Marta Abbott, artista che connette anima e materia: “non esiste una distinzione tra l’essere umano e la natura”

Artista di origini ceco-statunitensi, Marta Abbott traduce in opere d’arte un mondo interiore profondamente connesso all’energia della natura. Lo fa raccogliendo petali, piante e altri elementi naturali, dai quali ricava inchiostri per creare paesaggi artistici eterei e sfumati, in una rappresentazione toccante del concetto di femminilità

«In fondo, tutto ciò che proviamo a fare, nell’arte come in tante altre discipline, dall’architettura al design, è ricreare quella sensazione di meraviglia e stupore che suscita la natura». Nel pronunciare queste parole, Marta Abbott è seduta di fronte a me all’inaugurazione della fiera di arte contemporanea milanese (un)fair, andata in scena dal 1° al 3 marzo. Qui, all’interno della mostra Brushing the Trigger, curata da Cecilia e Luisa Ausenda, Marta ha portato la sua serie di opere Hour of the Rose. Un progetto che nasce da una ricerca fotografica ispirata a quelle feste effimere dell’antica Roma – raccontate da Charles P. Griner - dove si spargevano abbondantemente petali di rosa. «Abitando da circa 11 anni a Roma, la storia di questi banchetti mi ha profondamente affascinata. I fiori decoravano tutte le superfici, cadevano dal soffitto, saturavano l’aria con un profumo talmente intenso da diventare quasi opprimente. La presenza delle rose era pervasiva al punto che i banchetti erano conosciuti, appunto, come "l‘ora della rosa". Mi interessava approfondire la relazione tra bellezza e decadenza: le mie opere racchiudono più strati, mischiando gli elementi naturali con scansioni e fotografie digitali e analogiche, creando scene surreali che raccontano come ci sentiamo quando entriamo a contatto con la bellezza», spiega. In questa serie, Marta combina e sovrappone fotografie ad alta risoluzione di fiori con immagini di fonti di luce come fuochi d’artificio e cieli romani azzurri. «I cieli spiegano bene come l’abbraccio del decadimento sia ancora visibile in tutta la città, sia nella sua travolgente bellezza che nel suo declino».

Marta Abbott davanti a un'opera della serie Stargazers
Marta Abbott davanti a un'opera della serie Stargazers
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Di bellezza, Marta si è nutrita fin da bambina. Nata ad Amsterdam e cresciuta tra gli Stati Uniti e la Repubblica Ceca, si è avvicinata all’arte – e alla rappresentazione artistica della natura – durante l’infanzia grazie alla mamma pittrice. «Trascorrevo ore nel suo studio a disegnare: è stato per me un processo naturale iniziare a fare quello che faccio, nonostante per molto tempo abbia faticato a definirmi artista. Per molti anni mi sono dedicata al disegno floreale, ma a circa 30 anni, dopo un problema alle anche per cui sono stata sottoposta a un’operazione, ho cambiato strada e ho iniziato a sperimentare e a esplorare più nel profondo la mia ricerca artistica».

Marta ha esposto le sue opere in diverse città, tra cui New York, Praga e Roma, e nel 2022 ha completato una residenza artistica seguita da una mostra presso lo spazio Numeroventi a Firenze. In passato ha avuto l’opportunità di partecipare a una residenza artistica presso la Fondazione il Bisonte, storico studio di incisione sempre a Firenze, e di esporre qui il suo lavoro. Le sue opere sono state oggetto di pubblicazioni in varie riviste e i suoi dipinti sono inclusi in collezioni private in tutto il mondo.

A fare da fil rouge tra i suoi lavori è la spinta all’esplorazione del legame tra gli esseri umani, il mondo naturale e le sue manifestazioni spirituali. Una sperimentazione che crea ponti tra la matericità della terra  – e dei suoi frutti, come le piante ma anche la pietra, materia al centro del progetto Pietra Viva, dove Marta ha realizzato degli inchiostri partendo dalla polvere di marmo – e il sottile, l’aereo. Un dualismo che nelle opere di Marta si dissolve morbidamente, che sfuma verso paesaggi lisergici che annientano i confini tra spirito e materia.

Un lavoro della serie Pietra Viva
Un lavoro della serie Pietra Viva

«L’elemento naturale è sempre stato protagonista della mia produzione. Mia mamma ha sempre amato stare a contatto con la natura e sono cresciuta circondata da fiori e piante, negli Stati Uniti come in Repubblica Ceca, dove molte persone hanno una piccola casetta fuori dalla città, tra i boschi. Da piccola si andava a raccogliere mirtilli e i funghi, si cenava davanti a un falò e andavamo a nuotare nel lago. Vivevamo un’immersione totale nella natura. Così, tanti anni fa, ho iniziato a sperimentare con petali, tisane e con il loro colore.

Successivamente ho scoperto il mondo degli inchiostri naturali, un mondo magico. L’inchiostro è uno strumento molto importante che segue il bisogno primario dell’uomo di esprimersi

Un progetto di cui Marta è molto orgogliosa, mi racconta, è Stargazers, sviluppato nel 2020: una collezione di opere realizzate a mano con inchiostri derivati da fiori, foglie e materiali vegetali raccolti nel giardino del Cimitero Acattolico di Roma, oltre a collage di immagini fotografiche scattate nel cimitero. «Il Cimitero Acattolico di Roma è un luogo di meraviglia: qui possono essere sepolte le persone non cattoliche ed è quasi un giardino segreto, dove non si percepisce la città. Sono sepolti qui alcuni poeti come John Keats. Quando ho scoperto questo luogo ho subito pensato di renderlo parte di un progetto: così, per un anno mi è stato concesso il permesso di raccogliere dei materiali per creare un inchiostro. Il muschio, se lo guardi bene, ricorda il cielo notturno, così ho chiamato questa serie Stargazers, pensando alle persone che non ci sono più e che ci guardano dalle stelle. Ogni opera è legata a una poesia di Keats o Shelley, in omaggio alla storia del cimitero».

Un'opera della serie Stargazers
Un'opera della serie Stargazers

Tra i temi che ricorrono nell’opera di Marta c’è anche il concetto – espanso, in piena armonia con la natura – di femminilità. Una femminilità ciclica, proprio come la vita naturale, la luna, i cicli del cielo e della terra

«Tendiamo a pensarci come esseri che esistono separatamente dalla natura, quando in realtà siamo un'estensione del mondo naturale, soprattutto noi donne. La mia arte è profondamente legata all’universo femminile, e penso che, al di là delle parole, questo si percepisca semplicemente osservando i miei lavori. Spesso fatico a spiegare questi concetti che sono intrinsechi al mio lavoro, e sono convinta che impariamo in un modo più profondo senza le parole. L’arte è il mio modo di provare a entrare in connessione con il ciclo lunare collegato alla femminilità, di toccare le stelle. Per fare questo basta sentire, le parole non servono».

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