scrivendo il nuovo album e sono molto assorbita da questo disco nuovo e da tutto ciò che arriverà con lui. Sono anche impegnata in vari live, sarò a Bologna e farò vari concerti in giro per l’Italia. Ciò che spero davvero è di riuscire a portare avanti in modo concreto un contenuto che porti sempre a un cambiamento. 

Chi è Giulia Mei

Giulia Mei inizia a studiare canto e pianoforte classico all'età di nove anni, laureandosi in strumento al Conservatorio di Palermo

Nel frattempo comincia a scrivere le prime canzoni, ad esibirsi e a ottenere diversi riconoscimenti in occasione di premi come il Premio Alberto Cesa, il Premio Bigazzi, il Premio Lauzi, Musicultura e il Premio De André. Nel 2018 apre un concerto di Roberto Vecchioni in Sicilia, dopo essersi fatta notare in occasione di Musicultura 2018. Nel 2019 esce “Diventeremo Adulti”, il suo primo album, finalista alle Targhe Tenco nella categoria “Miglior disco esordiente”.

Nel 2021 si è aggiudicata la vittoria del prestigioso concorso per autori “Genova per voi”, che le ha permesso di firmare un contratto con Universal Music Publishing come autrice, e nella stessa occasione ha vinto anche la targa Siae per la migliore autrice donna.

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