Quando l’arte e l’amicizia femminile ribaltano la storia: intervista a Margherita Vicario
Ildegarda di Bingen è la prima compositrice di cui si ha testimonianza nella storia: anche monaca, scrittrice e mistica, ha iniziato componendo musica sacra. Mozart aveva una sorella, Maria Anna Mozart, talentuosa al clavicembalo e al fortepiano: delle sue composizioni non c’è traccia.
Gloria!, prima opera cinematografica di Margherita Vicario già premiata ai Nastri d’argento 2024 (miglior colonna sonora) e al Globo d’oro (miglior opera prima e colonna sonora), ribalta la prospettiva mettendo al centro della storia le «cugine musiciste di qualche secolo fa»: compositrici talentuose - e non raccontate - che sono riuscite a far prosperare la propria arte attraverso l’amicizia femminile e la musica, pur nello “sfondo” della Grande Storia.
Intervista a Margherita Vicario
Hai raccontato che il film Gloria! è la tua risposta a chi ti chiede delle donne nella musica: in che modo il cinema ti ha permesso di rispondere meglio che con le parole?
Attraverso le emozioni: il cinema è una cosa complessa ed è stato bello razionalizzare e rispondere attraverso il film. Ed è stata una risposta secondo me profonda e poetica, che non può essere additata - come spesso accade - come “l’ennesima femminista che si lamenta”.
Come nasce l’interesse di raccontare le musiciste di fine ‘700 e quali differenze e analogie noti con le musiciste del 2024?
Ho scoperto, leggendo, che sono esistite tantissime compositrici in tutte le epoche. Ma di loro non è rimasta traccia, né delle loro opere: per questo, facendo ricerca storica, sono venuta a conoscenza di questi istituti con sole musiciste donne educate alla musica, ad altissimi livelli. Erano soprattutto orfane e questo mi ha colpito. Mentre le nobili venivano educate per suonare in salotto e intrattenere gli ospiti, le orfane erano destinate a suonare in chiesa. Allora mi sono detta «pazzesco, ci sarà stata qualcuna con una propria fantasia e voglia di esprimere la propria creatività»: questa storia andava raccontata. Oggi, sebbene ci siano tante artiste in classifica e le più grandi pop star siano donne, continuiamo a subire gli strascichi di una cultura che per secoli non ha raccontato le compositrici e il valore della loro musica.
In Gloria! la “Grande Storia”, quella di Pio VII e di Napoleone, fa da sfondo. Come ti ha fatta sentire avere il potere di ribaltare la prospettiva centrale, spesso maschile?
Ribaltare la prospettiva è proprio il bello dello scrivere, no? Che sia un libro, un film, un'opera. Quando scrivi qualcosa con delle basi storiche, devi in qualche modo legarti ad alcune tracce storicamente fedeli e nel film ci sono: mi ha divertito molto farlo, delegando però il racconto dell’epoca – con tutto l’aspetto creativo e fantastico - al mondo interiore delle musiciste.
A me interessavano soprattutto le cinque ragazze, come cinque sorelle: i rapporti umani sono codificati e cambiano a seconda della società e dei tempi in cui viviamo, ma due sorelle sono due sorelle in tutte le epoche. Mi sono basata sulle relazioni tra di loro per raccontarne la storia.
L’amicizia femminile è un tema centrale in Gloria! e si percepisce anche nella tua musica: è sempre stata presente nella tua vita?
No, quando ero adolescente ero una “maschiaccia” e avevo solo amici maschi. Questo credo accomuni tante ragazze e donne. Solo crescendo, finito il liceo ma ancora dopo, ho capito veramente il potere prezioso della condivisione tra amiche. È una cosa che piano piano mi sono costruita e guadagnata. E oggi questo valore preziosissimo l’ho capito profondamente.
«Fammi vedere, fatti vedere in questa notte buia» canti in "Aria!": nella tua carriera professionale – da regista, cantante, attrice – quali ostacoli hai affrontato, se ci sono stati, per riuscire a farti vedere?
Suono ormai da più di dieci anni e all'inizio facevo un po' tutto da sola. Ma non ho mai mollato, nonostante il mondo dell’arte – per donne e per uomini, in questo non c’è differenza – sia un contesto in cui ci si sottopone costantemente a un giudizio.
La storia ci insegna che, oltre a questo, le donne purtroppo subiscono anche un retaggio culturale. Da quando poi ho iniziato a lavorare con Dade, il mio produttore, insieme a tutta la squadra, mi sono concentrata di più sul contenuto delle mie canzoni e ho lasciato che a parlare fossero loro. Ci sono stati degli ostacoli e ci saranno sempre: questo perché quello del pop è un mondo musicale che, soprattutto adesso, vuole rispondere a delle logiche numeriche per misurare il presunto successo. Tant'è che ho chiamato il mio film Gloria! proprio per indicare come, in realtà, tutto sia relativo: quello che la musica può dare prescinde da quante persone l'ascoltano.
Sei stata a lungo ambasciatrice di Keychange che ha un motto: «Il talento è equamente distribuito, le opportunità no». Se domani potessi cambiare una cosa dell’industria cinematografica e musicale per ampliare le opportunità, quale sarebbe?
Forse mi farei un giro ai vertici: il contesto artistico di un'epoca dipende comunque dal contesto politico, sociale, culturale. Si muove tutto insieme, no? Non si può cambiare una singola cosa perché ci sono fattori culturali che ci portiamo dentro dalla nostra storia, da sempre.
La cosa che mi è sempre piaciuta di Keychange è che non fa del femminismo una questione ideologica ma ne fa una questione statistica e pratica: quindi probabilmente chiederei a tutti i capi delle etichette di avere più curiosità, di non andare sempre sul sicuro ma di scommettere di più.
Sulla scia del successo del film, prosegue il "Gloria! Tour 2024": come ti fa sentire essere sul palco con la tua musica e le tue parole?
Quando mi esplode il pubblico davanti, so di essere lì per avere una forma di nutrimento. Secondo me la musica nutre e io sono ben felice di elargire questa energia.
Mi piace stare sul palco, è una dimensione che trovo molto naturale per me: mi piace cantare e creare un momento di gioia, che è un po' anche quello del film
«Cose importanti sono senza tempo. Non le vedi, per esempio. Solo nel disordine è il progresso»: quali sono oggi per te le cose importanti?
Vorrei che tutti scendessero in piazza. Il progresso dei grandi diritti civili è sempre stato portato avanti da grandi movimenti di rottura e di massa: per questo dico che solo nel disordine è il progresso.