Isabella springmuhl

Isabella Springmühl, la stilista con sindrome di Down che sta rivoluzionando il mondo della moda

La giovane stilista guatemalteca è stata la prima con sindrome di Down a portare le sue creazioni alla London Fashion Week: la sua storia è stata inserita nel nuovo libro della serie "Storie della buonanotte per bambine ribelli", edito da Mondadori

L’hanno definita una rivoluzionaria del mondo della moda, ma Isabella Springmühl, stilista guatemalteca con sindrome di Down, è prima di tutto una giovane donna che non si è fatta fermare da rifiuti, stereotipi e pregiudizi, e che ha continuato a lottare per realizzare il suo sogno: disegnare le sue collezioni per portare in passerella una visione di moda e di società più inclusive.

La storia di Isabella, diventata la prima stilista con sindrome di Down della storia a presentare una sua collezione alle Fashion Week, è una delle 100 raccontate in “100 ragazze di oggi per il mondo di domani”, il nuovo libro della serie “Storie della buonanotte per bambine ribelli” a cura di Elena Favilli ed edito da Mondadori: nell’illustrazione di Angela Hinojosa, Isabella sorride con il metro da sarta intorno al collo e una matita tra le dita, dietro di lei i meravigliosi abiti che richiamano le sue radici guatemalteche, stampe vivaci e colorate che sembrano un inno alla gioia di vivere e di creare.

L'illustrazione contenuta nel libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli: 100 ragazze di o
L'illustrazione contenuta nel libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli: 100 ragazze di oggi per il mondo di domani”

Nata il 23 ottobre del 1996, "Belita" ha sempre sognato di fare la stilista, esattamente come sua nonna:

Passava ore e ore a sfogliare patinate riviste di moda e a realizzare vestiti per le sue bambole. Una volta grande, decise di iscriversi a una scuola di moda. Ma c'era un problema: Isabella aveva la sindrome di Down, e questo rendeva i suoi studi un po' più difficili. L'università di moda non voleva insegnare a qualcuno come lei. Ma lei si rifiutò di arrendersi

Isabella sapeva, infatti, di poter essere e diventare tutto ciò che desiderava. Nel suo caso, una brillante stilista. E così ha continuato a studiare, a progettare abiti, a tagliare e a cucire: quel rifiuto arrivato non da una, ma da due scuole di moda non l’ha scoraggiata, e tra le sue mani prendevano forma ogni giorno bozzetti che diventavano meravigliose creazioni realizzati con tessuti provenienti dal Guatemala e realizzati da artigiani locali. L’ispirazione arrivava dalla sua terra d’origine, colori vividi e ricami tradizionali mescolati a uno stile fresco e originale. L’obiettivo non era soltanto creare, ma anche realizzare abiti che si adattassero al meglio a persone con sindrome di Down: 

Cambiate il no in un sì, ama ripetere

Traendo ispirazione da un’assenza, quella mancanza di rappresentazione e varietà nella moda, Isabella è riuscita a creare qualcosa di straordinario, e il mondo se n’è accorto: nel 2015, Isabella fu invitata a esporre il suo lavoro in un museo del costume in Guatemala, e tutta la sua collezione fu venduta. Nel 2016 arrivò l’invito a presentare la sua collezione come stilista emergente alla London Fashion Week, sancendo la nascita di Down to Xjabelle, un marchio inclusivo che oggi partecipa a sfilate in tutto il mondo. 

https://www.instagram.com/p/CiqALc8unrh/?hl=it

Sempre nel 2016, Isabella è stata nominata una delle 100 delle dell’anno per la Bbc, ed è diventata una voce potente che lotta per una società più inclusiva e libera da pregiudizi e stereotipi. Seguita da oltre 30.000 persone su Instagram, la diffonde anche sui social.

https://www.instagram.com/p/Cax6hbbv0yL/?hl=it

«Le persone con sindrome di Down possono essere una parte attiva e produttiva della nostra società. Abbiamo fatto progressi, ma occorre aprire più spazi per avere accesso a posti di lavoro, strumenti per avviare un'attività in proprio e per essere parte del tessuto sociale ed economico dei nostri paesi - ha detto in occasione della Giornata Mondiale della sindrome di Down, il 21 marzo - è un giorno importante per promuovere il rispetto, la tolleranza e l'accettazione di cui molte persone con questa condizione ancora non godono».

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