Scarlot Harlot

Tutto quel che dobbiamo a Scarlot Harlot, ideatrice del termine “sex work”

Scarlot Harlot è stata una figura fondamentale per la difesa dei diritti delle e dei sex worker di tutto il mondo, a partire dalla creazione del termine “sex work” fino alla fondazione di numerose associazioni, iniziative e festival. Il suo ruolo è stato centrale nei primi anni di diffusione dell’AIDS negli Stati Uniti e successivamente nella lotta per la decriminalizzazione del lavoro sessuale, una battaglia che d’ora in poi toccherà continuare a combattere alle sue compagne.

A fine novembre è morta Carol Leigh, più conosciuta con il suo nome da performer Scarlot Harlot, sex worker, attivista, artista e regista ricordata, tra le altre cose, per essere stata la prima a utilizzare e rivendicare il termine “sex work”, ovvero lavoro sessuale.

Nata a New York nel 1951, Harlot studiò scrittura creativa all’università di Boston, dove fondò un gruppo di scrittura femminista. All’inizio degli anni Settanta si trasferì a San Francisco, dove iniziò a lavorare come sex worker.

«I miei amici erano artisti e lavoravano nei ristoranti», spiegò Scarlot Harlot in un’intervista al giornale The Examiner. «Io non volevo lavorare nei ristoranti come loro, pensavo: sono un’artista, voglio conoscere la vita. All’inizio, per me il lavoro sessuale era un’indagine», racconta.

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La sua percezione del lavoro sessuale cambiò radicalmente nel 1979, quando due uomini la violentarono mentre stava lavorando in una casa chiusa e si rese conto che se ne avesse parlato alla polizia l’attività avrebbe chiuso, lasciando lei e le sue colleghe senza lavoro.

Da lì mi sono impegnata davvero molto per cambiare le cose, in modo che altre donne non dovessero vivere quel che ho vissuto io,

spiega Harlot, che in quel periodo iniziò a dedicarsi all’attivismo con l’associazione per i diritti dei e delle sex workers COYOTE.

Successivamente, fondò il Bay Area Sex Worker Advocacy Network (BAYSWAN), un’organizzazione non-profit che tutela i lavoratori e le lavoratrici dell’industria del sesso che vivono a San Francisco e dintorni.

La nascita del termine sex work

L’invenzione di questa parola risale alla fine degli anni Settanta, quando Harlot si trovava a una conferenza organizzata dalla Women Against Violence in Pornography and Media a San Francisco. Uno degli incontri della conferenza riguardava quella che gli organizzatori avevano definito la “sex use industry” (in italiano, il settore di chi fa uso di sesso).

«Quelle parole mi colpirono molto e mi fecero sentire a disagio», ricorda Harlot nel suo saggio Inventing Sex Work, pubblicato all’interno della raccolta Whores and Other Feminists.

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Come potevo sedermi vicino ad altre donne e sentirmi loro pari sul piano politico quando venivo oggettificata così, descritta solo come qualcosa che viene usato, eclissando il mio ruolo attivo in questa transazione?

si chiedeva. Per questo motivo, all’inizio dell’evento, Harlot propose di cambiarne il titolo e sostituire “sex use” con “sex work”, in modo che questo termine "descrivesse quel che facevano le donne”.

Il termine sex work venne ripreso dai media negli anni Ottanta, per poi diventare di uso comune negli ultimi trent’anni.

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La lotta all’AIDS e per la decriminalizzazione del sex work

Carol è stata la fata madrina dei primissimi gruppi di aiuto per malati di AIDS a San Francisco. Le sue posizioni sex positive erano molto avanti per l’epoca ed erano una boccata di aria fresca in quel periodo difficilissimo,

racconta Terry Beswick, ex-membro di ACT UP, l’associazione creata verso fine anni Ottanta per lottare contro la diffusione dell’AIDS di cui Harlot fondò una sede a San Francisco.

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Tra le sue battaglie politiche ricordiamo inoltre quella contro la criminalizzazione del lavoro sessuale, che combatté dall’interno come membro della commissione cittadina dedicata al sex work.

Nel 2008 lanciò un’iniziativa popolare per decriminalizzare definitivamente il lavoro sessuale a San Francisco, che purtroppo non andò a buon fine.

Harlot regista e performer

Al suo impegno come attivista e lavoratrice del sesso, Harlot affiancò sempre il suo lavoro come artista.

Nel 1983 creò infatti lo spettacolo The Adventures of Scarlot Harlot, nel quale raccontava alcuni aneddoti della sua vita professionale per avvicinare il pubblico al sex work. Negli ultimi trent’anni, Harlot ha portato questo spettacolo in numerose città statunitensi e anche all’estero, come alla Biennale di Venezia del 2001.

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Dal 1985 a oggi, Harlot ha girato numerosi film (oggi disponibili sul suo sito web) grazie ai quali ha ricevuto più volte riconoscimenti da parte dell’American Film Institute.

Nel 1999 ha fondato il prestigioso The San Francisco Sex Worker Film and Arts Festival, mentre nel 2006 si è dedicata inoltre alla costruzione della Sex Worker Media Library.

Il ricordo della comunità delle e dei sex worker (e non solo)

Secondo la rivista statunitense Xtramagazine, Harlot è stata una figura materna e una mentore per moltissime persone che si occupano di sex work, di lotta all’AIDS e che fanno parte della comunità LGBTQIA+.

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Ha ispirato e incoraggiato una moltitudine di sex workers di tutto il mondo, che continueranno a combattere le sue battaglie,

spiega Annie Sprinkle, performer ed educatrice sessuale molto vicina ad Harlot.

Ancora oggi infatti, lo stigma non risparmia né chi si occupa di sex work tradizionale, né chi si dedica al sex work online: oltre al giudizio morale, nel primo caso i pregiudizi riguardano la tutela della salute pubblica (come la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili), mentre nel secondo l'apparente semplicità d'uso delle piattaforme spinge molte persone a sottovalutare le competenze che servono per avere succeso nel mondo del sex work digitale.

Infine, bisogna ricordare che al momento le linee guide delle piattaforme come OnlyFans offrono paradossalmente molte più tutele di quante ne garantiscano molte leggi nazionali.

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