Dare forma al futuro: tre impenditrici africane si raccontano

Donne promotrici di cambiamento e di profonde trasformazioni sociali: sono alcune delle protagoniste del percorso di studi Global MBA in Impact Entrepreneurship offerto dalla fondazione E4Impact e ALTIS-Università Cattolica. Ne abbiamo intervistate tre: ecco le loro storie

Promuovere e sostenere l'integrazione sociale ed economica tra l'Italia e vari Paesi del continente africano attraverso programmi di imprenditoria a forte impatto sociale: è quello che fa la fondazione E4Impact con il supporto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nata nel 2010 da un’iniziativa ALTIS - Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, E4Impact è presente in 20 paesi africani e ha formato oltre 11.600 imprenditori.

Abbiamo selezionato alcune delle donne che hanno partecipato al Global MBA in Impact Entrepreneurship per parlare del loro percorso da imprenditrici, dei loro sogni e delle loro aspirazioni.

Intervista a Phyllis Munyi-Kariuki

Imprenditrice kenyota e fondatrice di Rare Gem Talent School, istituto per bambini con disturbi dell’apprendimento, Phyllis Munyi-Kariuki ha partecipato nel 2019 al Global MBA in Impact Entrepreneurship presso il Tangaza University College di Nairobi. Una formazione che ha aperto a Phyllis nuove opportunità per il suo business, incontrando finanziatori e contatti utili per far crescere  la scuola.

Qual è il tuo background e come sei arrivata a fondare la Rare Gem Talent School?

Nel 2008, all’incirca quando mio figlio ha iniziato la scuola, mi sono resa conto che aveva difficoltà ad apprendere e a distinguere le lettere per formare delle parole. Era frustrante, ma pensavamo che l'avrebbe superato. Invece, la situazione continuava a peggiorare. A quell'epoca, mi capitò di leggere un articolo di giornale dal titolo "Children who write ‘doy’ for boy", che spiegava cosa comportasse essere affetti da dislessia. Fu come togliermi un peso dalle spalle: potevo finalmente spiegarmi perché mio figlio, e anche mio nipote, avevano difficoltà a scuola. Era evidente che anche gli insegnanti non conoscevano questo disturbo dell’apprendimento. Pertanto, mi sono documentata e ho cercato di imparare di più sull’argomento per capire come sostenere mio figlio.

Insieme a mia sorella, abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione per educare gli insegnanti e i genitori sulla dislessia

Più condividevamo informazioni sul tema, più ci rendevamo conto che c'era una mancanza di consapevolezza tra gli stakeholder del settore dell'istruzione, compresi i docenti. Avevamo quindi bisogno di una piattaforma per raggiungere un pubblico più ampio e informarlo. Così, nel 2010, abbiamo deciso di registrare la Dyslexia Organisation Kenya come organizzazione senza scopo di lucro, aprendo un ufficio a Hurlingham (Nairobi) che ci è servito come centro di valutazione e di recupero. In questo modo, avevamo una voce autorevole e potevamo rivolgerci ai media, alle scuole e alle Chiese, ovunque ne avessimo l'opportunità, anche con i mezzi pubblici. Condividevamo, parlavamo e usavamo tutti gli strumenti possibili e, grazie ai nostri discorsi, molti genitori riuscivano a comprendere i loro figli. Inizialmente abbiamo avviato dei corsi di recupero nelle nostre case. Avevo tre bambini più mio figlio, a cui davo ripetizioni la sera. Durante la pausa scolastica del 2011, sette bambini hanno frequentato i corsi di recupero presso il nostro ufficio di Hurlingham. I loro genitori insieme ad altri provenienti da tutto il Paese, che avevano sentito parlare di noi grazie alle interviste in TV e alla radio, alle nostre pagine sui social media e al nostro sito web, volevano sapere se esistesse una scuola in cui gli insegnanti comprendevano e sostenevano gli studenti con dislessia. Naturalmente, non conoscevamo nessuna scuola a cui potessimo indirizzarli con sicurezza. È diventato chiaro che dovevamo fornire noi una soluzione ed è così che nel gennaio 2012 è nata la Rare Gem Talent School, che è stata registrata per provvedere a istruire i bambini con dislessia e altri disturbi del neurosviluppo. È stata fondata come collegio regolare che offre il curriculum locale (curriculum 8+4+4 - programma educativo del Kenya composto da otto anni di istruzione primaria, quattro anni di istruzione secondaria e quattro anni di istruzione universitaria - e successivamente il Competency-Based Curriculum CBC - programma di studi che forma lo studente su 4 aree essenziali, ovvero conoscenze, abilità, valori e atteggiamenti) per ragazzi e ragazze provenienti da tutto il Paese. I primi studenti arrivarono dalle contee di Mombasa e Migori, a 500 km da Nairobi.

Presso la Rare Gem Talent School, ci concentriamo sull'identificazione e la valorizzazione dei talenti speciali degli studenti

Li esponiamo a diverse formazioni tecniche professionali come sartoria, acconciatura e beauty, tappezzeria, modellatura, giardinaggio, con l'obiettivo di far loro raggiungere il pieno potenziale e l'autosufficienza. Alla Rare Gem Talent School ci sforziamo di identificare e affrontare le esigenze individuali di apprendimento.

Che reazioni ha suscitato questa scuola e che impatto ha avuto sul tessuto sociale?

La reazione è stata sorprendente. I bambini amavano la scuola al punto che quelli che avevano terminato la primaria, dopo aver sostenuto l'esame nazionale, volevano tornare. Non avevamo pianificato di avviare una scuola secondaria. Ci trovavamo in un complesso molto piccolo che, a nostro avviso, non poteva ospitare un gruppo di adolescenti. Tuttavia, gli otto studenti che hanno sostenuto l'esame al termine della scuola primaria nel 2017 sono tornati per iniziare la secondaria. I genitori non potevano fermarli: c'erano ragazzi che provenivano da scuole che non riuscivano a comprenderli e raccontavano come erano stati trattati dagli insegnanti e dagli altri studenti nei loro istituti precedenti. Non potevamo accettare di farli tornare in un ambiente simile. Ci sono stati alcuni casi di genitori che, ritenendo necessario il bisogno di sperimentare ambienti diversi, hanno iscritto i propri figli ad altre scuole secondarie dopo la primaria. Tuttavia, la maggior parte di loro è tornata alla Rare Gem School dopo un solo trimestre o entro il primo anno. Questo ci dà la certezza che stiamo facendo qualcosa che non accade nelle altre realtà. Alcuni dei bambini che hanno frequentato la nostra scuola non avrebbero avuto l'opportunità di imparare correttamente all’interno di un istituto scolastico tradizionale , poiché sarebbero stati assegnati a un’unità speciale dove tutti i bambini con particolari bisogni sono accolti insieme e non sarebbero state quindi identificate e affrontate le loro specifiche necessità.

Entro la fine di quest'anno, Rare Gem Talent School avrà istruito oltre 500 bambini

Attualmente, la scuola ha in corso 189 bambini e offre tutti i gradi di istruzione: materna, elementare, media e secondaria.

Ora quali sono gli obiettivi per il futuro?

Il nostro obiettivo è far crescere la Rare Gem Talent School fino a farla diventare un istituto di formazione tecnica professionale anche perché la maggior parte dei nostri studenti non raggiunge i punteggi minimi per accedere all'Università. Ci auguriamo di fornire agli alunni un ambiente in cui possano sviluppare le loro capacità e i loro talenti. Li mettiamo nella condizione di diventare imprenditori fin dalla giovane età, sulla base delle competenze apprese, in modo da poter essere indipendenti. Vogliamo dare la speranza a molti genitori di bambini con bisogni speciali che i loro figli possano essere autonomi. La maggior parte di coloro che hanno completato la scuola secondaria presso il nostro istituto sono ora giovani indipendenti.

Intervista a Kengne Fany Miglange

Kengne Fany Miglange è la fondatrice e CEO di Royal Bio Industry Sarl, azienda del Camerun che trasforma i rifiuti in risorse utili per la comunità (gas, fertilizzanti, elettricità). Nel 2020 ha partecipato al Global MBA in Impact Entrepreneurship di E4Impact Foundation e ALTIS-Università Cattolica.

Qual è il tuo background e come sei arrivata a fondare la Royal Bio Industry Sarl?

Sono una contabile e sono partner di UNICEF, di UNWOMEN (Agenzia delle Nazioni Unite per l'Empowerment Femminile), di UNCHR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e di UNDP (Organizzazione Internazionale per l'attuazione del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo).

L'azienda Royal Bio Industry Sarl è nata dal desiderio di risolvere un problema: la gestione e la minimizzazione dei rifiuti, con l’obiettivo di mantenere un ambiente pulito e di promuovere la tutela della salute della comunità, generando al contempo ricchezza per il Paese

Il mio slogan è "My Environment, My Health, My Wealth". Grazie a determinazione, temerarietà, resilienza e passione siamo riusciti a catturare l'attenzione delle Nazioni Unite e del nostro Governo. Inoltre, in meno di 12 mesi dalla nascita di Royal Bio Industry Sarl, sono stata invitata in nove Paesi a formare altri imprenditori e giovani sullo sviluppo delle comunità e sulla gestione dei rifiuti. Ad oggi, lavoriamo in diversi Paesi africani quali Senegal, Sierra Leone e Ciad.

A che punto è il dibattito sulle energie rinnovabili in Camerun e in che modo senti di aver creato un esempio positivo?

L'energia rinnovabile in Camerun non è ancora ben compresa o conosciuta. Ecco perché Royal Bio Industry Sarl desidera creare consapevolezza, presso la nostra comunità e il governo, evidenziando l'importanza e la necessità di affidarsi alle energie rinnovabili. Stiamo affrontando un'instabilità climatica che influisce su molte attività e business, oltre ad avere carenza di energia sia nelle zone rurali che in quelle urbane, pertanto il nostro intento è quello di sensibilizzare la comunità su come utilizzare i rifiuti urbani, domestici e industriali per ottenere energia sostenibile e pulita.
In questo modo, rafforziamo alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Quali sono state le difficoltà da imprenditrice donna?

Una caratteristica che mi appartiene è che prendo tutto come un'opportunità, dando valore a ogni circostanza. Questo mi ha aiutata a non soffermarmi sulle sfide o a non vederle come difficoltà, ma come un’occasione. Quando mi prefiggo un obiettivo devo raggiungerlo e questo richiede un processo che considero come un periodo di apprendimento, scoperta, pianificazione, fallimento, successo e opportunità. Quindi, se queste vengono considerate come difficoltà, la più grande sfida che ho affrontato è stata quella di garantire la partnership di Royal Bio Industry Sarl con le Nazioni Unite.

Intervista a Georgina Chirume

Georgina Chirume è un'imprenditrice dello Zimbabwe ed è la fondatrice di Lusama Fashion Enterprises, società impegnata nel settore tessile. Nel 2020 ha partecipato al Global MBA in Impact Entrepreneurship di E4Impact Foundation e ALTIS-Università Cattolica: un'opportunità che ha permesso a Georgina di sviluppare le capacità imprenditoriali necessarie per far crescere la sua azienda e la sua rete personale di mentor.

Qual è il tuo background e perché hai fondato Lusama Fashion Enterprise?

All'inizio del 2000, ho notato che la classe operaia e il settore dell'istruzione in Zimbabwe vedevano sempre più spesso nell'abbigliamento scolastico e da lavoro un marchio di identità. Ho colto in questo bisogno un'opportunità per lavorare su nuove strategie di sviluppo del prodotto. Pertanto, mi è venuta l'idea di creare e produrre una linea di abbigliamento dedicata a scuole e aziende in grado di trasformarne l’immagine in termini di riconoscibilità e identità. Lusama Fashion Enterprise desidera contribuire alla crescita dell’industria e della moda in Zimbabwe, fornire occupazione e formazione imprenditoriale, soprattutto a giovani e donne, proteggendo l’ambiente grazie a una produzione ecologica, che limita l'inquinamento e facilita il riciclaggio dei rifiuti. La partecipazione al Global MBA in Impact Entrepreneurship di E4Impact mi ha consentito di acquisire le capacità, gli strumenti, le soluzioni e le strategie necessarie per espandere la mia azienda e creare nuovi progetti redditizi.

Oggi Lusama Fashion Enterprise è uno dei principali produttori di maglieria e vestiario scolastico e aziendale del Paese, contando 55 dipendenti di cui oltre la metà sono donne

Lo staff di Lusama Fashion Enterprises
Lo staff di Lusama Fashion Enterprises

Come Lusama Fashion Enterprises si occupa di sostenibilità ambientale e sociale?

Il nostro processo di produzione non comporta inquinamento ambientale poiché utilizziamo attrezzature e macchinari elettrici computerizzati. Di conseguenza, i rifiuti vengono riciclati e i residui sono smaltiti secondo le normative locali o donati a donne che producono altri prodotti da vendere. Inoltre, offriamo anche opportunità di lavoro a persone disoccupate e vedove.

In che modo è sentito il tema dell'impatto ambientale del fast fashion in Zimbabwe?

È sicuramente un tema che influenza e condiziona in modo particolare la vita degli abitanti in Zimbabwe. Infatti, i marchi del fast fashion producono capi d'abbigliamento nei Paesi in via di sviluppo, dove le normative ambientali sono poco rigorose e spesso distruttive per l'ambiente. A causa di ciò, le tinture e le sostanze chimiche utilizzate nella produzione di abbigliamento vengono frequentemente rilasciate nei corsi d'acqua, inquinandoli e causando danni all'ecosistema locale. La presenza di alti livelli di questi materiali tossici nelle acque reflue delle fabbriche tessili comporta la contaminazione di fiumi e laghi, fattore che danneggia la vita delle piante, della fauna selvatica e degli esseri umani che si affidano a queste fonti d'acqua per bere e fare il bagno. Per questo motivo, in Lusama Fashion Enterprise abbiamo scelto di imboccare una strada diversa e desideriamo contribuire alla salvaguardia dell’ambiente attraverso una produzione ecologica, che limiti l'inquinamento e faciliti il riciclaggio dei rifiuti.

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