La Storia attraverso la musica: un documentario racconta la cantautrice Giovanna Marini
«Se in Francia e nel resto d’Europa il nome di Giovanna Marini è quello di una compositrice, in Italia la sua figura viene equivocata per quella di una folk singer, di una etnomusicologa, della "pasionaria" del canto politico resa celebre, più recentemente, dalla collaborazione con Francesco De Gregori, tutte etichette improprie, che non rendono conto della ricchezza e varietà del suo fare e scrivere musica. Rifuggendo da qualsiasi etichetta, la sua produzione rivela fortissima impronta personale frutto di una musicalità maturata attraverso percorsi artistici quanto mai diversi fra di loro», si legge nell’Enciclopedia delle Donne.
Il documentario "Giovanna, storie di una voce": intervista alla regista Chiara Ronchini
In novanta minuti, Chiara Ronchini ripercorre le tappe e gli avvenimenti degli ultimi sessant'anni della storia del nostro Paese attraverso l’interpretazione della musicista.
Com’è nata l’idea di un documentario che raccontasse la storia di Giovanna Marini?
Stavo lavorando a un altro documentario sull'arrivo del modello americano nella gioventù italiana nel dopoguerra (ndr. Il documentario a cui fa riferimento Chiara Ronchini è "Bulli e pupe, storia sentimentale degli anni 50") e l'ho contattata per questo.
Quando ho incontrato Giovanna e l'ho sentita parlare ho pensato che l'avrai sentita parlare per ore, che mi interessava tantissimo quello che aveva da dire. Così ho pensato di raccontare un'altra delle storie d'Italia, seguendo il filo della sua musica e del suo lavoro di ricerca.
Sono nate queste chiacchierate. L’idea era di fare un percorso immersivo nel lavoro di Giovanna cominciando piano piano, perché in qualche modo anche l'orecchio di chi ascolta ha bisogno del tempo per entrare in quel tipo di musica
Avevi conoscenze pregresse di questo ambito musicale?
Non sono mai stata particolarmente fanatica della musica popolare però, grazie anche a dei lavori che ho fatto, mi interessa moltissimo la storia, l'antropologia e la storia sociale, quindi il lavoro di Giovanna risuonava in quelle corde lì. Poi di Giovanna Marini sapevo quello che sa la maggior parte delle persone della mia età: qualcosa sulle mondine, la sua raccolta di musica popolare, il disco con De Gregori. Ne sapevo veramente molto poco, quindi è stata una scoperta che mi ha permesso di entrare pian piano nel mondo di Giovanna. Il suo modo di documentare è un po' anche il mio e delle persone che hanno lavorato con me: da chi come Filippo Genovese si è occupato della fotografia a Luca Onorati che ha montato il documentario insieme a me, ma anche Maura Cosenza che è la produttrice esecutiva del documentario.
Giovanna Marini ti ha raccontato la sua storia come flusso di coscienza man mano che le cose che le venivano in mente o eri tu a fare delle domande specifiche?
Ero io a farle delle domande. Un po' mi ero preparata l’intervista, ma in questi casi le due cose si integrano, un po’ segui la traccia, ma quando serve lasci spazio. Magari pensavo che Giovanna mi parlasse di una cosa e invece ha parlato di altre quattro. Quindi alcune sono state delle sorprese che tirava fuori lei man mano che parlavamo.
Giovanna Marini è una musicista contemporanea molto complessa. Si spende sempre a raccontarsi in una maniera molto umile, ma il lavoro che ha fatto è veramente importante dal punto di vista artistico
Che ruolo ha avuto Pier Paolo Pasolini per Giovanna Marini ?
Io lo vedo un po' come uno dei suoi mentori, uno dei suoi punti di riferimento Come dice Giovanna, le ha aperto il modo di vedere le cose. Anche lei come Pasolini cercava di fare una fotografia di quell'Italia che stava scomparendo.
Se dovessi riassumere o raccontare la storia di Giovanna a qualcuno che non la conosce come la racconteresti in breve?
È difficile raccontarla in breve. Come dice Giovanna le sue canzoni non sono mai durate tre minuti, ma minimo sette. Anche il racconto della sua vita non può essere riassunto, la brevità non fa parte di Giovanna in nessuna maniera.
È la storia di una delle musiciste italiane più importanti ed è un modo per rivedere l'Italia attraverso la sua musica
È un po' un modo per raccontare la storia. Lei è stata un'osservatrice privilegiata, ha scelto un punto di vista, l'ha vissuto in maniera molto profonda e tramite quel punto di vista ha letto quello che accadeva intorno a lei e lo ha fatto per 60 anni.
C'è un momento della vita di Giovanna che ti ha colpito?
Mi ha colpito quando, con naturalezza nel documentario, dice che negli anni 70: «Io m’ero messa in mente che questo sarebbe stato il mio lavoro. Allora dico: io me ne vado in giro e canto». Quindi questa volontà di divertirsi nel fare quello che si ama unita alla facilità che ha Giovanna nell'entrare in contatto con le persone di tutti i tipi, di tutte le classi sociali. Il dialogo è alla base di tutto il lavoro di Giovanna Marini. Non si può metterla in una posizione frontale di insegnante, per lei è veramente importante la relazione.
Giovanna ha quell'energia, quella forza di una persona che ama talmente ciò che fa che lo sa comunicare. Non è la classica superstar, è una persona con pochissimo ego
Hai fatto anche lavoro di archivio per ricostruire e contestualizzare la storia di Giovanna Marini...
Il documentario è una produzione Luce Cinecittà, A_Lab, AAMOD Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, con la partecipazione di Fondazione Sardegna Film Commission. Quindi è stata una ricerca di filmati storici, ma anche una ricostruzione, attraverso gli archivi, di quella che poteva essere l'ambientazione, la texture del tempo sia visiva che sonora. Abbiamo cercato di ricostruire quello che poteva vedere Giovanna, quello che poteva averla colpita nel corso della sua carriera.
La storia passata è una storia che riecheggia nell'oggi. Per me l'archivio, il passato, così come per Giovanna, sono un modo per raccontare qualcos'altro di nuovo, qualcosa di contemporaneo
La musica popolare può aiutare a tramandare il passato?
Sicuramente è un modo per veicolare una realtà che è stata importantissima per il nostro paese e che lo è. Poi dipende anche da dove siamo; chiaramente a Roma si sente molto poco questa cosa, ma ci sono ancora tanti luoghi dove questa realtà è ancora viva. Le persone che cantano mentre lavorano i campi non esistono più, adesso si può lavorare sull'archivio. Il cantare le cose che ci succedono è una forma di rivalsa, di lotta che può venire fuori anche in altri ambiti.
Giovanna non è una persona anziana che racconta una storia che è finita, è un'interprete che in qualche modo dimostra che di quella storia tu fai parte ancora, senza nostalgia