Esplorare i significati della magia con Ilaria Bianchi, designer alchimista
Un invito a una presentazione, ma non una presentazione qualunque, un workshop. «Tarot Journaling, un esercizio creativo per esplorare il potere degli arcani. Ci si racconta tramite una lettura condivisa dei Tarocchi, si disegna, si ascolta musica, si sorseggia un rosè naturale», mi scrive Ilaria Bianchi.
Designer di successo, con alle spalle collaborazioni importanti con gallerie internazionali, Ilaria è un’artista alchimista, una di quelle donne creatrici di progetti tra spirito e materia consapevoli del proprio dharma, ovvero di ciò che nel buddhismo viene inteso come talento da offrire agli altri, la propria missione. Una donna Que Sabe, per citare la scrittrice e psicologa junghiana Clarissa Pinkola Estés, che sa, che è connessa con la sua bambina interiore.
È nello spazio Riviera, in centro a Milano, che Ilaria ci accoglie per raccontarci il suo nuovo marchio di ceramiche Temperanza. Una collezione di piatti, bicchieri, tazze, ciotole e caraffe percorsi da disegni, ritratti e panorami emotivi. «Temperanza come la carta dei Tarocchi, la mia carta dell'anno secondo la lettura numerologica proposta da Vicky Noble, antropologa, femminista e specialista delle culture matrifocali».
Su un tavolo rotondo, a evocare la ciclicità del femminile, sono appoggiati i piatti e gli oggetti della collezione, ognuno realizzato a mano in un laboratorio ceramico a Grottaglie, in Puglia, dove Ilaria ha trascorso vari mesi nel 2020 durante una residenza artistica. Ogni manufatto ha una sua anima, un suo messaggio da lanciare al mondo: un piatto recita la frase “Le cose davvero utili”, un altro accoglie una figura femminile nuda, un altro l’augurio “May You Live as a Spirit”.
Quali sono le cose davvero utili nella vita? Il Sole, la Luna e il cibo che ci nutre, anche se la società in cui viviamo ci porta a ritenere che siano altre
«Sono un’animista: le cose non sono mai soltanto cose, e gli oggetti di Temperanza raccontano storie, incarnano valori simbolici e metaforici. I primi esseri umani vivevano immersi in un ambiente “integrato", privo di una reale separazione tra mito e natura. Temperanza offre piccole opere quotidiane che ci riconnettono al potere sensibile degli oggetti, nella speranza di rendere le nostre relazioni con essi più sostenibili e durature», spiega Ilaria.
A guidarci nella comprensione della carta della Temperanza è sua sorella Silvia. Entrambe sono affascinate dalla cartomanzia fin da ragazzine e hanno fatto dei Tarocchi uno strumento di analisi interiore e di crescita personale. Un modo per comprendersi meglio, per osservare i propri limiti e le proprie paure. Lo studio della carta e dei suoi dettagli è il punto di partenza per una serie di condivisioni rispetto al proprio mondo interiore. Il tempo si dilata, stiamo iniziando a navigare lo spazio sottile delle emozioni.
Si parla di come ci si neghi, sempre più spesso, l’ascolto dei propri bisogni profondi, dei propri desideri. A fare da sfondo a tutto, due domande: “La magia sta scomparendo dal mondo?” e soprattutto: “Cos’è la magia?”. A emergere, nel cerchio, sono visioni diverse – chi riconosce la magia negli animi gentili, chi nell’energia che si crea a volte misteriosamente tra le persone, chi nella bellezza insita nelle cose - eppure vicine per la fragilità con cui vengono espresse. Non capita di frequente di prendersi del tempo per riflettere su cosa sia la magia. Quel tempo che oggi appare come il vero, enorme privilegio della nostra società.
Per Ilaria, la magia sta nell’intuizione e nella capacità di ascoltarla
Temperanza nasce da lì, da quell’intuizione che connette anima e corpo nell’atto creativo. Un istinto femminile che nei secoli è stato sistematicamente soffocato per timore della sua potenza creatrice, generando una caccia alle streghe mai davvero interrotta. «Temperanza si riappropria dell’iconografia stereotipata delle streghe ribellandosi a una visione etnocentrico-occidentale che pone in una condizione di subordinazione quelli che il filosofo e antropologo Ernesto De Martino chiamava “i popoli della natura” ovvero chi vive in contesti rurali seguendo i ritmi della terra, chi si abbandona priva di senso di colpa alla perdita di tempo, all’ozio, alla vita. Anche stare fermi significa prendere una posizione».
Capita dunque che Temperanza diventi un progetto molto più grande, vastissimo per le tematiche che solleva, un'occasione per risvegliarsi, per comprendere che oltre la bolla delle nostre vite esiste un mondo in cui trascorrere una giornata senza smartphone non è un atto rivoluzionario, dove è concesso prendersi il tempo per dialogare con la propria anima, per riconnettersi con la natura e piantare i semi di una nuova consapevolezza. Per recuperare il vero senso della magia. È il grande potere del design, quello di far riflettere. Perché gli oggetti, per chi sa vedere davvero, non sono mai soltanto oggetti.