Il valore della diversità: intervista a Francesca Vecchioni
La valorizzazione della diversità e il rispetto dei diritti civili sono per me temi di particolare importanza. Da anni mi batto per la difesa degli stessi e lo faccio con spirito di abnegazione e tanta determinazione. Ascoltare le parole di Francesca Vecchioni, paladina di tali tematiche e presidente di Diversity, è stato per me arricchente e mi ha lasciato nuovi spunti di riflessione.
L'organizzazione no-profit Diversity ha creato un’occasione di confronto sui temi che riguardano il ruolo sociale delle aziende, la loro responsabilità e le conseguenti opportunità legate alla promozione di una cultura di inclusione con il Diversity Brand Summit, svoltosi lo scorso 17 febbraio a Milano. Per il quinto anno consecutivo, il summit ha riunito, nella città della moda, i brand più inclusivi emersi dal Diversity Brand Index 2022.
Ho avuto l'occasione di intervistare Francesca, ecco la nostra chiacchierata.
Nel 2013 nasce l’Associazione Diversity: ci puoi raccontare l’inizio di questa splendida avventura e perché hai deciso di fondarla? Quali obiettivi ti sei data con Diversity?
Diversity nasce osservando quello che emergeva dai media, dalla televisione e dal modo in cui le persone venivano rappresentate - parlo al passato proprio perchè qualcosa sta cambiando, spero anche in parte per merito nostro -: volevamo lavorare sull'abbattimento dei pregiudizi, il nostro obiettivo è quello di modificare in maniera positiva l’immaginario collettivo, poiché gli stereotipi e i luoghi comuni sono basati su un’assenza di conoscenza di alcune tematiche e sulla paura della diversità.
Tutti questi aspetti sono fortemente collegati a un pensiero sociale influenzato fortemente dai media.
Diversity, dunque, nasce proprio con l’idea di influenzare in maniera positiva l’immaginario collettivo rispetto alle tematiche dell'inclusione della diversità
Oltre al Diversity Brand Summit, un altro progetto importante è il Diversity Media Awards con cui si premiano i personaggi e i contenuti media che hanno contribuito a una rappresentazione positiva e valorizzante della diversità di genere, etnia, età, orientamento sessuale e affettivo, disabilità. Qual è il tuo scopo e quale messaggio vuoi dare con questo premio al mondo dei media?
Il messaggio dei Diversity Media Awards è fare in modo che i media rappresentino tutte le diversità in maniera responsabile, autentica e più corretta possibile, dando loro la visibilità che meritano. Le pecche dei nostri media principalmente sono due: la visibilità e la corretta narrazione. Questo perché non sempre riescono a mostrare le persone, né tantomeno a mostrarle in maniera valorizzante.
Ma se non si rappresentano correttamente tutte le tipologie di persone, anche sulla base dei gruppi "marginalizzati", allora non si rappresenta il mondo appieno. Tutte le persone devono riuscire a riconoscersi come protagonisti e protagoniste delle storie
Oltre all’importanza di dare visibilità alla diversità, c’è anche un altro fattore essenziale, quello di farlo in maniera corretta utilizzando un linguaggio lontano dal vittimismo, e cioè evitando il linguaggio “macchiettistico” o quello "paternalistico". Un dettaglio che, fino a qualche anno fa, non era così scontato. Per tanti anni queste persone venivano rappresentate solo attraverso ruoli marginali all'interno di una narrazione fatta soprattutto di stereotipi e pregiudizi.
Un altro progetto di punta è il Diversity brand Summit.
È un progetto molto diverso, seppur con un’anima simile al DMA, perchè entrambi vogliono creare un’evoluzione e un cambiamento positivo.
Nel Diversity Brand Summit l’obiettivo è cambiare il mindset delle aziende, perché le aziende rappresentano un grandissimo motore del cambiamento e investono nella e sulla nostra vita
Ognuno di noi ha dei legami con le aziende, dunque esse hanno un enorme potere sia verso l’interno che verso l’esterno, ed è qui che si concentra il Diversity Brand Summit, nel far capire alle aziende che investire sulla Diversity and Inclusion rappresenta per loro un grande elemento di profitti e innovazione. Questo porta benefici importanti: non è un dovere o un costo, ma un’opportunità, un investimento. Abbiamo creato una base di analisi e ricerca unendo più università internazionali:
analizziamo come le persone in Italia percepiscono l’inclusività di un brand e quanto ciò è positivo dal punto di vista dei profitti del brand, cercando di far capire che i loro clienti scelgono brand che abbracciano l’inclusione
Il Business non può sussistere senza integrare anche l’elemento dell’inclusione: le persone hanno bisogno di perpecire i valori di un brand. Soprattutto i più giovani riescono a cogliere l’autenticità del brand nell'intraprendere un percorso inclusivo, non solo nel campo della sostenibilità ambientale ma anche in quello della sostenibilità sociale.
Oggi infatti le persone acquistano sempre più consapevolmente e soprattutto i giovani consumatori prediligono brand inclusivi che dimostrano un impegno concreto nella D&I. Quali sono le strategie o le accortezze da adottare per “smascherare” quelle che invece praticano il cosiddetto "diversity washing"?
Sicuramente, un po' come accade per il "green washing", è importante capire se il percorso inclusivo intrapreso è inerente con i valori del brand. La politica dell’annuncio serve a poco se poi, ad esempio, le policy interne sono del tutto diverse e poco coerenti con il percorso inclusivo avviato.
Bisogna comprendere se c’è una coerenza rispetto alla realtà interna dell'azienda. Ad esempio, non puoi intraprendere un percorso di parità di genere se i tuoi dipendenti sono tutti uomini
Le azioni di facciata sicuramente si auto-smascherano, ma è anche vero che bisogna lasciare un minimo di elasticità alle aziende nel compiere dei passi in questo senso: l’importante è che quei passi comincino con una coerenza interna affidandosi a chi ha delle competenze.
In generale, le aziende che prendono una posizione e che danno il via a un percorso inclusivo hanno sempre da guadagnare e mai da perdere
Quando potremo dire che ci sarà un vero e proprio cambiamento nella società grazie all’inclusione della diversità?
Accadrà quando non dovremo più chiederci se quel ruolo possa o non possa andar bene a una persona con disabilità o a un uomo o una donna.
Accadrà quando andremo oltre l’etichetta, la stessa etichettà che però oggi serve, perchè tante persone non hanno neanche idea delle difficoltà di determinate categorie di persone
Solo quando saremo riusciti a riconoscere davvero tutti questi aspetti e a capire che queste condizioni non contano niente nell’ordine della meritocrazia, avverrà il cambiamento.
Ci sono dei limiti che dipendono dalla stereotipizzazione delle persone e quindi solo quando riusciremo a superare le etichette, riconoscendo che tutte le persone hanno i propri talenti ed unicità, si parlerà di un vero e proprio cambiamento nella società grazie all’inclusione.
Ricorda che la tua diversità aggiunge un valore diverso a quel team, perchè se fossimo tutti uguali ci sommeremmo senza moltiplicarci
La diversità non è commiserazione degli altri e di se stessi, non è scontata e non è tantomeno normale. La diversità è semplicemente un dono, un modo di vedere le cose sotto altri occhi. È a volte anche un privilegio perché ti consente di sviluppare una sensibilità diversa nell’affrontare le prove della vita. La persona con disabilità è per certi aspetti simile a chi non ha nessuna disabilità fisica e per tale motivo ha tutte le competenze per svolgere un lavoro alla pari di tutti.
Spero davvero che, anche grazie alle parole e le azioni di Francesca Vecchioni, qualcosa si possa muovere per un'evoluzione nell’immediato futuro.