Una vita da Sirenetta: l’autobiografia di Benedetta de Luca, Gender & Inclusion Editor di The Wom

Esce per Sperling & Kupfer Una vita da Sirenetta, l'esordio di Benedetta De Luca, imprenditrice, modella e Gender & Inclusion Editor di The Wom. Un libro che, attraversando la vita di Benedetta dall'infanzia fino a oggi, mostra con leggerezza e ironia la povertà dei pregiudizi legati alla disabilità, al corpo e alla diversità

La storia di Benedetta De Luca è di quelle che ci ricordano una grande verità: la vita è come decidiamo di viverla. Perché per ogni cosa che ci succede, abbiamo due alternative: accoglierla e abbracciarla, oppure rifiutarla condannandoci alla sofferenza. Proprio questo è il grande insegnamento contenuto in Una vita da Sirenetta: nata a Salerno nel 1987 con una rara malformazione congenita, Benedetta ha deciso di trasformare la sua particolarità - quella che ironicamente definisce "difettuccio di fabbrica" - in un elemento di forza, la sua coda da Sirenetta, ovvero ciò che la rende unica e inimitabile.

Un percorso, quello di accettazione, che non è certo stato facile: fin da quando era bambina, infatti, Benedetta si è sentita come la famosa sirenetta della fiaba di Andersen, costretta a rimanere sott’acqua e a guardare gli altri vivere quella vita che lei desiderava con tutta se stessa

Nel suo libro ripercorre alcuni dei momenti più importanti del suo processo di consapevolezza: dalle perplessità dei medici di fronte alla sua rara patologia fino al periodo buio di un’adolescenza segnata dal pregiudizio e dal bullismo, passando per gli anni solitari dell’infanzia scanditi dai ricoveri in ospedale, Benedetta si racconta con sincerità e ironia.

Il messaggio che emerge è uno: non esistono ideali di bellezza, perché la bellezza sta nella nostra unicità e nella capacità di trovarla in noi stessə e negli altri

Guidata da un’insaziabile fame di vita, in Una vita da Sirenetta Benedetta dimostra che con l’amore, l’amicizia, il coraggio, l’autenticità e una buona dose di leggerezza non c’è barriera che non possa essere abbattuta.

Ed è proprio grazie a questa nuova visione della vita, costruita faticosamente negli anni, che Benedetta ha avuto il coraggio di far sentire la sua voce: laureata in Giurisprudenza e abilitata alla professione di avvocato, da alcuni anni ha deciso di farsi testimone e promotrice dei valori di inclusione e di accettazione della diversità attraverso i social. Oggi Benedetta è un'imprenditrice, modella e content creator seguitissima, ormai un punto di riferimento per chi nei social cerca messaggi di inclusione e forza.

Dal 2021 Benedetta De Luca è poi Gender & Inclusion Editor di The Wom: una penna sensibile e gentile che affronta le tematiche legate alla body positivity e alla diversity raccontandole alla Gen Z.

Benedetta De Luca negli uffici di The Wom
Benedetta De Luca negli uffici di The Wom

Abbiamo chiesto a Benedetta di raccontarci Una vita da Sirenetta.

Com'è nato questo libro e perché hai deciso di raccontare la tua storia "su carta"?

Uan vita da Sirenetta è nato durante il primo lockdown: un po’ come tutti sentivo la necessità di far uscire tante emozioni. Così ho iniziato a scrivere senza sosta racchiudendo tutto in questo libro. Sentivo proprio il bisogno di raccontare una versione più profonda di me rispetto alla Benedetta presente sui social. 

Quali sono le sensazioni che hai provato mentre lo scrivevi? Che rapporto hai con il tuo passato di bambina e adolescente?

Una sensazione di libertà. Mi sono sentita libera di raccontare davvero tutto, senza tabù, paure o insicurezze, raccontando aspetti della mia vita talvolta dolorosi.

è proprio alla me bambina che ho dedicato questo libro: in fondo è proprio grazie al suo coraggio nell’aver affrontato tanti anni di ospedale, sofferenze e bullismo a scuola che sono la donna forte di oggi. A lei devo tutto

Chi ti ha supportato di più nel tuo percorso di consapevolezza?

Sicuramente mia madre. Lei mi ha sempre detto che avrei potuto fare tutto nella vita (ecco, forse non proprio la ballerina di danza classica, scherzo!), e mi ha sempre spronata a non arrendermi. Credo sia importantissimo crescere in un contesto motivante all’interno della famiglia, e questo vale ancor di più in una famiglia con un figlio con disabilità. Ma la chiave e il segreto di tutto è stato il rispetto della mia individualità. 

Perché hai deciso di associare la tua storia a quella della Sirenetta?

La Sirenetta è una figura che mi accompagna da sempre, come si evince anche dalle prime pagine del libro. In primis perché la mia malattia rara nella forma più grave prende il nome di Sirenomelia: si nasce praticamente con le gambe attaccate, proprio come le sirene. Non è stato il mio caso, ma quando l'ho scoperto è stato un vero shock. La Sirenetta è stata anche una figura che mi ha accompagnata in diverse occasioni, e a lei devo anche il primo appuntamento tra i miei genitori: tra le pagine scoprirete il perché! Infine, proprio come lei, anche io in un primo momento volevo salire in superficie, vivere la vita come chiunque altro e, pur di avere un paio di gambe normali, avrei rinunciato anche alla mia voce, come nella fiaba. 

Oggi, invece, la forza di salire in superficie l’ho trovata anche senza rinunciare alla mia voce che, anzi, ho usato per trasmettere un messaggio forte e importante: io esisto e ho imparato ad amare me stessa anche con “la mia coda"!

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C'è qualcosa che la scrittura del libro ti ha fatto scoprire di te?

Mi ha fatto riscoprire un grande coraggio. Quello di aver raccontato cose che non avrei mai immaginato di riuscire a fare.

Quale messaggio daresti alle persone che stanno affrontando delle difficoltà nell'accettare il proprio corpo o una disabilità?

Di leggere il mio libro! Scherzo, ma sicuramente il mio scopo principale è far sentire il lettore avvolto in un forte abbraccio, pagina dopo pagina, per far capire che quell’idea sbagliata e malsana che ci hanno in inculcato per anni di dover nascondere le nostre “imperfezioni” è sbagliata! 

Una società in cui una persona non è libera di essere ciò che vuole e di esprimere sé stessa, vergognandosi del suo corpo e della sua disabilità, non funziona. Va cambiata. E il cambiamento deve partire da ciascuno di noi

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Quando hai deciso di iniziare a raccontarti sui social? Cosa rappresenta per te la community?

I social sono stati uno strumento utilissimo per far arrivare il messaggio in maniera coinvolgente, veloce e a più persone possibili, ma non è stato tutto così lineare e semplice. In un primo momento, il mio rapporto con i social era malsano. Pubblicavo solo foto di me a mezzo busto, senza disabilità, modificavo le mie foto con filtri e applicazioni. Ma quella non ero io. Una volta spento lo schermo del telefono facevo i conti con lo specchio e non mi riconoscevo più. Ho capito che quella strada calpestava la mia autostima. Così ho deciso di raccontarmi senza filtri, di mostrare la vera Benedetta anche con la sua disabilità, le sue cicatrici e le sue debolezze. Ed è questa la vera rivoluzione di bellezza secondo me!

Anche grazie al mio ruolo di Gender and Inclusion Editor con voi di The Wom ho capito quanto soprattutto i più giovani siano sensibili al valore della diversità ed unicità di ognuno. Questo mi dà speranza per un futuro sempre più inclusivo!

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