Il cibo per “mettere radici”: a Modena il ristorante sociale che aiuta le donne migranti a germogliare

Il progetto ideato dalla giovane imprenditrice italo-americana Caroline Caporossi, che coinvolge donne con alle spalle una storia di migrazione decise a trovare e seguire il loro percorso professionale

Un luogo in cui si mescolano culture, competenze, speranze e desideri diversi, fondendosi per mettere radici. Non è un caso che il progetto lanciato dalla giovane imprenditrice Caroline Caporossi si chiami proprio così, "Roots", "Radici", primo ristorante sociale multietnico di Modena: un esempio virtuoso di come le donne, quando fanno squadra, siano in grado di trovare opportunità di crescita e formazione anche in un terreno soltanto all'apparenza brullo e difficile da far germogliare.

Cos'è "Roots" e com'è nato

"Roots" è uno spazio polifunzionale e cosmopolita che di giorno è luogo di co-working e cafè, e di sera si trasforma in ristorante. È stato inaugurato un anno fa al civico 67 di via Francesco Selmi, nel cuore di Modena, ed è firmato dall'AIW, l'Association for the Integration of Women, nata nell'aprile del 2020 per «fornire risorse alle donne per mettere radici e prosperare». In cucina, a preparare i piatti serviti ai tavoli, cuoche provenienti da ogni parte del mondo, con alle spalle una storia di migrazione e il desiderio di trovare e seguire il proprio percorso di vita e professionale: Bouchra, dal Marocco, Lilian, dal Ghana, e poi Tahira, dal Pakistan, Ester dalla Nigeria, Habibatou dal Mali, Fanta dalla Costa d'Avorio.

L'idea è nata quando Caporossi, 26 anni, ha stretto amicizia con Ella, un'altra 26enne, di lingua inglese e rifugiata dalla Nigeria. Quando Ella ha condiviso la sua storia di migrazione e il suo sogno di diventare la prima donna della sua famiglia a lavorare, l'illuminazione: creare ciò che mancava in modo evidente nel mercato del lavoro nell'industria dell'ospitalità, ovvero un modello in cui le donne come Ella avessero accesso a un programma di formazione professionale retribuito che andasse incontro alle loro esigenze e fornisse loro l'esperienza, la fiducia in loro stesse e una qualifica riconosciuta per lanciare la loro carriera.

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L'ispirazione di Caroline Caporossi

«Nel 1902 la mia bisnonna abbandonò il suo piccolo paese in Calabria per trasferirsi a New York alla ricerca di un sogno - spiega Caporossi - La mia famiglia, come migliaia di altre famiglie, arrivò in America a mani vuote se non per i loro ricordi, le loro capacità e la loro cultura; aprirono ristoranti e si fecero conoscere attraverso il cibo.

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L'Association for the Integration of Women si dedica ad offrire ai nuovi arrivati a Modena, e in molte altre città, la stessa opportunità. Le donne migranti di Modena hanno una storia da raccontare. Speriamo di aprire le nostre porte e creare uno spazio dove queste storie possano essere narrate, per scoprire, per crescere, per testimoniare come i nuovi membri della comunità modenese possano mettere radici e fiorire».

Le storie delle donne di "Roots"

La giornata dell'8 marzo, internazionalmente riconosciuta come quella in cui si celebrano i diritti di tutte le donne, è stata l'occasione buona per fare un bilancio a circa un anno dall'apertura di "Roots", il cui team è composto interamente da donne, tra dipendenti e tirocinanti. La squadra conta su 21 donne in rappresentanza di 14 paesi, e ha presentato diversi menu multiculturali ispirati a Pakistan, Marocco, Nigeria, Colombia, Ghana, Camerun, Tunisia e Guinea.

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I piatti sono stati ispirati dalle tirocinanti, donne migranti arrivate a Modena per motivi diversi, ma accomunate da un unico amore, quello per la cucina. Tahira, per esempio, è arrivata in Italia nel 2014, a 21 anni, e da allora si è dedicata al suo ruolo di madre. Nella sua nuova casa di Modena, nel 2022, ha deciso di concentrarsi su se stessa e sulla creazione di un nuovo futuro professionale, e ha portato nel menù di "Roots" il suo "rainbow biryani".

Bouchra, invece, ha 54 anni ed è originaria del Marocco. Prima di trasferirsi in Italia ha frequentato l'Università di chimica e fisica e poi si è diplomata in gestione informatica nell’indirizzo di programmazione. Quando una sua compagna di università le ha presentato il fratello, diventato poi suo marito, si è trovata di fronte all'opportunità di crearsi una vita in Italia, un luogo che l'aveva sempre affascinata per la sua storia e cultura. Tra lavoro e studio la cucina non ha trovato molto spazio, ma quando è diventata mamma ha iniziato a imparare, e nella cucina di "Roots" ha scoperto una vera passione per il mondo culinario: il suo contribuito al menù è l'insalata autunnale marocchina, un piatto che ha preso ispirazione dalle sue origini e in cui sono protagoniste carote, cannella, olio aceto, e una salsa yogurt tahini impreziosita dal sumac, una spezia originaria dell’Africa mediterranea.

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Lilian, 21 anni, è invece nata a Modena da genitori ghanesi, ed è cresciuta arricchita dall’unione di due culture. L’amore per la cucina nasce dalla madre, che amava sperimentare nuove ricette tipiche delle sue origini. La sua preferita è l'Eto, un piatto tradizionale composto da una crema di platano e arachidi, un uovo con panatura di arachidi e olio piccante che viene preparato in Ghana per festeggiare il passaggio delle donne alla vita adulta, e rappresenta una vera e propria celebrazione dell’universo femminile.

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