Josephine Ndao, avvocatessa in Senegal: “lavoro per far conoscere alle donne i loro diritti”
Situata tra l'enclave del Gambia e della Guinea Bissau, Sédhiou è una delle regioni più povere del Senegal, dove si registrano alcuni dei tassi maggiori di violenza sulle donne e di mancanza di scolarizzazione. Proprio qui Josephine Ndao, avvocatessa e consulente legale abilitata con un master in diritti umani all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar, coordina una delle cinque Boutique de Droits del Paese, fornendo assistenza legale e giudiziaria a tutte le donne che sono state vittime di abuso e di violenza. “C’è un grosso lavoro da fare in tema di conoscenza dei propri diritti e noi siamo qui per questo”, spiega Josephine.
VEDI ANCHE CultureAfghanistan: a un anno dal ritorno dei Talebani, la storia di Parwana, attivista che si batte sui socialUn lavoro complesso e preziosissimo, il suo: Josephine si occupa infatti di prendere in carico i casi fin dalle prime segnalazioni, valutando se sia meglio una mediazione familiare oppure una procedura d’ufficio, ma anche di accompagnare all’ospedale le vittime e di attivare la rete di sostegno psico-sociale.
Grazie alle attività delle Boutique des Droits è stato possibile, attraverso il coinvolgimento di 120 donne, individuare e denunciare i principali problemi legati ai diritti delle donne, oltre a elencare attraverso un'agenda pubblica le soluzioni da adottare
La Boutique, e in generale l’Associazione delle Giuriste, è partner del progetto Essere Donna, promosso da COSPE nella regione grazie al contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che insieme alla Region Médical e al Centro salute Globale della regione Toscana, lavora proprio sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne dell’area.
Abbiamo chiesto a Josephine di raccontarci il suo lavoro e impegno quotidiano.
Qual è il tuo background e qual è stato il tuo percorso per diventare coordinatrice di una Boutique de droits?
Inizialmente sono entrata a far parte dell'associazione e ho incominciato a frequentare la Boutique de Droits per offrire consulenze e per collaborare alle attività dell’associazione. Sono stata poi mandata nella regione di Kaolack per diventare assistente di una Boutique nel 2017. Lì ho passato quasi un anno e dopo mi sono candidata per diventare coordinatrice della Boutique de Droits di Sedhiou e ho iniziato a lavorare a Sedhiou nell'agosto 2018. La mia ambizione è sempre stata quella di diventare avvocatessa. Per me è una passione. Voglio essere al servizio degli altri, dar loro assistenza. Oggi sono consulente legale e membro dell'Associazione delle avvocatesse senegalesi, che lavora soprattutto con gruppi vulnerabili come le donne e i bambini, per fornire loro assistenza legale e giudiziaria, ma anche orientamento ai servizi sanitari e sociali.
Ci spieghi di cosa si occupa esattamente una Boutique de droits e che tipo di aiuto concreto offre alle donne?
L’Associazione delle giuriste senegalesi ha fondato dei veri e propri centri di accoglienza, ascolto e orientamento, assistenza legale e giudiziaria dedicati alla popolazione. Questi centri, che si chiamano Boutique de Droits, offrono gratuitamente servizi alla popolazione, soprattutto a donne con bambini.
Si tratta di centri che fanno da intermediari tra la popolazione e la giustizia e che permettono alla popolazione - in particolare alle donne - di avere accesso facilitato alla giustizia, ma anche di conoscere i loro diritti
Per quanto riguarda la Boutique de Droits di Sédhiou, direi che rapresenta un progetto a sostegno della strategia nazionale per la parità di genere costruito anche grazie al supporto finanziario del governo italiano.
Quali sono i casi più frequenti che ti trovi a dover affrontare nel tuo lavoro?
Prima di tutto, nelle Boutique accogliamo e ascoltiamo, poi cerchiamo di trovare delle soluzioni, talvolta ricorrendo alle vie giudiziarie. I casi più frequenti sono quelli che riguardano il diritto di famiglia, cioè il matrimonio, l'eredità, lo stato civile.
Tra questi casi direi che i più numerosi sono quelli di violenza domestica che le donne subiscono all’interno della famiglia
Parlo di mancanza di assistenza per le donne e i loro figli. Mi riferisco all'abbandono di donne che sono rimaste per anni senza avere notizie dei loro familiari. Per le donne è una situazione molto difficile, e lo è anche per i loro figli. Ci sono poi casi di violenza sessuale che subiscono le ragazze giovani. Sono i casi più numerosi, quelli di violenza domestica e sessuale.
Quali difficoltà ti capita di incontrare più frequentemente nell'aiutare le donne che richiedono il vostro supporto?
Sai, nella regione di Sedhiou, con i vincoli socioculturali e gli stereotipi che ci sono, le donne hanno paura di denunciare, a maggior ragione se hanno figli: hanno paura di essere mal viste dalla società. Quelle che denunciano vengono additate per aver chiesto aiuto. Per tanti si tratta di cose da risolvere in casa. Per esempio, se una ragazza è vittima di stupro, la famiglia della vittima si rivolge agli uffici giudiziari competenti per far eseguire l'atto in modo che il presunto colpevole possa essere perseguito. Spesso le donne non lo fanno e preferiscono cercare di trovare una soluzione “amichevole” perché comporterebbe conseguenze nefaste per le donne.
Questo è un problema che abbiamo riscontrato: riuscire a convincere le donne a denunciare
Noi non abbiamo un centro di accoglienza e alloggio per le vittime. Siamo obbligati a mandare le vittime a Ziguinchor, per esempio, al centro d’accoglienza. Inoltre, non ci sono avvocati e studi legali nella regione. Anche questo rende tutto più difficile per la vittima o i genitori: la distanza. Un’altra difficoltà è il luogo dove si trova la Boutique che non garantisce la privacy. Alcune donne dicono che, vista l’ubicazione della Boutique, i loro vicini o i loro parenti possono vederle e questo può portare alla loro stigmatizzazione. Questa, ecco, è una grande difficoltà: il fatto di non avere un locale dove le consulenze siano veramente confidenziali. Un’altra difficoltà per le donne è l’assenza di mezzi di trasporto, perché se noi arriviamo a fare delle attività di sensibilizzazione in zone abbastanza remote, l’assenza di mezzi di trasporto pone dei problemi e dei limiti alla nostra azione. Oltre a queste attività, non possiamo segnalare un caso a chilometri e chilometri di distanza se non possiamo andare in loco. Anche questo è un problema.
Cosa ti appassiona maggiormente del tuo lavoro?
Direi che è la possibilità di fornire aiuto a queste donne e a queste ragazze che soffrono e che vivono in situazioni difficili, il fatto di ascoltarle, capirle, parlare dei loro problemi sapendo che possiamo essere loro utili. È la mia passione: lavorare come consulente legale può essere stancante dal punto di vista emotivo, perché avere a che fare con così tante donne che subiscono violenza può davvero metterti in una situazione di stress. Tuttavia, poiché siamo formati ed educati per ascoltare, siamo anche in grado di gestire queste situazioni. Devo ammettere però che non è affatto facile: non è facile vedere le tue sorelle in situazioni così difficili. A volte si possono trovare soluzioni, ma per averle ci vuole tempo.
Di cosa ci sarebbe bisogno, in Senegal, per ampliare i diritti delle donne?
Direi un fondo per le vittime di violenza e servizi dedicati.
Con Cospe, con cui dal 2020 abbiamo realizzato delle attività e una collaborazione attiva, abbiamo creato un fondo per le vittime di violenza
Questo fondo ci permette di prenderci carico le vittime di violenza, sia dal punto di vista giuridico e della commissione degli avvocati, sia dal punto di vista medico per ottenere un certificato medico per le analisi, oltre a quello psico-sociale con un percorso di terapia. Lo stato del Senegal ha fatto molti sforzi per favorire i diritti delle donne perché esistono dei testi e delle basi giuridiche, ma bisogna fare degli sforzi ulteriori. Bisogna che lo Stato armonizzi i propri strumenti (testi di legge) a quelli internazionali.