Liliana Cavani, Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia: «Sono la prima donna regista a vincere il premio. Non è giusto»
La prima regista donna a ricevere un Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia: per Liliana Cavani il riconoscimento più ambito è arrivato a 90 anni, e quando si è ritrovata a sollevare la statuetta, tra gli applausi, ha mostrato tutto il suo animo battagliero e la grinta e l’intelligenza che la contraddistinguono, non limitandosi a ringraziare, ma parlando al mondo.
«Sono la prima donna a ricevere questo premio, trovo che non sia del tutto giusto - ha detto Cavani, scatenando un applauso e un’ovazione dalla platea che affollava la Sala Grande - Ci sono donne sceneggiatrici e registe che probabilmente lavorano bene al pari degli uomini se diamo loro la possibilità di essere viste. Questo credo che il Festival dovrebbe considerarlo, e considerare anche che le donne possono fare bei film».
«Io sono la prima donna che riceve un premio alla carriera - ha proseguito la regista - la Mostra esiste già da tanti anni, è necessario un equilibrio in questo senso, perché ci sono tante donne che lavorano nel cinema come registe, sceneggiatrici, molto brave, e mi auguro che questo inizio abbia, nel tempo, un seguito».
La regista, che ha ritirato il premio dalle mani dal presidente della Mostra, Roberto Cicutto, e dall’attrice Charlotte Rampling, sua musa e protagonista del film cult “Portiere di notte” , ha poi ringraziato ed è scesa dal palco tra gli applausi. E anche se qualcuno ha fatto notare che la sua affermazione non è del tutto corretta - nel 2020 il Leone d’Oro alla carriera è stato consegnato a Ann Hui On-Wah, regista cinese di Hong Kong - l’imprecisione nulla toglie al profondo significato del discorso di Cavani: in 80 anni di storia della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, soltanto due donne registe hanno ricevuto il premio alla carriera, contro 78 uomini.
Dagli Oscar a Cannes, i premi alla regia a una manciata di donne
Cifre che evidenziano una mancanza di equilibrio, più che una mancanza di talento. Come sottolineato da Cavani, nel mondo del cinema non mancano eccellenze femminili, ma spesso non vengono viste, e un’inversione di questa tendenza ha iniziato timidamente a farsi vedere soltanto nell’ultimo decennio. Una "pandemia", che non riguarda solo Venezia, ma arriva ovviamente anche Oltreoceano, agli Oscar, dove in oltre 90 anni sono state solo tre le registe a ottenere la statuetta: Kathryn Bigelow, Chloé Zhao e Jane Campion. Non va meglio al Festival di Cannes, dove in 75 anni soltanto due registe sono state premiate: Jane Campion nel 1993 con “Lezioni di piano”, e Julia Ducournau con “Titane”, nel 2021.
Quello di Liliana Cavani è, insomma, un messaggio importantissimo, soprattutto perché proveniente da una donna che in Italia è stata pioniera dietro la macchina da presa: «L’annuncio del premio mi ha colto di sorpresa, pensavo di essere una sarta che ha solo un gruppo di clienti affezionati - ha detto lei sorridendo - Ho iniziato a fare documentari con la Rai sulla guerra peggiore di sempre e per questo, di fronte alle immagini della seconda guerra mondiale, ho scoperto cose terribili. Non potete immaginare cosa ho potuto vedere».
«Per me è stata una cosa importante - ha proseguito - La Storia è fondamentale. Sempre dalla Storia ho ricevuto notizie di Francesco d’Assisi che parlava di pace durante le crociate. Devo al cinema il bello di poter comunicare i miei pensieri, me lo hanno insegnato in particolare due registi, Vittorio De Sica e Ingmar Bergman. Con loro, e anche con altri, il cinema è diventato pari se non superiore alla letteratura perché le immagini sono avvolgenti».