Slam poetry: Olympia racconta come le donne prendono parola sul palco

27-04-2022
Un Poetry Slam è una sfida competiva che vede come protagonista la poesia stessa. Come funziona? Chi gareggia ha tre minuti a testa, testi propri e mette in scena corpo e voce. La migliore poesia viene decretata dal pubblico che guarda e ascolta. Una vera e propria competizione tra performer che si cimentano in poesia, monologhi poetici, rap o qualunque cosa abbiano bisogno di dire. Abbiamo intervistato Olympia, poetessa che ha fatto della Slam Poetry il suo linguaggio

Olympia è una giovane slammer del collettivo WOW – Incendi spontanei, fondato a Roma nel 2018. Con lei, abbiamo parlato di cosa significhi esprimersi attraverso la Slam.

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Parlaci del tuo incontro con la Slam Poetry: come hai capito che era il tuo linguaggio?

Da che ne ho memoria ho sempre scritto, ma per me stessa. Verso i vent’anni, nel 2018, ho sentito la necessità di dire a voce alta le cose che scrivevo: anche la forma in cui le scrivevo senza pensarci si prestava di più alla poesia che alla prosa. Un concetto di poesia, però, che ancora io non avevo chiaro, e che si avvicinava a quella che poi è effettivamente la Slam Poetry.

Sono finita a cercare su Google letture di poesia, aspettandomi di trovare letture di poeti famosi; invece ho trovato persone che leggevano i propri pezzi.

Fai parte del collettivo WOW – incendi spontanei. La realtà del collettivo è molto viva. Voi vi date una direzione, decidendo che tipo di influenze volete avere, e poi le vostre esperienze si contaminano?

Non solo con il collettivo ma anche con il resto della scena romana e del Lazio, o con artisti e artiste indipendenti, cioè che non fanno parte di altri collettivi: andiamo in giro per conoscerci e anche questa è una grande occasione di contaminazione reciproca.

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Durante il mio primo slam era presente Claudia Salvatore, campionessa Lazio 2019, che mi ha supportata quando ero lì per la prima volta a espormi:

Nella poesia performativa, infatti, non ci si limita a un reading, ma si tratta di esporsi con la propria voce e con il proprio corpo. Si arriva a un punto in cui scriverai pensando a come lo farai con il tuo corpo. Le due cose non possono essere scisse: ci capita che ci chiedano dei testi, ma per quanto mi riguarda non verrebbe reso in maniera completa ciò che cerco di comunicare

Partecipazione delle donne e slam poetry: a che punto siamo?

Il tema è assolutamente centrale, ed è stato infatti affrontato anche dalla poetessa Francesca Pels alle nazionali 2021 di Torino. Non disponendo di dati statistici certi a livello nazionale, mi limito a parlare della mia esperienza come organizzatrice per WOW: nello svolgimento delle attività di direzione artistica di ciascuna serata, con il team di lavoro ci assicuriamo di fare tutto il possibile affinché vi sia una più equa rappresentazione possibile di generi.

Per esempio, in Italia percepisco una minore presenza di performer dichiaratamente non-cis rispetto che all’estero.

A sostanziare le battaglie che combattiamo come collettivo, ognuno di noi ha un’inclinazione più marcata e più sviluppata per determinati temi specifici. Io mi sento di avere un grande interesse sia per la tematica di genere femminile sia per tutto l’ambiente LGBTQ+, sia come poliamorosa che in quanto persona bisessuale.

La questione è ampia, perché vedo slammer o aspiranti slammer – e dico aspiranti non perché ci siano una selezione o dei requisiti ma solo perché ancora non se la sentono di parlare a voce alta – che magari non si sentono legittimati a farlo perché non hanno dei modelli; in questo senso anche io mi sento molto grata a Claudia Salvatore. Ho sempre sentito il suo stile risuonare con il mio, nonostante le continue evoluzioni.

Avendo più esperienza di me, è da sempre stata per me un esempio e fonte di ispirazione. Il suo trattare tematiche introspettive, riuscendo comunque ad arrivare in maniera prorompente al pubblico, mi ha insegnato che il tema che affronti non è un ostacolo:

se c’è verità e coraggio – uniti all’esperienza, alla ricerca, all’esplorazione – anche il tuo mondo interiore può diventare un mezzo per emozionare chi ascolta

https://www.facebook.com/claudia.salvatore/videos/611200333454397

Penso che questo sia dipeso certamente dal fatto che fosse donna ma anche dalla scelta di esplorare un certo tipo di contenuto: cerco di impegnarmi in prima persona per questo.

Lo scorso settembre, l’associazione Archivia mi ha chiamata per organizzare un Poetry Slam di sole donne alla Casa Internazionale delle donne: tra le performer c’è stata Cris Blessedthing, una ragazza queer con cui abbiamo avuto diversi scambi; vederla sul palco mi ha fatto sentire che stiamo facendo qualcosa nella direzione giusta.

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La scelta delle tematiche è importante non solo per quello che rappresenti ma anche per le strade che apri?

Il regalo più grande che mi ha fatto la Slam è sentirmi a mio agio nell’espormi, che significhi avere un faro puntato in faccia o parlare di cose anche molto personali. Senza questo non farei attivismo, soprattutto

Nel componimento Coming out mi dichiaro un’artista e una poetessa. Il tema del lavoro chiaramente risuona con le questioni di genere, tantissimo. Essere lavoratore o una lavoratrice dello spettacolo oggi vuol dire affrontare le pressioni della società rispetto a come gestire il proprio tempo, a cosa andrebbero dedicate le proprie priorità e al fatto che esporsi vuol dire rischiare di sbagliare.

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In Golem, un altro componimento, parlo di una figura mitologica della cultura ebraica: una scultura di pietra che prende vita in base a una scritta che il rabbino fa sulla sua fronte e muore per lo stesso motivo. Le etichette governano la sua vita: i problemi che spesso per gli altri sono invisibili, come per esempio i disturbi alimentari, sono capaci di renderti invisibile.

Essere poeta non vuol dire parlare sempre in maniera chiara, però noi comunque raccontiamo delle storie: quindi anche parlare in maniera emotiva alle persone e creare dei personaggi che possano far sentire alle persone come ci si sente lo trovo molto importante

Passeggiata, invece, parla delle zone grigie del consenso. Nel componimento, il tema cambia di continuo. Si può sentire la necessità di parlare di qualcosa che ci ha turbato anche se non c’è stata una vera e propria violenza.

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La voce non basta, non basta neanche voce e corpo. Per questo continui a cercare nuove eco per le tue parole?

ll Poetry Slam è una palestra per artisti e artiste che dà la libertà di confrontarsi e di esporsi in un ambiente sicuro e accogliente per poi potersi cimentare in qualunque cosa.

È l’emblema dell’accettazione massima: persone accoglienti, disposte a cambiare idea e aperte al dialogo. Non avrei potuto accettare di essere un'artista altrimenti.

Sto indagando il rapporto tra arte e Sex work in un progetto performativo intermediale chiamato OnlyPoetryFans, il cui nome è ispirato alla piattaforma per la condivisione di contenuti a pagamento OnlyFans. Insieme alla modella e SuicideGirl Ardens, ci sarà una performance live con uno shooting fotografico in cui verranno raccolti dal vivo contenuti multimediali, con l’idea di mostrare al fruitore il lavoro che c’è dietro, e in cui io reciterò poesie su diversi temi, tra cui il corpo e il Sex work.

Ho ritenuto interessante il fatto che lei essendo una SuicideGirl, rispetto alle altre modelle decide il modo di decorare il proprio corpo, è qualcosa che non viene imposta da chi scatta le foto o dal committente del servizio: c’è autoaffermazione ma anche autorialità, anche solo rispetto all’estetica.

La poesia, che è la forma d’arte meno commercialmente redditizia in questo momento, viene finanziata dal Sex work, che viene presentata come inequivocabilmente arte.

Al momento stai anche lavorando al tuo spettacolo: di che si tratta?

Si chiama “Poliritmo”, e riunisce la necessità di parlare di me in maniera autentica, privata, personale, e di fare attivismo rispetto a tematiche che mi stanno particolarmente care: poliamore e non monogamie etiche.

Vorrei far sentire le persone legittimate sia a viverlo come esperienza, come identità, sia a normalizzarlo qualora dovessero incontrare delle persone in questa situazione.

L’ispirazione per il titolo è duplice. A Roma, al Mattatoio a Testaccio, ho potuto vedere “To Speak Light Pours Out”, uno spettacolo di Kate McIntosh che citava il poliritmo. Quando delle persone sono in ascolto in una sala comune il respiro si sincronizza mentre il cuore resta in poliritmo. In musica si tratta di una condizione in cui sono presenti diversi tempi musicali che, performati simultaneamente, generano un tempo musicale più complesso e perfettamente coerente.

Sembra che non c’entrino nulla tra di loro, in realtà creano una cosa più complessa e più bella: sembra che rompa le regole ma è solo più complicata.

Un’altra opera d’arte che mi aveva molto colpito era "Perfect Lovers" dell’artista relazionale Félix González-Torres, realizzata per il compagno morto di AIDS. Si tratta di due orologi uguali che inizialmente segnano la stessa ora: l’amore è fatto di due persone perfettamente sincronizzate che però, a un certo punto, si desincronizzano per forza.

Questa narrazione mi ha colpita: non rispecchia la solita favola delle persone perfette tra loro per sempre e comunque ma ammette la possibilità di crescita in modo diverso.

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Da qui nasce il nome dello spettacolo e il pezzo che lo chiude: in Poliritmo, il possesso è l’ossessione del genere umano, e si ripercuote sia sulle etichette sociali e sulle imposizioni di qualunque tipo, sia come danni legati all’ambiente. Applichiamo il concetto di proprietà anche alla Terra e alle risorse come se fossero nostre: allo stesso modo, nelle dinamiche relazionali, che siano sentimentali, lavorative o familiari.

Se riuscissimo ad accettare il poliritmo di questi orologi potremmo vivere le nostre individualità e risolvere i conflitti, senza che nessuno si senta sbagliato.

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