Paola Egonu, la stella della pallavolo che combatte stereotipi e pregiudizi
Il primo pallone in mano l’ha preso grazie a un cartone animato: la piccola Paola, invitata a trovare qualcosa che le impegnasse il tempo libero dopo la scuola e affascinata da quanto vedeva in tv ogni pomeriggio, ha scelto la pallavolo quasi per caso, e da allora non l’ha più lasciata. Meno male, viene da dire, perché oltre un decennio dopo la piccola Paola è diventata Paola Egonu, campionessa azzurra che ha contribuito a portare in Italia due ori, due argenti e due bronzi in cinque anni tra Mondiali, Europei e altre competizioni. È stata scelta come portabandiera del vessillo olimpico per la cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo ed è stata riconosciuta come una delle migliori pallavoliste in circolazione, eppure deve ancora confrontarsi con stereotipi e pregiudizi.
È dei giorni scorsi, infatti, il video in cui si vede Paola sfogarsi in lacrime con il suo procuratore Marco Raguzzoni pochi minuti dopo la conquista della medaglia di bronzo al Mondiale olandese: «Non puoi capire, questa è l’ultima partita in Nazionale. Mi hanno chiesto perché sono italiana. Sono stanca». Uno sfogo da imputare, come ha spiegato il presidente Fipav Giuseppe Manfredi, a insulti arrivati sui social: «Siamo tutti davvero dispiaciuti per quanto accaduto a Paola e alle offese ricevute sui social da qualche persona imbecille e ignorante. Dopo sei mesi intensi d’attività è normale che l’azzurra fosse stanca e stressata, così a fine partita ha avuto questo sfogo - ha detto Manfredi -Paola e le altre azzurre sono un patrimonio che la Fipav difenderà e supporterà sempre. Abbiamo diversi mesi a disposizione per parlare con calma e confrontarci, lasciandole il tempo necessario per recuperare».
Paola si è presa, adesso, una pausa per tirare il fiato capire cosa fare in futuro, ma quanto accaduto non fa che mettere ancora più in luce ciò che rappresenta e promuove, e ciò che è riuscita a conquistare nel corso della sua carriera. Non stupisce dunque che sia stata scelta come una delle protagoniste del nuovo libro della serie "Storie della buonanotte per bambine ribelli", un volume dedicato alle "100 ragazze di oggi per il mondo di domani". Nel libro a cura di Elena Favilli la storia della campionessa azzurra, nata il 18 dicembre 1998 a Cittadella, in provincia di Padova, da genitori nigeriani, è raccontata come una moderna favola, e ripercorre gli inizi difficili seguiti dall’ascesa inarrestabile.
La favola moderna di Paola Egonu
«Il primo impatto con la nuova disciplina non fu entusiasmante, perché Paola era timida e riservata, e tra tante coetanee sconosciute si senti a disagio e annunciò che non avrebbe più rimesso piede in palestra. Inoltre, sembrava non essere molto portata e non amava ricevere ordini dagli allenatori. Ancora una volta, fu papà Ambrose a consigliarla: forse sarebbe stato meglio insistere per un altro mese prima di decidere se la pallavolo facesse al caso suo. Fidandosi di lui, Paola ci riprovò, e poco dopo iniziò a divertirsi, capendo di aver trovato molto più di un passatempo» - tratto da "Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli".
Il talento di Paola venne presto notato dall’allenatore del Cittadella, la città in cui l’adolescente viveva con la famiglia, e a soli dodici anni entrò a far parte delle giovani promesse della squadra. A 14 la grande occasione: trasferirsi a Milano per giocare in serie B1. Paola non si è fatta scoraggiare: lasciata casa e famiglia per vivere, studiare e allenarsi fuori, ha trovato la forza di affrontare il cambiamento nel rapporto, strettissimo, con le compagne di squadra, che l’hanno aiutata a combattere anche gli episodi di razzismo vissuti in campo.
La sua carriera procede a gonfie vele ormai da dieci anni. La serie A è arrivata prima con il Novara e poi con l’Imoco di Conegliano. Nel 2015 ha ottenuto le prime convocazioni nella Nazionale maggiore italiana, con cui, nel 2017, ha vinto la medaglia d'argento al World Grand Prix. Nel 2018 ha conquistato la medaglia d'argento al campionato mondiale, un anno dopo è arrivato il bronzo al campionato europeo. Nel 2022, anno in cui entra a far parte della prestigiosa VakifBank di Istanbul, vince la medaglia d'oro alla Volleyball Nations League, venendo riconosciuta come migliore opposto.
In campo non conta il colore della pelle, ma quanto cuore metti in quello che fai
Grinta e coraggio l’hanno sempre contraddistinta non solo in campo, ma anche nella vita personale: fervente sostenitrice della libertà, dell’indipendenza e dell’autodeterminazione, ha sempre rifiutato domande sulla sua vita privata e sulla situazione sentimentale limitandosi a chiarire che "l’amore è amor", senza etichette. E promuovendo sempre i valori fondamentali per lo sport e per una società civile: uguaglianza e integrazione, dentro e fuori dal campo.